Consumiamo il 600% di acqua in più rispetto al secolo scorso

Il CNR-IRSA lancia l’allarme sul consumo dell’acqua, aumentato a dismisura rispetto al secolo scorso ed è anche colpa dell’aumento della popolazione, che in pochi decenni ha visto aggiungersi miliardi di persone. Il cambiamento climatico e le estati roventi degli ultimi anni hanno favorito la crisi idrica, con ricadute sulla portata dei bacini idrografici maggiori nel nostro paese, fiumi come il Po, l’Adige, il Tevere e l’Arno. Un deficit di acqua che si fa sentire specialmente nella seconda parte dello scorso anno 2017, in cui 1 famiglia su 10 ha riscontrato problemi nell’erogazione di acqua nella propria abitazione in Italia. Tra i paesi dell’UE, è l’Italia con maggior prelievo di acqua dal rubinetto, ma 1 famiglia su 3 dice di non fidarsi a berla. In 342 comuni è invece assente il servizio di depurazione delle acque reflue urbane. Calabria e Sicilia risultano le regioni con maggiore difficoltà nel ricevere regolarmente acqua potabile presso le abitazioni. In Italia inoltre, sottolinea la Coldiretti, l’11% dell’acqua piovana viene sprecato per carenze infrastrutturali. L’Amref inoltre sta monitorando la situazione delle risorse idriche di Città del Capo, dove pare si stia avvicinando il Day Zero, giorno in cui le riserve di acqua in città saranno esaurite. I diritti delle persone alla salute e ad un’esistenza dignitosa non sono garantiti in assenza di acqua; la maggior parte della popolazione più povera di Città del Capo, la popolazione nera, sta soffrendo di questa situazione in questo momento. Purtroppo lo spreco di acqua resta un problema in Italia come anche altrove: molte persone non fanno caso a rubinetti gocciolanti, acqua sprecata nel lavaggio della persona e delle stoviglie e alimenti. In USA il consumo pro capite è di più di 400 litri al giorno, mentre in Madagascar è di 10: questo dato basta per farci riflettere sul nostro stile di vita e imparare a fare più attenzione agli sprechi.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

La contaminazione dell’acqua uccide 700 bimbi al giorno

La Giornata mondiale dell’acqua, che si tiene dal 1992 su proposta dell’ONU, è un momento utile di riflessione sulla preziosa risorsa che col cambiamento climatico sembra diventerà merce rara; infatti nel 2050, se le risorse idriche non verranno distribuite al meglio, almeno 5 milioni di persone dovranno fare i conti con la carenza di acqua per almeno un mese l’anno. Inoltre, nelle aree del terzo mondo, l’acqua spesso è contaminata e ogni giorno veicola malattie anche letali per le popolazioni, andando a colpire le fasce più deboli come i bambini. E’ l’UNICEF a fornire la cifra allarmante di 700 bambini morti ogni giorno per colpa delle condizioni igienico-sanitarie e l’acqua contaminata. Nella fascia d’età sotto i cinque anni è la causa di morte per 1 bimbo su 5, rincara la dose Save the Children. Dissenteria, poliomielite, colera e tifo sono solo alcune delle malattie che possono avere risvolti letali.

In Italia invece, il settore di imbottigliamento dell’acqua frutta miliardi alle aziende private ogni anno, con un giro d’affari di 10 miliardi all’anno di cui solo lo 0,6% ritorna allo stato e in particolare alle regioni che mettono a disposizione le loro fonti. Legambiente e Altreconomia hanno calcolato che i canoni di concessione pagati dalle aziende non superano i 2 millesimi di euro al litro; si propone dunque un canone fisso nazionale più equo, ovvero 2 centesimi al litro, che permetterebbero alle regioni di incrementare gli introiti di 200 milioni di euro all’anno, che andranno utilizzati per favorire la tutela dell’acqua potabile e il buon funzionamento della rete idrica.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Siccità e disponibilità drammatica di acqua dolce

Il caso esemplare di Città del Capo, la capitale del Sudafrica. In latente emergenza anche l’Italia

“ Rubinetti a secco in tutta la città e militari armati che razionano l’acqua e proteggono le scorte di “oro blu”. Purtroppo non è uno scenario di un film di fantascienza, ma lo Zero Water Day di città del Capo, il giorno in cui nell’acquedotto  urbano non passerà una sola goccia dopo la grave siccità di questi mesi: solo qualche giorno la previsione di questo evento inedito si è spostata dal 7 luglio al 27 agosto”.

Meno drammatica, ma comunque considerata di “latente emergenza” dagli esperti dell’Associazione per la tutela del territorio delle acque irrigue (Anbi), la situazione italiana: al Nord tutti i grandi laghi sono sotto la media stagionale, e in Sicilia i principali invasi contengono solo 89 milioni di metri cubi d’acqua contro gli oltre 400 di un anno fa e i 593 del 2010”.

Questo c’informa Giuliano Aluffi su La Repubblica del 14 marzo 2018 in un articolo ben documentato in cui si dà conto anche del   Labirinto d’Acque 2018, una rassegna di quattro giorni  Fontanellato (Parma) dove sarà presentato il World Water development Report 2018 dell’Onu.

Quest’anno il report si concentra su un tipo  particolare di soluzioni al problema dell’acqua, quelle basate sulla natura. Daremo appena possibile qualche dettaglio su queste soluzioni caldeggiate dall’Onu.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di D.C.

La pioggia non sconfigge la siccità

A quanto pare, nonostante il maltempo degli ultimi giorni, il bilancio idrico del nostro paese è ancora deficitario, e molti bacini idrici sia a nord che, soprattutto, a sud (in particolare in Sicilia) sono sotto il livello medio stagionale o sotto lo zero idrometrico. Ci si prepara a guardare con timore alla bella stagione e non c’è altro da fare se non iniziare concretamente a ridurre le emissioni nocive e tentare di convivere al meglio con la quota di danno irreparabile.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Siccità: a rischio coltivazioni pomodori al Sud

La zona della Capitanata, in provincia di Foggia, è particolarmente importante per l’agricoltura italiana, in quanto da qui arriva la quasi totalità di pomodori pelati venduti in Italia e il 30% dei pomodori da industria. L’indotto della filiera della produzione del pomodoro ammonta a circa un miliardo di euro, e se la stagione si rivelasse poco produttiva, come sembra a causa di un inverno troppo secco, le ricadute sull’occupazione e sul raccolto sarebbero drammatiche. La carenza di acqua fa sì che gli agricoltori che decidono di mettere in serra centinaia di migliaia di piante, facciano una scommessa davvero azzardata. La diga di Occhito sul Fortore tra Puglia e Molise, contiene meno della metà dell’acqua che conteneva nello stesso periodo dell’anno scorso, e se le cose non dovessero cambiare a breve, i produttori che contano sull’acqua della diga per irrigare, avranno un mancato reddito e in più non sono previste compensazioni. D’altro canto, coloro che possono contare sui pozzi venderanno ad un prezzo maggiore. Tuttavia la situazione per i consumatori, anche in vista di un calo della produzione del 30/35% (secondo l’imprenditore Franco Franzese, CEO di Fiammante, industria del salernitano), non cambierebbe, in quanto i prezzi non aumenterebbero e vi è un vasto lotto di merce invenduta nei magazzini dei conservifici, in quanto l’anno scorso si è verificato un grande aumento della produzione, specie nel nord.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.