La Norvegia punta su industria e ambiente

Erna Solberg, premier conservatrice norvegese, ha da poco esternato le sue idee riguardo la fonte di profitto più importante del suo paese, ovvero il petrolio, sostenendo che la Norvegia non potrà a lungo vivere di rendita sfruttando questa fonte e che è tempo di puntare su energie rinnovabili che a lungo termine porteranno molti più vantaggi. Una presa di posizione rivoluzionaria per un paese che ricava la sua ricchezza dall’oro nero e il cui prodotto interno lordo è dato al 15 % dalle trivellazioni marine, ma la Norvegia aveva già dato dimostrazione di sensibilità verso le tematiche ambientali, prefiggendosi (come la Svezia) l’obiettivo del raggiungimento entro il 2030 della neutralità delle emissioni, compensando con scelte ecologiche. Erna Solberg ha voluto salvare bilancio sostenibile e welfare prelevando riserve dal fondo sovrano (che è il più ricco del mondo), facendo capire chiaramente quali sono le nuove priorità della Norvegia, senza però far mistero che servirà stringere la borsa. La strategia è chiara: svolta per la reindustrializzazione, verso l’impiego delle competenze dei norvegesi in settori come la tecnologia e l’ambiente, non senza un piccolo sacrificio sulla crescita, che, come dice Solberg, sarà però compensato in futuro dalle scelte previdenti di oggi.

A cura di M.B.

DA “LA REPUBBLICA”

Asbesto 2.0: mappatura amianto nelle scuole

Un accordo tra il Ministero dell’Ambiente e la Struttura di missione per l’edilizia scolastica della Presidenza del Consiglio dei ministri ha dato vita al progetto “Asbesto 2.0” che prevede la mappatura del livello d’amianto negli edifici scolastici italiani, con Alessandria, Pisa e Avellino come città pilota e condotto da Ancitel e Sogesid, con appoggio del Cnr per la validazione scientifica dei risultati. Per ottenere un quadro omogeneo e completo di mappatura sul territorio ci si servirà per la prima volta di tecnologie di telerilevamento e droni con telecamere ad alta risoluzione, poiché purtroppo finora molte regioni si sono sottratte all’obbligo di trasmettere dati sulla presenza di amianto nelle scuole (e altri edifici) al Ministero, cosa che dovrebbero fare annualmente. Si contano ben 2400 scuole contaminate dalla sostanza in Italia, con ricadute potenziali su 400.000 persone tra alunni e docenti, secondo i dati dell’Osservatorio nazionale amianto, resi pubblici ad un convegno del M5S alla Camera. I siti a rischio in totale (oltre alle scuole) sono ben 53.000, con 380 siti particolarmente pericolosi per presenza di amianto friabile, secondo l’Ispra. Tra le malattie che colpiscono migliaia di italiani all’anno a causa dell’amianto c’è il mesotelioma, un tumore al polmone spesso fatale. Servirebbero importanti interventi di bonifica e discariche per l’amianto, ad oggi carenti, e soprattutto una copertura informativa migliore sui siti a rischio.

A cura di M.B.

DA “LA REPUBBLICA”

L’esposizione alle polveri sottili aumenta il rischio di demenza

Uno studio della University of Southern California ha messo in correlazione l’abitare in zone inquinate, in particolare da PM₂₅, con la demenza senile; dunque l’essere umano che vive in mezzo all’inquinamento non solo riceve un danno alla propria salute fisica con problemi respiratori, come già ben noto, ma riceve anche un danno alla propria salute mentale. La fascia più colpita sarebbero le donne anziane che vivono in città trafficate ed altamente inquinate, che risultano esposte al rischio di un declino cognitivo di più dell’81 % e un rischio di sviluppare forme di demenza come l’Alzheimer di più del 92 %. L’inquinamento atmosferico, sempre secondo lo studio, potrebbe essere responsabile di più del 21 % di tutti i casi di demenza. Il particolato fine, in grado di concentrare e trattenere gas e vapori tossici prodotti da produzione industriale, riscaldamento domestico e traffico costituisce un’importante insidia per la salute, restando sospeso in aria più a lungo e raggiungendo gli alveoli polmonari e cervello. Nel cervello le particelle di PM₂₅ vengono respinte come invasori e innescano un processo di promozione e aggravamento di patologie come l’Alzheimer, come si è potuto verificare in un esperimento condotto su topi. Importanti università di Cina, Taiwan e Canada hanno studiato campioni di popolazione di varie età, riscontrando un rischio di sviluppare l’Alzheimer maggiore del 138 % se si abita per 10 anni nei pressi di una strada di grande scorrimento. L’Oms raccomanda il mantenimento del livello più basso possibile di PM₂₅ e l’Italia, in recepimento della direttiva europea ha da due anni fissato il limite a 25 µg/m3 .

A cura di M.B.

DA “LA REPUBBLICA”

Il lago Titicaca sta morendo

L’inquinamento ha raggiunto livelli così alti nel grande lago sudamericano che le specie animali autoctone si stanno estinguendo, tanto che vi è una visibile moria di rane, anfibi e pesci, le cui carcasse giacciono sulle coste. Una situazione desolante per gli abitanti dei villaggi che circondano il lago, le quali da millenni (si pensi alla fiorente civiltà degli Inca) sono legate indissolubilmente a questo meraviglioso bacino d’acqua dolce. Il dito è puntato contro il turismo, che con i suoi alberghi, ristoranti e mezzi di trasporto contamina in continuazione il lago, contro le miniere e gli scarichi inadeguati di sostanze nocive provenienti da insediamenti umani. Se si vuole preservare la bellezza e l’incanto di questi luoghi bisognerebbe promuovere perlomeno un turismo sostenibile e un piccolo esempio potrebbe essere quello di non comprare oggetti fatti in serie ma di privilegiare le fatture artigianali.

A cura di M.B.

DA “LA STAMPA”

L’inquinamento uccide un bambino su quattro

Un rapporto dell’ OMS da poco reso pubblico, afferma che un bambino su quattro nel mondo muore a causa dell’inquinamento dell’aria che respira o dell’acqua che beve. Sono più di un milione all’anno le piccole vittime dell’inquinamento (sotto i 5 anni), i cui organi delicati e sistema immunitario in fase di sviluppo sono i più esposti alle polveri sottili, all’inquinamento dell’acqua non potabile, alle infezioni date da servizi igienici non adeguati e alla malaria (che ha espanso il suo areale a causa del riscaldamento globale), tra le più diffuse cause di morte nell’infanzia. La situazione sta purtroppo peggiorando a causa non solo dei livelli di smog, della mancanza di acqua potabile e del global warming, ma anche a causa dei rifiuti elettronici, i Raee, riciclati e trattati (specialmente nei paesi poveri) senza alcuna norma di sicurezza in discariche abusive (la cui attività è prevista in crescita fino al 19 % nel 2018), in cui vengono impiegati bambini per bruciare i rifiuti, venendo inevitabilmente esposti ad esalazioni tossiche che hanno effetti devastanti su polmoni e cervello.

A cura di M.B.

DA “LA REPUBBLICA”