L’Agenzia Europea per l’Ambiente sul cambiamento climatico

Le conseguenze dei cambiamenti climatici sono di vasta portata e sono attuali: le temperature aumentano, le precipitazioni si modificano, i ghiacciai e la neve si sciolgono e il livello del mare aumenta. Eventi climatici estremi come alluvioni e siccità diventeranno sempre più frequenti e devastanti per la natura e per la salute e le attività dell’uomo. Nel XX secolo la colpa del riscaldamento globale è da attribuire principalmente ai gas effetto serra, che vengono emessi attraverso attività industriali, domestiche, agricoltura, discariche di rifiuti e combustione di carburanti fossili. La temperatura globale è così salita di un grado rispetto a 150 anni fa e se non si contiene l’aumento entro i due gradi, si rischiano cambiamenti ancora più pericolosi per la nostra sopravvivenza. Il target stabilito per scongiurare questo effetto è la stabilizzazione e riduzione del 50 % dei gas serra entro il 2050 rispetto ai livelli del 1990 (la UE sostiene di poter ridurre dell’ 80-90 %). Nonostante queste misure bisognerà comunque pianificare delle strategie di adattamento al cambiamento e di resilienza. Le regioni più colpite a livello globale saranno l’Europa meridionale, che subirà lunghe siccità, le aree montuose, i cui ghiacciai e neve si scioglieranno, le aree costiere, che rischieranno di finire sommerse e infine l’estremo nord, i cui ghiacciai si scioglieranno.

A cura di M.B.

DA SITO “EUROPEAN ENVIRONMENT AGENCY”

Lo sbiancamento della barriera corallina australiana

L’ammiratissima Grande Barriera Corallina, una delle meraviglie del nostro pianeta, sta perdendo i suoi vivaci colori, sta subendo un fenomeno di sbiancamento di massa dei coralli, il più grave in vent’anni di ripetute situazioni di criticità. Gli scienziati australiani lanciano l’allarme e puntano il dito contro il caldo record, a causa del quale lo sbiancamento si estende al 93 % della barriera corallina lunga 2300 chilometri. La squadra di 300 scienziati, tra cui il professor Terry Hughes dell’Arc Centre of Excellence for Coral Reef Studies, preposta al monitoraggio del fenomeno, si augura che arrivi il brutto tempo, un ciclone magari, che possa salvare la situazione. I coralli stanno subendo un deperimento che rischia di intaccare l’intero ecosistema dell’area protetta e minacciare la sopravvivenza di specie come il pesce pagliaccio. Fortunatamente l’area meridionale del reef si è temporaneamente messa al riparo dal rischio grazie ai cicloni passati recentemente nell’area sud del Pacifico, che hanno portato nuvole e pioggia. Il comitato Unesco ha già ammonito le autorità di Canberra sul rischio che l’area finisca nella lista dei siti minacciati ed esortato a ridurre drasticamente l’emissione dei gas serra, che provocano il riscaldamento globale che, insieme all’inquinamento delle acque, potrebbe distruggere per sempre un patrimonio naturalistico meraviglioso.

A cura di M.B.

DA SITO “CORALCOE”

Il livello del mare sempre più alto

La nuova impressionante ricerca di Bob Kopp, studioso del clima alla Rutgers University del New Jersey e del suo team, ha messo in luce la responsabilità delle attività industriali dell’uomo sull’innalzamento del livello dei mari. Studiando i dati dal 1900 al 2000, ha riscontrato che i mari si sono alzati di circa 14 cm, ovvero 1,4 mm all’anno, una velocità senza precedenti da 28 secoli. La Nasa rincara la dose, sostenendo che il ritmo attuale dell’innalzamento dei mari è di 3,4 mm all’anno, oltre il doppio del secolo passato. Non devono restare dubbi dunque che il fenomeno sia stato e sia provocato dal comportamento umano e si prevede inoltre che di questo passo i mari potrebbero alzarsi di oltre 1 m entro la fine del secolo.

A cura di M.B.

DA “LA STAMPA”

La desertificazione in Italia

In Italia Coldiretti segnala una situazione di allarme per la siccità a causa dell’andamento climatico; infatti vi è una crisi idrica per cui a causa delle scarse piogge grandi laghi e fiumi hanno visto una sensibile diminuzione della loro portata. Il Po, ad esempio, è sceso di due metri, mentre il lago Maggiore è al 17 % della sua capacità, il lago di Como al 12 % e il Garda al 33 %. In gennaio la caduta di acqua si è fermata al 30 % rispetto alla media e guardando più indietro nel 2015 c’è stata una spiccata siccità (da più di 215 anni non si riscontrava un tale livello di aridità). La mancanza di neve sulle montagne ha inoltre contribuito a questa situazione, facendo mancare la scorta idrica ai bacini lacustri e fluviali, quindi rendendo difficoltose le attività agricole. La desertificazione del territorio è un pericolo concreto per l’Italia, sempre più evidente dopo il grande caldo del 2015, che ha portato temperature superiori a 1,42 gradi rispetto alla media. Il risultato è che molte specie vegetali sono già in fiore a gennaio, ma potrebbero essere rovinate da improvvisi e bruschi cali della temperatura, oltre che da forti infestazioni di insetti patogeni, che proliferano a causa del caldo fuori stagione.

A cura di M.B.

DA “LA REPUBBLICA”

Molti laghi nel mondo rischiano la scomparsa

Molti laghi e corsi d’acqua nel mondo stanno rischiando la scomparsa a causa di siccità e desertificazione, oltre che allo sfruttamento dell’irrigazione per le attività estrattive ed industriali. La crisi idrica non risparmia alcun continente dall’Asia alle Americhe , mettendo a serio rischio le attività economiche e turistiche in particolare dei paesi più poveri. I laghi del sudovest degli USA, il fiume Colorado e il lago di Aral sono solo alcuni esempi eclatanti del prosciugamento delle risorse d’acqua.

A cura di M.B.

DA “LA REPUBBLICA”