Il convegno dei negazionisti a “La Sapienza”

C’è da chiedersi come sia possibile che l’università pubblica più prestigiosa di Roma possa aver concesso i propri spazi a cosiddetti “esperti” che nel 2018 pensano di negare il cambiamento climatico e la responsabilità umana nel riscaldamento climatico, eppure è accaduto. La buona notizia è che i negazionisti sono stati accolti principalmente da un pubblico particolare: i contestatori, studenti e ricercatori consapevoli che non abbiamo un “pianeta B”, come recitava il loro striscione. Franco Battaglia è un chimico, che ha recentemente pubblicato un libro con prefazione di Silvio Berlusconi: è lui il relatore alla conferenza, assieme ad altri autori della sua più recente opera, professori ed ex rettori, di cui nessun esperto della materia. Ospitare una conferenza di tenore antiscientifico è molto grave, oltre al fatto che negare la responsabilità umana nel cambiamento climatico disincentiva attivamente le politiche anti inquinamento. Fortunatamente, forse a seguito delle dure contestazioni, la stessa conferenza che doveva avere luogo più tardi al Senato (organizzatore il pentastellato Ortolani), è stata cancellata. Il negazionismo climatico nella comunità scientifica è una realtà marginale che costituisce solo lo 0,057% delle pubblicazioni scientifiche, eppure a “La Sapienza” i nostri climatologi, apprezzati in tutto il mondo, sono stati trascurati a favore di alcuni outsider negazionisti, le cui idee sono lontane dall’essere innocue.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Cappa di smog su Pechino

L’inquinamento nella regione di Pechino ha superato ancora una volta quota 300 di concentrazione di Pm 2,5, polveri sottili pericolose per la salute, e la cappa di smog rimarrà fino a venerdì a causa delle condizioni meteo sfavorevoli alla dispersione. L’ufficio anti inquinamento di Pechino ha emesso l’allerta al livello immediatamente precedente ai livelli massimi di emergenza. Il freddo porterà lunedì alla dispersione dello smog, ma il riscaldamento delle case riporterà probabilmente la situazione dell’inquinamento daccapo.

DA www.avvenire.it

A cura di M.B.

Le microplastiche nel nostro corpo

Una ricerca condotta dall’Agenzia per l’Ambiente austriaca ha appurato la presenza di polimeri delle microplastiche nelle feci umane; dopo i gabbiani, i pesci e il sale marino, la conclusione scientifica inevitabile è arrivata, ovvero che anche noi siamo contaminati. Forse addirittura il 50% degli esseri umani porterebbe nel proprio corpo tracce di microplastiche. Le particelle rinvenute vanno dai 5 ai 500 micrometri e sono state trovate in un campione di 8 persone provenienti da Europa, Russia e Giappone, non vegetariane. Su 10 varietà di microplastiche ne sono state attestate 9 nei corpi dei partecipanti e le tipologie più comuni sono polipropilene e polietilene tereftalato. 20 particelle ogni 10 grammi di feci in media. Le microplastiche sono capaci di inserirsi nel flusso sanguigno e linfatico, raggiungendo l’apparato intestinale causando potenzialmente malattie. Ridurre l’utilizzo della plastica è necessario, e le grandi responsabili sono le multinazionali soprattutto del settore alimentare e cosmetico, le quali devono impegnarsi a non utilizzare più imballaggi non riciclabili. Aziende quali Coca Cola, Unilever, Mondelez, Pepsico, Kraft Heinz, Procter & Gamble, Mars, Nestlè, Danone e Colgate Palmolive, secondo un sondaggio di Greenpeace, non condividono oppure non conoscono la quantità di imballaggi prodotti e la fine del loro ciclo di vita. Sebbene abbiano tra le loro politiche la riciclabilità degli imballaggi, nessuno sforzo economico a monte è stato fatto per incrementare questo aspetto e nessuno studio su sistemi alternativi di consegna e distribuzione.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

 

Ammoniaca motore green?

Il futuro è nella mobilità a emissioni nocive zero, ma ancora oggi il mercato delle macchine elettriche in Italia stenta a decollare (nel 2017 solo 2000 auto elettriche vendute, lo 0,1% del totale) anche a causa dei prezzi. Nell’attesa dell’avvento dell’elettrico dai costi bassi e le batterie ecologicamente smaltibili, si sperimenta ogni possibile nuova fonte energetica che possa far funzionare le nostre macchine senza inquinare l’ambiente. Il biofuel, ad oggi, rimane la più studiata alternativa (in parte carburante in parte costituito da biomasse e coltivazioni mirate), che presenta però un grande problema: sarebbe necessario abbattere aree boschive e aree di agricoltura tradizionale per far spazio alle colture per biofuel, e ciò impatterebbe negativamente sull’ambiente. Un’ulteriore alternativa ci sarebbe: l’ammoniaca, un gas in grado di essere utilizzato anche allo stato liquido grazie a minime alterazioni; se la sua molecola viene colpita da laser, i legami tra azoto e idrogeno si spezzano e l’idrogeno può fare da propulsore per i veicoli. L’emissione residua è costituita da vapori acquei, che costituiscono l’80% dell’aria. Insomma una sintesi chimica in futuro potrebbe essere la soluzione ai nostri interrogativi sui trasporti green.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

Microplastica nel sale da cucina

Greenpeace allerta i consumatori: da un nuovo studio in collaborazione con l’Università di Incheon in Corea del Sud, pubblicato su Environmental Science and Technology, è emerso che il 90% del sale che finisce sulle nostre tavole è contaminato da microplastiche inferiori ai 5 mm; i dati peggiori per concentrazione riguardano l’Asia. Il materiale trovato è Polietilene, PET e Polipropilene, i più utilizzati per gli imballaggi usa e getta. La contaminazione ormai è un dato di fatto a cui è impossibile sfuggire, tra pesci che ingurgitano plastica, rubinetti e cosmetici recanti microplastiche. E’ necessario agire al più presto per bandire la plastica usa e getta prima che diventi un serio rischio per la salute umana; Greenpeace ha già lanciato una petizione per far sì che le multinazionali smettano di utilizzare plastiche monouso.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.