Il programma “Scala Mercalli”

La trasmissione “Scala Mercalli”, andata in onda su Rai 3 per poche puntate, nelle quali ha fatto un milione di spettatori (al sabato sera) grazie alla trattazione seria e scientifica di problematiche legate al clima, è stata cancellata senza tante cerimonie dalla programmazione della rete. Il sospetto del conduttore, il climatologo Luca Mercalli, è che sia stata una mossa politica a causa della trattazione di argomenti sgraditi al governo attuale, e se così fosse non sarebbe nemmeno il primo caso (si pensi ad altre epurazioni che hanno fatto scalpore, come quella di Bianca Berlinguer). Il programma si era apertamente schierato contro trivelle e grandi opere, ed aveva dato spazio ad attivisti del movimento No Tav; ce n’è abbastanza per rendersi invisi non solo al governo ma anche a giornalisti prezzolati da quest’ultimo, che si sono scagliati prontamente come mastini contro un lavoro d’informazione serio e lodevole, oltre che di successo. Certo, molto ha fatto l’invidia di un certo giornalismo, che essendo parziale (oltre che impreparato), sa solo denigrare il coraggioso lavoro altrui. Il rigore scientifico della trasmissione era garantito dal fatto che la stessa FAO aveva messo a disposizione lo studio per la registrazione di quest’ultima e un’organizzazione di tale levatura mai avrebbe accettato qualcosa di meno di una preparazione seria e documentata. La triste realtà, sottolinea Mercalli, è che la crisi climatica viene passata sotto silenzio a livello internazionale dai media, dunque il problema è ben più esteso di quanto si possa credere. Il dato incoraggiante resta il successo della trasmissione e la solidarietà del pubblico che ha firmato una petizione su Change.org per il ripristino di essa.

DI SEGUITO ALCUNI TEMI DELLE PUNTATE DEL 2016:

Prima Puntata: In Australia si osserva in tutta la sua potenza il surriscaldamento globale, con temperature che raggiungono i 50 gradi in alcune regioni del continente.

In Cile invece le miniere del rame non sono più sufficienti a soddisfare le esigenze dell’umanità. Un’azienda italiana sta costruendo per questo motivo un tunnel per penetrare in profondità ed estrarre il rame necessario nei prossimi decenni.

In Svizzera Luca Mercalli ci mostra l’Osservatorio di Jungfraujoch a quasi 3000 m di altitudine.

A Londra e a Monteveglio (BO) si vede come i cittadini che hanno aderito al movimento delle Transition Towns lavorano alla realizzazione di un futuro più ecosostenibile.

Ospiti in studio Ugo Bardi, docente di chimica all’Università di Firenze e Tim Jackson, docente di economia all’Università del Surrey (UK).

Si parla inoltre dell’anno record 2015 come l’anno più caldo da almeno 150 anni, con un’anomalia termica di +0,7 gradi rispetto al trentennio 1961-1990 e +0,9 rispetto alla media del XX secolo e

ben 9 mesi su 12 hanno segnato nuovi primati ultrasecolari di temperatura media.

Seconda puntata: I combustibili fossili, primi responsabili dell’effetto serra e del conseguente aumento della temperatura terrestre, dovrebbero essere limitati fino alla totale decarbonizzazione dell’economia a metà XXI secolo. Nonostante il crescente uso di fonti rinnovabili, il carbone resta il maggiore inquinante, col 46 % delle emissioni serra globali. Si punta spesso il dito al costo delle fonti d’energia rinnovabili eppure le energie fossili sono pesantemente sovvenzionate da denaro pubblico, a livello globale gli incentivi superano di ben quattro volte quelli destinati alle rinnovabili.

Terza puntata: Si parla della scarsa disponibilità di acqua dolce che compone solo una minima parte del volume delle acque presenti sulla terra: infatti da sole le acque oceaniche salate compongono il 97,44 %. L’acqua indispensabile all’uomo, quella dolce, è presente principalmente nelle calotte polari e nei ghiacciai che si stanno inesorabilmente sciogliendo nei mari, ma anche in fiumi, laghi e falde sotterranee, sempre più minacciati dall’inquinamento.

Quarta puntata: Si parla di agricoltura e cibo; in un mondo travolto da globalizzazione e industrializzazione, in cui in due secoli la popolazione è passata da 1 a 7,4 miliardi, le multinazionali abbattono e bruciano vaste aree di foresta primaria tropicale per soddisfare la produzione agroalimentare. Ciò provoca un fenomeno di deforestazione, che la Nasa stima coinvolga ogni anno un’area di dimensioni equivalenti a metà del territorio della Germania (a livello globale).

Quinta puntata: La TAV Torino-Lione, il nuovo canale nel Nicaragua, i veicoli ecosostenibili via terra e via mare, lo smart working o telelavoro e lo smaltimento dei rifiuti elettronici.

Sesta puntata: Sulla terra la popolazione continua ad aumentare al ritmo di 200.000 unità al giorno e consuma risorse e produce rifiuti, senza che vi sia un vero ragionamento su sostenibilità ambientale di tutto ciò (uso di energia, sfruttamento del suolo, ecc.). L’era in cui viviamo può essere definita “Antropocene”, per sottolineare la forza dell’essere umano di modificare l’ambiente naturale dove vive; tuttavia la presunzione di continuare a portare avanti una scriteriata crescita del consumismo ci porterà ad essere sommersi dalle nostre stesse scorie e ad essere oggetto della “vendetta” di una natura danneggiata irreversibilmente.

A cura di M.B.

DA “L’ESPRESSO” DI REPUBBLICA

 

Global Risks Report 2016

Il Global Risks Report 2016 del World Economic Forum, individua i rischi più pressanti dell’anno, rischi sempre più interconnessi tra loro, pur essendo molto diversificati (relativi ad ambiente, società, geopolitica e tecnologia). In questo sondaggio 750 esperti hanno valutato 29 diversi rischi globali, esaminando il loro impatto e la probabilità di verificarsi e il risultato è il seguente: le migrazioni su vasta scala sono al primo posto e immediatamente a seguire il cambiamento climatico e soprattutto la mancata programmazione di mitigazione e adattamento ad esso. Il cambiamento climatico ha addirittura un potenziale negativo più alto delle armi di distruzione di massa e degli attacchi informatici, anche perché molti dei rischi che si trovano ai posti successivi in classifica ne sono dirette conseguenze (la crisi delle risorse idriche, gli eventi atmosferici estremi e le grandi catastrofi naturali ad esempio). Le interconnessioni reciproche dei rischi sono date da pochi rischi chiave che innescano una reazione a catena con gli altri e quelli del 2016 sono senza alcun dubbio la profonda instabilità sociale, la disoccupazione e il cambiamento climatico che sta inasprendo le difficoltà legate a migrazioni e sicurezza.

A cura di M.B.

DA “INTERMEDIA CHANNEL”

Il deserto avanza

A lanciare l’allarme nella giornata mondiale contro la siccità è il Wwf, ricordando che almeno il 40% delle terre emerse del nostro Pianeta è minacciato dalla desertificazione. Un fenomeno inarrestabile che ogni anno trasforma in deserto 12 milioni di ettari di terra fertile, cruciale anche per sfamare una popolazione che molto velocemente supererà i 9 miliardi di esseri umani.
Ogni anno, come è stato confermato dal 2015, per l’ONU Anno internazionale dei Suoli, circa 24 miliardi di tonnellate di suolo fertile vengono perduti per fenomeni di erosione, e i suoli costituiscono la base per più del 90% della produzione alimentare mondiale. Il fenomeno della desertificazione è dovuto soprattutto alla pressione umana sulla ricchezza dei suoli del Pianeta ed è quindi fortemente connesso alla distruzione delle foreste e degli altri habitat naturali che proteggono i nostri suoli, alla cattiva gestione dei suoli stessi, alla modificazione dei cicli idrici e ovviamente ai cambiamenti climatici. Sempre secondo i dati riportati dal Wwf, si stima che entro il 2030 la scarsità d’acqua obbligherà 700 milioni di persone a migrare. Per l’UNEP il 40% dei conflitti umani è generato dalla competizione e dall’utilizzo delle risorse umane di risorse naturali, come appunto l’acqua), ed è inequivocabile che la distruzione degli ecosistemi, fra cui la deforestazione, eserciti un impatto negativo sulle condizioni di benessere, di sicurezza e di salute delle comunità locali, contribuendo sostanzialmente a favorire il fenomeno delle migrazioni.

A cura di M.B.

DA “LA REPUBBLICA”

In Corsica la prima strada solare

L’innovazione nel campo delle auto elettriche procede senza sosta in Corsica; dopo Bastia, ad Ajaccio è stata installata la seconda stazione di ricarica elettrica “Parasol”, realizzata da DRIVECO in collaborazione con Peugeot Design Lab. L’impianto ha una struttura in legno traforato eco compatibile che sostiene una superficie di 150 metri quadrati ricoperta con 88 pannelli fotovoltaici, ed offre la doppia funzione di ricarica dei veicoli elettrici e di luogo di riparo in cui si possono posteggiare fino a 7 veicoli contemporaneamente (auto, scooter, bici), ed inoltre è in funzione 24 ore su 24.

A cura di M.B.

DA “LA REPUBBLICA”

Un Aprile da record

Lo scorso aprile è stato il più caldo di sempre dal 1880 (ovvero da quando si registrano le temperature) e questo dato fa pensare che il 2016 toglierà il primato al 2015 di anno più caldo mai registrato. Aprile 2016 è il settimo mese consecutivo che si registrano temperature globali di più di un grado sopra la media, osservano gli studiosi della Nasa, e ciò è dovuto principalmente al riscaldamento globale dovuto all’effetto serra. Andy Pitman, direttore dell’Arc Centre of Excellence for Climate System Science dell’Università del New South Wales, osserva con amarezza che gli appelli degli ambientalisti, che si susseguono dagli anni ’80, perlopiù inascoltati, denunciavano già da tempo questa situazione e che anche l’obiettivo di 1,5 gradi fissato dalla Cop21 di Parigi probabilmente rimarrà un pio desiderio a causa della forte inerzia del sistema.

A cura di M.B.

DA “LA REPUBBLICA”