I dati sul Polo Sud che si squaglia

L’Antartide sta perdendo pezzi ad una rapidità impressionante, come un ghiacciolo al sole; su Nature è stato pubblicato uno studio basato sui dati forniti da 24 satelliti, che ci dice che dal 1992 al 2017 si sono sciolte 3mila miliardi di tonnellate di ghiaccio e il mare è salito di 8 millimetri. Inoltre si osserva che negli ultimi cinque anni c’è stato un rapido aumento dello scioglimento dei ghiacci (e confrontando il 1992 col 2012 il ghiaccio perduto in un anno è stato il triplo nel 2012!). 88 scienziati di ben 44 università nel mondo hanno contribuito a fornire questi dati allarmanti, poiché l’Antartide contiene il 90% delle riserve di acqua dolce della Terra, e se dovesse sciogliersi completamente il mare si innalzerebbe di 58 metri. La situazione si aggrava di anno in anno nella parte occidentale del continente bianco, dove l’acqua tiepida erode la banchisa, e così fa venir meno la funzione di tappo, di contenimento al ghiaccio sulla terraferma che inesorabilmente scivola ora verso il mare. La parte orientale finora è stabile (nel 2012 addirittura in leggero aumento). Il mare per ora si è innalzato di 20 cm in un secolo, e i fattori sono molteplici: i ghiacciai montani, i ghiacciai della Groenlandia che si sciolgono (oltre a quelli dell’Antartide) e il riscaldamento che fa espandere gli oceani. Lo studio sostiene che a fine secolo si potrebbe registrare un aumento dai 30 cm al metro, cosa che basterebbe a far finire sott’acqua le isole del Pacifico, l’Olanda e minacciare città come NY e Shanghai. Il Polo Sud potrebbe contribuire con 15 cm in tutto questo, rendendolo un vero e proprio gigante addormentato in procinto di risvegliarsi.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Un iceberg per Città del Capo

Nick Sloane, coordinatore delle operazioni di recupero della Costa Concordia al largo dell’isola del Giglio e “salvage master” di fama internazionale, ha proposto di trasportare un iceberg per 1200 miglia dall’Antartide alle coste sudafricane per risolvere l’emergenza idrica a Città del Capo, a cui mancano 100 litri al giorno per coprire il fabbisogno della popolazione. Attualmente sta lavorando con un team di glaciologi ed esperti per valutare la fattibilità dell’intervento, che presenta non poche difficoltà: solo una piccolissima percentuale di iceberg è in posizione favorevole per un trasporto e durante quest’ultimo l’iceberg potrebbe sciogliersi per il 30%. Per non parlare di come rendere l’acqua dell’iceberg potabile e portarlo alla terraferma. Certo l’intervento sarebbe decisamente più economico e meno impattante di una desalinizzazione dell’acqua marina e l’iceberg potrebbe essere conservato solo in caso di necessità. Purtroppo Città del Capo non è l’unico punto colpito dalla terribile siccità che ha interessato il Sudafrica negli ultimi anni e difficilmente la soluzione potrà accontentare tutti.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

ISPRA: 259 pesticidi nelle acque italiane

I pesticidi sono presenti nel 67% delle acque superficiali e nel 33% di quelle sotterranee e presentano valori fuori norma rispettivamente nel 23, 9% e nell’8,3% dei casi. Questi sono i risultati delle analisi del rapporto 2018 sui pesticidi nelle acque italiane dell’ISPRA, che ha messo insieme i risultati dell’analisi di ben 35.353 campioni provenienti da diverse regioni, trovandovi 259 tipi di pesticidi, soprattutto erbicidi, che facilmente si diffondono con le piogge. I danni dell’agricoltura intensiva si fanno sentire col loro carico di sostanze chimiche bandite da anni che permangono nelle nostre falde acquifere, nell’acqua che beviamo. Il glifosate e il suo metabolita Ampa sono le sostanze che generano più sforamenti nelle quantità e vi sono erbicidi messi al bando che dopo decenni sono ancora presenti nelle acque sotterranee, dove i processi sono sempre più lenti che in superficie. In alcuni campioni sono state isolate ben 50 sostanze diverse. Nei fiumi e nelle falde le sostanze chimiche tendono anche a miscelarsi, con effetti devastanti e imprevedibili. La diffusione di pesticidi nelle acque risulta più grave al nord, specialmente nella pianura padana (in Veneto, Piemonte e Friuli Venezia Giulia ben il 90% dei campioni è inquinato), mentre al centro e al sud sembra che la situazione sia migliore: bisogna tuttavia evidenziare come alcune regioni del Mezzogiorno come Puglia e Calabria non abbiano pressoché fornito alcun dato. L’unico lato positivo dello studio dell’ISPRA è il dato di flessione nelle vendite di prodotti fitosanitari in agricoltura, del 36-37% tra il 2003 e il 2016. Fondamentale, come sottolinea il direttore dell’ISPRA, sarà in futuro un’omogeneità di analisi delle sostanze chimiche nel suolo e nelle acque a livello nazionale, per tutelare l’intera popolazione e scoraggiare l’utilizzo di pesticidi in agricoltura il più possibile, mentre la posizione degli ambientalisti, più radicale, chiede all’Europa di implementare i sussidi per le aziende che utilizzano metodi biodinamici e bloccarli completamente a chi fa uso di pesticidi.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

L’Artico si scalda più del resto del pianeta

L’effetto del riscaldamento globale si fa sentire più di ogni altro luogo sulla Terra nell’Artico, e più ghiaccio si scioglie e più accumula calore. Un circolo vizioso che colpisce anche il permafrost siberiano, che sciogliendosi dopo decine di migliaia di anni libera i gas che potrebbero fare da detonatore in una situazione climatica già compromessa. Sui fiordi presso le isole Svalbard i centri di ricerca registrano un aumento di temperatura delle acque pari a 4,3 gradi centigradi ogni dieci anni (dati CNR) e l’aumento della temperatura dell’aria di 3 gradi. L’ecosistema dei fiordi è minacciato dall’infiltrazione delle acque atlantiche e la diminuzione del ghiaccio marino: alghe, organismi e animali subiscono uno shock incalcolabile, specialmente in inverno. L’inquinamento delle zone antropizzate della terra crea un circolo vizioso tra ghiacci riflettenti che si sciolgono e radiazioni di calore che s’infiltrano nel blu scuro del mare, riscaldandolo sempre di più. Il permafrost è il “gigante dormiente” della situazione, costituito da biomassa delle antiche foreste e quindi riserva potentissima di gas serra come il metano e l’anidride carbonica, una vera e propria capsula del tempo pronta ad esplodere. Nessuno studio ha ancora quantificato i potenziali effetti di un totale scioglimento del permafrost a fine secolo.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Sempre meno ghiaccio nell’Artico

L’inverno più caldo mai registrato per il Polo Nord ha fatto sì che il ghiaccio marino fosse ai minimi storici: manca all’appello, rispetto a decenni fa, una superficie di ghiaccio pari all’estensione di Germania, Italia e Spagna messe insieme.

Il ghiaccio presenta la sua massima espansione nel mese di marzo, alla fine dell’inverno, per poi registrare un minimo in settembre. L’anno scorso la superficie dei ghiacci artici era ai minimi storici, 60.000 km2, a marzo quest’anno poco più. Gli ultimi quattro anni sono stati i peggiori dalle prime registrazioni, fatte 39 anni fa. Gli esperti hanno rilevato un significativo aumento delle temperature nelle aree artiche, anche 40 gradi in più della media, con anomalie concentrate nei mesi di dicembre, gennaio e febbraio. Il ghiaccio si scioglie e i raggi solari, non trovando il bianco riflettente del ghiaccio, penetrano nel blu del mare, andando ad aumentare ulteriormente le temperature creando un circolo vizioso.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.