ONU: con la fame rischia una persona su nove

Il rapporto 2018 della FAO in collaborazione con ONU e Oms, oltre ad altre organizzazioni umanitarie, lascia poco spazio all’ottimismo: una persona su nove al mondo soffre la fame, ovvero 821 milioni di persone. Un rimbalzo negativo partito nel 2016, in quanto nei primi anni del terzo millennio vi era stata una diminuzione. I primi ad essere colpiti sono i bimbi sotto i cinque anni, scheletrici e con la pancia gonfia: sono 50 milioni i bambini denutriti e 151 milioni hanno subito un rallentamento della crescita per fame, principalmente in Africa subsahariana e in alcune parti dell’Asia. Un altro dato ci mostra l’altro lato della medaglia: 38 milioni di bambini sovrappeso nei paesi più ricchi. Non è una contrapposizione sterile quella mostrata, anzi: mostra come il mercato non sappia fornire abbastanza agli uni e fornisca alimenti vuoti di nutrienti e solo ricchi di zuccheri raffinati e grassi, quindi dannosi, agli altri. Anche l’obesità tra adulti è in aumento: una persona su otto al mondo è gravemente obesa. Le statistiche peggiori si concentrano tra Nord America, Africa e Asia. La denutrizione è aggravata da guerre endemiche e cambiamenti climatici, che danneggiano le popolazioni più fragili impegnate in attività tradizionali come l’agricoltura. A meno che non ci si impegni maggiormente, perlomeno sul fronte climatico, l’obiettivo di debellare la fame nel mondo entro il 2030 sarà irraggiungibile.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

I parassiti dei raccolti

Uno studio dell’Università di Washington ha evidenziato la voracità e il gran numero in costante aumento dei parassiti delle coltivazioni di cereali come riso, mais e grano nelle zone temperate del pianeta. E’ una condizione che si aggrava con l’aumento delle temperature, come è dimostrato dallo studio: per ogni grado in più si perderà dal 10 al 25% del raccolto a causa di insetti e parassiti, specialmente in USA, Francia e Cina. 213 milioni di tonnellate di cereali saranno perduti con l’aumento di due gradi: il 46% del grano, il 31% del mais e il 19% del riso. Gli insetti vedono aumentare il loro metabolismo e il loro tasso di riproduzione col caldo, dunque sarebbe opportuno affrontare il problema pesticidi prima possibile per affrontare anche questo lato dell’emergenza clima.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

La microplastica nei molluschi

Uno studio di Greenpeace ha appurato che le microplastiche non si trovano solo nello stomaco dei pesci più grandi, ma anche nei molluschi: ebbene anche il più piccolo organismo marino ormai è infettato dalle velenose microplastiche, che costituiscono la “zuppa” in cui si muovono i pesci. Si tratta di polimeri da pochi millimetri di spessore, quelli che si trovano, per intenderci, in scrub per il corpo o dentifrici. Il polietilene è l’elemento più diffuso nello stomaco dei pesci quali acciughe, triglie, merluzzi e scorfani (ma anche cozze e gamberi) ed è utilizzato per il packaging industriale. La situazione più critica resta l’Isola del Giglio, ma si sono registrati miglioramenti dal momento della rimozione del relitto della Costa Concordia. Purtroppo il Tirreno (come il Mediterraneo) è invaso dalla plastica, ma non dobbiamo considerare solo la plastica che possiamo osservare ad occhio nudo: la plastica si riduce a pezzi infinitesimali, tanto da rendere il mare una “zuppa” di microplastiche quasi invisibili, che rischiano di diventare nanoplastiche. A quel punto se ingerite da i pesci e assimilate nei tessuti potrebbero trasferirsi all’uomo direttamente, e non vi sono studi che possano prevedere cosa accadrebbe a quel punto.

Per questo motivo non basta riciclare la plastica, bisognerebbe non utilizzare del tutto ciò che viene detto “usa e getta”; il sindaco delle Isole Tremiti ha già preso provvedimenti in questo senso, con un’ordinanza che vieta stoviglie monouso.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

L’anidride carbonica e il cibo

L’inquinamento da anidride carbonica, come indicano studi americani pubblicati su Nature Climate Change rischia in futuro di impoverire sempre di più i raccolti in termini nutrizionali, con inevitabile impatto negativo sulla salute umana. Si prevede che entro il 2050, 175 milioni di persone in più soffriranno di carenza di zinco e 122 milioni di carenza di proteine. Il NOAA ha calcolato nel 2017 405 parti per milione di CO2 nell’atmosfera, ovvero livelli raggiunti 800.000 anni fa. Se non invertiamo presto questa tendenza, potremo ritrovarci nel 2100 con 800 parti per milione di CO2 nell’atmosfera e un aumento catastrofico di 4 gradi centigradi. I livelli, se si mantiene lo status quo, saranno fra 30-50 anni di 550 parti per milione e ciò significa una riduzione dal 3 al 17% del contenuto di proteine, zinco e ferro in 225 alimenti consumati oggi in 151 paesi del mondo (tenendo conto di disposizione demografica e di disponibilità alimentare dei paesi stessi). Si calcola anche un aumento dell’anemia del 4%. Chiaramente i primi a farne le spese saranno i paesi in cui già imperversa la malnutrizione, ovvero l’Africa subsahariana e il Sudest asiatico.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

In Norvegia l’economia della pesca sostituirà quella del petrolio?

La ricchissima Norvegia, massima produttrice di gas e petrolio (20 volte più dell’Italia), ha fondato sull’estrazione di quest’ultimo il proprio welfare insuperato: il fondo sovrano norvegese, che vale 886 miliardi di dollari, paga le pensioni ai propri anziani, la scuola ai propri giovani e assicura un elevato stile di vita alla popolazione intera. Nel 2015 però gli investimenti nel settore sono calati del 23%, bruciando circa 40.000 posti di lavoro. Tuttavia i norvegesi non si sono persi d’animo e hanno deciso di puntare sulla pesca, business già fiorente, ma ora più che mai in ascesa. Nel 2016 la Norvegia ha prodotto il 54% del salmone proveniente dalle acque atlantiche e ne ha esportate 1,1 milioni di tonnellate per l’equivalente di 6,5 miliardi di euro. Il salmone, ricco di Omega 3 e dall’alto valore nutrizionale, è arrivato a costare più di un barile di petrolio. Il mercato registra un’impennata netta di richiesta di questo pesce sulle tavole di tutta Europa, tra cui l’Italia dove dal 2010 la richiesta registra un eclatante + 257%. Il salmone, una volta visto come prodotto pregiato da concedersi solo in occasioni speciali, è diventato molto più accessibile grazie anche alla moda dei ristoranti di sushi. Le importazioni dalla Norvegia costituiscono l’80% anche se è in aumento anche l’importazione dalla Cina. Marine Harvest, colosso norvegese della produzione di salmone e trota affumicata, ha in programma l’apertura di una catena di ristoranti in Cina per far scoprire al mondo asiatico la prelibatezza dei prodotti ittici norvegesi (in Cina il salmone è ancora poco diffuso come cibo). La Norvegia in sostanza sta promuovendo la moda dei ristoranti orientali in Europa vendendo al contempo i propri prodotti in Cina, Taiwan e Giappone. Sono passati decenni prima che il salmone norvegese facesse breccia nelle tavole giapponesi, in quanto vi erano radicati preconcetti verso il salmone a causa di una confusione tra quello del Pacifico (poco amato dai nipponici) e quello dell’Atlantico. La Norvegia ha dovuto inoltre fronteggiare le accuse sul metodo di approvvigionamento del salmone: gli allevamenti intensivi, l’uso di antibiotici e pesticidi. In questo la Norvegia ha fatto grandi passi avanti negli ultimi anni, promuovendo la crescita sostenibile e il rispetto per la materia prima (vaccini biologici somministrati singolarmente ai pesci per evitare l’uso di medicinali, prevenzione di “fughe” dei pesci d’allevamento, ricambio d’acqua costante). Le autorità assicurano che il paese sottopone le aziende a controlli molto severi di sostenibilità ambientale prima di permettere l’allevamento dei salmoni. Col nuovo governo conservatore le isole Lofoten rimarranno non trivellabili, dopo la presentazione di una petizione largamente appoggiata nel paese e nel 2030 si è posto l’obiettivo di essere carbon free: che la Norvegia stia puntando il suo futuro sull’allevamento di salmone per non dipendere più dal petrolio? Molto probabile.

DA “businessinsider.com”

A cura di M.B.