Cosa accadrà senza oranghi e scimpanzé

Nel nuovo studio internazionale pubblicato sulla rivista Science Advances, si affronta il tema dell’importanza dei primati per la crescita e la preservazione delle foreste tropicali. Le grandi scimmie come gorilla, oranghi e scimpanzé, i quali si nutrono prevalentemente di frutta, spargono intatti, dopo la digestione, i semi associati alle specie di alberi più imponenti e a maggiore densità legnosa, ovvero quegli alberi che immagazzinano meglio l’anidride carbonica, che altrimenti si libererebbe nell’atmosfera a nostro danno. Grandi mammiferi ed uccelli, minacciati da caccia, traffico illegale e perdita di habitat (tanto che metà dei primati presenti nel mondo è a rischio estinzione), sono coloro che favoriscono la presenza delle grandi latifoglie, dunque bisognerebbe non solo contrastare la deforestazione, ma proteggere la fauna che svolge servizi ecosistemici indispensabili come questo.

A cura di M.B.

DA “LA STAMPA”

Ghiaccio bollente

Il rapporto “Ghiaccio bollente” del WWF afferma come nelle mani dell’uomo il pianeta si stia letteralmente squagliando; dai poli, Artide e Antartide, dove l’innalzamento della temperatura si fa maggiormente sentire, ai ghiacciai “alpini” quali l’Himalaya, la Patagonia, l’Alaska, gli Urali e il Kilimangiaro, veri e propri serbatoi d’acqua dolce. Dati alla mano, dal 1962 ad oggi le Alpi, ad esempio, hanno perso il 40 % dei loro ghiacci (da 519 a 368 km²) e i ghiacciai “alpini” già nominati hanno subito una riduzione fino al 75 %. Questi fenomeni non devono essere considerati remoti dall’essere umano; la riduzione dei ghiacciai va ad intaccare le nostre risorse idriche e l’equilibrio degli oceani, tanto da minacciare 360 milioni di abitanti delle zone costiere (fino al 70 % di esse in tutto il mondo) che rischierebbero di venire sommerse. Inoltre numerose specie animali già in difficoltà a causa dello scioglimento dei ghiacci, come orsi polari e balene, potrebbero essere già estinti entro il 2030.

A cura di M.B.

DA “LA REPUBBLICA”