Chiudere 300 centrali a carbone entro il 2030 in Europa

L’Europa dovrà avviare da subito la chiusura di 300 centrali a carbone, ed ultimarla entro il 2030, secondo Climate Analytics, per poter rispettare la soglia dei 2 gradi centigradi di aumento della temperatura globale. Per salvare il clima e l’ambiente ci vuole un taglio drastico delle fonti di energia “sporche”, ancora troppo utilizzate nell’Eurozona; è l’organizzazione no profit Climate Analytics, che si occupa dello studio dell’impatto antropico sul cambiamento climatico, che è arrivata a questa conclusione. Germania e Polonia sono i paesi che devono fare lo sforzo maggiore in quanto sono responsabili rispettivamente del 51 % e del 54 % delle emissioni di carbone, con gli altri paesi a seguire con percentuali sensibilmente minori. Centrali elettriche e grandi industrie dovranno rinunciare all’uso del carbone, puntando su biometano, eolico e solare, pena lo sforamento del limite stabilito dall’accordo di Parigi. Per Greenpeace l’Ue è ancora indietro sugli accordi siglati e preme per una transizione al 100 % a fonti rinnovabili e per la cancellazione dei sussidi pubblici per le fonti fossili.

A cura di M.B.

DA “LA REPUBBLICA”

L’inquinamento in Pianura Padana

In Italia il record in morti a causa dell’inquinamento è detenuto dalla pianura padana, la quale tanto è densamente abitata quanto inquinata. I killer sotto accusa sono le micropolveri sottili, il biossido di azoto e ozono, a cui un rapporto dell’Agenzia europea dell’ambiente ha attribuito rispettivamente 59.500, 21.600 e 3300 morti precoci in Italia. Lo stesso studio calcola che in tutta Europa nel 2012 siano avvenute 491.000 morti precoci, di cui ben 84.400 in Italia. Le micropolveri sono le più letali, in quanto ben l’87% della popolazione europea è esposta ad esse in quantità di gran lunga superiori alla soglia limite; le città più colpite in Italia da questo fenomeno di sforamento sono Brescia, Monza, Milano e Torino (considerando il limite di 25 microgrammi per metro cubo d’aria), mentre le grandi città del centro sud entrano nella classifica se si considera il limite di 10 microgrammi. Oltre alle morti precoci purtroppo si riscontrano anche patologie di tipo cardiaco e respiratorio, sempre in aumento per coloro che vivono nelle metropoli.

A cura di M.B.

DA “LA REPUBBLICA”

Emissioni zero nel 2045: la Svezia fa sul serio

La Svezia ha di recente approvato la Klimatreform, che si prefigge la riduzione delle emissioni di gas serra dell’85 % rispetto al 1990 entro il 2045. Obiettivo ambizioso, con l’aggiunta che il 15 % restante sarà destinato allo sviluppo di foreste che facciano da “carbon sink” e in investimenti volti alla sostenibilità ambientale all’estero. La legge entrerà in vigore nel 2018 e le misure per il taglio della CO si concentrano su incentivi alla mobilità sostenibile tra energia elettrica e biofuel ed incentivi per la diffusione dell’eolico. Il ministro dell’Ambiente Isabel Lövin si dice fiduciosa e aggiunge che l’obiettivo potrebbe anche essere raggiunto prima del 2045, grazie anche ad un sistema di tappe intermedie di verifica messo a punto in parallelo alla riforma. L’approvazione della Klimatereform è stata festeggiata da una foto di gruppo del ministro insieme al suo staff interamente al femminile, una sorta di provocazione e risposta alla foto del presidente Trump (noto negazionista del mutamento climatico) che pochi giorni prima si era fatto fotografare nell’atto della firma del decreto che blocca i fondi federali alle Ong che sostengono l’aborto, attorniato da soli uomini.

A cura di M.B.

DA “LA REPUBBLICA”

Multa miliardaria all’Italia per emissioni inquinanti

L’Italia, oggi come mai, si trova sotto la lente d’ingrandimento da parte della Commissione Ue in ruolo di garante del rispetto degli impegni dei vari stati in materia di emissioni di gas nocivi nell’atmosfera. Il nostro paese rischia di trovarsi a pagare una multa esorbitante da un miliardo di euro a causa dello sforamento dei livelli di biossido di azoto e delle letali «Pm10»; eppure il conto più salato lo abbiamo già pagato e continuiamo a pagarlo in termini di vite umane da un almeno decennio. Da quando siamo stati condannati dalla Corte di Giustizia europea per il biennio 2006-2007, non abbiamo mai smesso di sforare i limiti di emissioni, tanto da essere i terzi peggiori in Europa. Le grandi città del nord e la Pianura Padana hanno un triste primato da questo punto di vista, anche a causa delle scarse piogge, tanto che c’è il rischio di intossicazione un giorno su tre.

Inopinabile è la relazione causa-effetto tra la concentrazione di polveri sottili e molte morti premature e patologie respiratorie e cardiovascolari, verificata dall’Organizzazione mondiale della sanità. Il premier Gentiloni invoca uno sforzo corale della politica sull’argomento, tuttavia l’Italia resta uno dei 23 paesi su 28 in Europa che non rispetta da tempo gli impegni e nell’attesa arriverà l’ennesimo conto da pagare.

A cura di M.B.

DA “LA STAMPA”

Smog e qualità della vita

Si parte in questo articolo dall’allarme lanciato dall’Agenzia europea per l’Ambiente sulle morti premature causate da smog in Europa e la cifra da capogiro è di 476.000 morti all’anno.

Nei giorni in cui i livelli di smog in Italia raggiungono soglie critiche, si deve riflettere sul fatto che una delle variabili più importanti nel valutare la qualità della vita è data dal livello di inquinamento atmosferico, che, sebbene complessivamente stia migliorando in Europa, continua a causare troppe vittime.

A cura di M.B.

DA “LA STAMPA”