Il Trentino chiude i rubinetti al Veneto

L’acqua, in quota, in Trentino e Alto Adige sta scarseggiando, i laghi di montagna si stanno prosciugando per la scarsità di piogge e dunque la regione ha “chiuso i rubinetti” al Veneto, a sua volta assetato dall’assenza di precipitazioni. Il Veneto aveva chiesto aiuto alla regione Trentino a monte per implementare il corso dei fiumi fino a valle, ma nonostante gli iniziali sforzi fatti da quest’ultima con turbine elettriche poste sul fondale del lago di Santa Giustina in Val di Non, l’acqua che scorreva a valle risultava ancora insufficiente. Ora purtroppo il lago di Santa Giustina è ai livelli minimi, l’acqua è scarsa, limacciosa e torbida, tanto che i pescatori locali, abituati a un bottino di carpe, anguille e trote argentate in primavera, non ricordano una situazione simile. Il Trentino dunque non può più permettersi la solidarietà.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

In Africa è allarme fame

Il Sud Sudan, il bacino del lago Chad e il Corno d’Africa rischiano presto di rivivere la carestia del Biafra, di cui quest’anno è il 50esimo anniversario: purtroppo ancora una volta un numero spaventoso di persone, ben 30 milioni, non hanno sufficienti risorse d’acqua e cibo per sopravvivere, tra cui 1,5 milioni di bambini, che rischiano una morte imminente per denutrizione. Ecco cosa accade nelle varie zone:

Corno d’Africa: La siccità ha provocato la morte dell’80 % del bestiame e il suolo non produce più alcuna fonte di sostentamento, tanto che uomini, donne e bambini, stremati dalla fame, sono costretti a cercare acqua e aiuto camminando per molti km.

Somalia: In Somalia si rischia di rivivere la carestia del 2011, che ha causato 260,000 vittime. Oggi 6,2 milioni di persone hanno necessità di essere aiutate, non solo con cibo e acqua, ma anche con cure mediche, in quanto il colera sta dilagando e ha già colpito 18,000 persone.

Kenya: Il governo ha già dichiarato lo stato di emergenza per siccità. La situazione è critica per la parte meridionale e orientale del paese e 5,6 milioni di persone hanno bisogno di aiuto.

Sud Sudan: Dal 2013 vi è una guerra civile, esacerbata dalla siccità e dalla carestia, che colpisce più di 4 milioni di persone e 250,000 bambini sono a rischio di morte per denutrizione.

Lago Chad: Comprende Camerun, Nigeria, Chad e Niger. Qui le azioni violente di Boko Haram si uniscono alla povertà, al colera e alla fame. Inoltre il Lago Chad stesso soffre per i cambiamenti climatici e la sua superficie si è ridotta di molto, impedendo l’attività tradizionale della pesca. In tutto sono 10,6 milioni di persone in difficoltà in questi paesi.

La coordinatrice del progetto AGIRE, Alessandra Fantuzi, avverte che nel continente africano e nelle zone da cui da cui provengono la maggior parte dei profughi che si recano in Europa, una catastrofe umanitaria è imminente, ed è necessario aiutare queste persone in difficoltà nei loro paesi prima che sia troppo tardi.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

CO₂ arriva oltre 410 ppm

L’Osservatorio per il rilevamento di CO a Mauna Loa (Hawaii) ha registrato una concentrazione di anidride carbonica superiore a 410 ppm (parti per milione) il 18 aprile scorso. Oramai, dal settembre 2016, la concentrazione viaggia costantemente al di sopra di 400 ppm, senza alcun accenno alla diminuzione e ciò preoccupa la comunità scientifica e in particolare i climatologi, che avvertono il pericolo che in 50 anni possano essere fatti danni irreversibili e portati cambiamenti mai osservati nella storia dell’uomo. L’aumento medio della temperatura globale a causa dei gas serra ormai è di 3 gradi, a dispetto degli impegni presi nell’accordo di Parigi, che prevedevano un aumento massimo di 2 gradi; per questo motivo è importante tenere alta l’attenzione sui gas serra e non cedere al negazionismo climatico.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

500 miliardi di sacchetti per la spesa in mare

Il problema della presenza di plastiche nell’oceano è esemplificato dall’individuazione, a partire dagli anni ’90, di cinque vortici di forma continentale composti da plastica galleggiante che si trovano in ognuno degli oceani del nostro pianeta e fungono da “calamite” per tutta la plastica gettata in mare. Questi vortici tendono ad ingrandirsi, e già nel 1997 Charles Moore stimò la presenza totale di sette miliardi di tonnellate di plastica per ognuno di essi, una cifra semplicemente spaventosa. Le plastiche gettate in mare sono pericolose e spesso letali per la fauna marina: le tartarughe e i pesci ingeriscono sacchetti di plastica, i quali hanno un aspetto molto simile a quello delle meduse di cui si cibano e che costituiscono ben il 40 % dei rifiuti di plastica in mare, mentre nel caso dei tappi delle penne, dai colori sgargianti, vengono presi per gamberetti dagli albatri, i quali li ingeriscono rimanendo così soffocati. Nel Mar Mediterraneo sono presenti in media 27 rifiuti per chilometro quadrato, tra cui boe, contenitori e attrezzature per la pesca, tutti rifiuti contaminanti prevalentemente in plastica. La “zuppa” di plastica presente nei mari non danneggia solo gli animali, ma anche l’essere umano, in quanto gli oggetti lentamente si frantumano in pezzetti minuscoli (microplastiche), invisibili a occhio nudo tanto da essere indistinguibili dal plancton (abbiamo creato un plancton Ogm!), i quali rilasciano sostanze nocive (come polietilene e polipropilene) e finiscono dritti sulle nostre tavole attraverso il pescato.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.