IL SATELLITE PRISMA DELL’AGENZIA SPAZIALE ITALIANA

Il prossimo 8 Marzo spiccherà il volo dalla Guyana Francese un satellite tutto italiano per l’osservazione dallo spazio dei fenomeni geologici terrestri, ovvero lo stato delle risorse naturali, la qualità dell’aria e i livelli di inquinamento. Fornirà un’importante contributo all’osservazione delle interazioni tra biosfera, idrosfera e atmosfera, utili alla comprensione del cambiamento climatico e l’effetto su di esso causato dall’azione antropica. La missione è prevista della durata di cinque anni, in cui il satellite fornirà dati preziosi per il supporto alla gestione di rischi naturali e antropici (idrogeologici, vulcanici, indicatori di stress della vegetazione, desertificazione e inquinamento marino e terrestre). Inoltre monitorerà la gestione dello sfruttamento minerario e agricolo. Il team industriale della missione è formato da aziende italiane guidato da OHB Italia e Leonardo SpA, Divisione Sistemi Avionici e Spaziali.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

GLI OCEANI SI RISCALDANO SEMPRE PIU’ VELOCEMENTE

La rivista Science rivela, dati alla mano, come di anno in anno, dagli anni ’60 del Novecento, la temperatura dei mari si stia riscaldando ad un ritmo sempre più incalzante. E il 2018 è stato l’anno più caldo di sempre nelle acque del nostro pianeta, le quali sono, ironicamente, il principale freno all’aumento del riscaldamento globale (il 93% dell’energia in eccesso viene assorbito dalle acque). Le acque sono uno specchio meno variabile del global warming rispetto all’atmosfera, dunque più affidabili per studi e previsioni; ma quando la capacità di assorbimento energetico degli oceani inizierà a rallentare, i problemi come tsunami, ondate di calore, uragani e scioglimento dei ghiacci si intensificheranno. I dati esposti da Science provengono da un network internazionale (Argo) di 4000 sensori sparsi in ogni angolo di oceano sul globo a partire dal 2000. Le temperature delle acque hanno subito una vera impennata da mezzo secolo e rischiano di accumulare nei prossimi anni energia termica sei volte maggiore di quella accumulata negli ultimi 60 anni (previsioni più pessimistiche e ahinoi più accurate di quelle contenute nell’accordo di Parigi). Ora sta tutto alle misure che andrebbero prese per limitare questo accumulo, previste nell’accordo, che forse sarebbero sufficienti per centrare l’obiettivo dei due gradi centigradi. Ma il condizionale è d’obbligo anche in questo caso.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

2018 L’ANNO PIU’ CALDO IN ITALIA

Alcuni giornali ancora si ostinano a confondere meteo e clima, presentando le nevicate degli ultimi giorni come rassicurazione rispetto al cambiamento climatico. Niente di più fuorviante: infatti l’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Cnr ha ribadito come il 2018 sia stato uno degli anni più caldi in assoluto dall’anno 1800. E’ significativo inoltre che dei 30 anni più caldi dal 1800, 25 sono dopo il 1990, ed è un trend osservato non solo in Italia ma anche in altri paesi. A parte i mesi di febbraio e marzo, tutti i mesi del 2018 hanno visto temperature sopra la media in Italia, perfino di oltre tre gradi nel mese di aprile.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

La coltivazione di soia in Brasile

Nel 2019 il Brasile si avvia ad essere il maggiore produttore di soia dopo gli Stati Uniti, con un raccolto attorno ai 117 milioni di tonnellate. La soia viene esportata principalmente verso Europa e Cina, dove viene utilizzata spesso come mangime proteico per allevamenti. Tuttavia secondo il WWF, l’espansione della superficie per la coltivazione della soia nella regione a ricca biodiversità del Cerrado, sarà deleteria: ci vive il 5% del totale delle specie animali e vegetali presenti sulla terra, ma solo il 3% della sua superficie è area protetta. Sono già avvenute importanti deforestazioni a causa delle coltivazioni di soia (solo quest’anno circa 6657 km quadrati). Per non parlare dei danni che arrecherà l’espansione incontrollata dell’agricoltura industriale ai tre bacini idrici dei fiumi principali del paese. Negli ultimi anni ci sono stati fenomeni di siccità e depauperamento delle risorse che vengono usate per irrigare i campi, mentre i villaggi circostanti non hanno da bere e la portata dei fiumi diminuisce. Inoltre la popolazione del Cerrado sta subendo il cosiddetto “land grabbing”, terreni da cui la gente comune viene sfrattata per far posto alle coltivazioni, che portano contaminazione del suolo e delle acque attraverso l’uso dei pesticidi chimici, oltre a prosciugare le risorse di intere comunità che non sanno più di che vivere. Tutto dipende ora dal nuovo governo Bolsonaro, ma alcuni esponenti delle Ong locali che si occupano del Cerrado preferiscono rimanere anonimi, in quanto la questione ambientale in questa nazione è estremamente scottante e gli ambientalisti sono frequentemente oggetto di violenza.

DA “IL CORRIERE DELLA SERA”

A cura di M.B.