Dissesto idrogeologico in Italia

Il rapporto dell’ISPRA “Dissesto idrogeologico in Italia”, ha messo in luce il fatto che nel 2018 sono a rischio in media ben il 91% dei nostri comuni ed oltre 3 milioni di famiglie abitano in zone ad alta vulnerabilità. Si espande inoltre rispetto a qualche anno fa la superficie soggetta ad allagamenti oppure a frane; 550.000 edifici sorgono in luoghi ad alto rischio frane mentre 1 milione di edifici sorgono in luoghi ad alto rischio di allagamento. 7 milioni di individui vivono in luoghi ad alta vulnerabilità: 1 milione di essi a causa di possibili frane e i restanti 6 milioni a causa di dissesti idraulici di media o alta intensità. I valori più elevati di popolazione a rischio si trovano in Veneto, Lazio, Campania, Toscana, Emilia Romagna, Lombardia e Liguria. Le industrie e i servizi collocati in zone a rischio frana si riscontrano maggiormente in Campania, Toscana, Emilia Romagna e Lazio. Mentre per ciò che riguarda il rischio alluvioni si trovano in Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Lombardia e Liguria. Quasi 38.000 beni culturali si trovano in aree a rischio frana, mentre 40.000 sono in zone a medio/basso rischio allagamento. In alcune regioni la percentuale di comuni a rischio raggiunge il 100%: Valle d’Aosta, Emilia Romagna, Toscana, Molise, Basilicata, Marche, Calabria, Umbria e Liguria, mentre in Lazio, Abruzzo, Piemonte, Campania, Trentino e Sicilia il rischio è calcolato tra il 91 e il 100%.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Il nostro cervello subisce gli effetti dell’inquinamento

L’inquinamento dell’aria non è solo un problema per i polmoni, ma anche per il cervello: studi scientifici pubblicati di recente hanno messo in relazione diretta la qualità dell’aria con malattie cerebrovascolari e neurodegenerative. Per questo motivo il “World Brain Day” del 2018 è dedicato alla riflessione sull’inquinamento dell’aria, che ha un impatto sulla salute della nostra mente. Il responsabile della sezione di medicina ambientale della World Federation of Neurology spiega come il contenuto dell’aria, composto di un mix di pollini, spore e sostanze tossiche prodotte dall’uomo, possa nuocere al cervello. Ben 9 esseri umani su 10 respirano quotidianamente aria inquinata, che causa il 10% delle morti ogni anno nel mondo (si parla di circa 9 milioni di persone). Secondo il Global Burden of Disease il 30% degli ictus è riconducibile a sostanze inquinanti nell’aria. Assimiliamo gli inquinanti attraverso le vie respiratorie e quelle alimentari: così si scatenano risposte infiammatorie che raggiungono il cervello attraverso il flusso sanguigno e il tratto respiratorio superiore. In tale modo si innescano potenziali patologie neurodegenerative; persino il microbiota intestinale, se danneggiato da inquinanti, può influire negativamente sulla salute del cervello. L’elenco di possibili problemi legati all’inquinamento è lungo: aterosclerosi, stress ossidativo, aumento della pressione, problemi cardiaci, ecc. A livello delle cellule gli inquinanti interagiscono con i mitocondri e il DNA stesso. Di questo dovranno iniziare ad essere consapevoli politici e amministratori, oltre che i cittadini.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

Consumo del suolo in Italia

Il consumo del suolo in Italia aumenta nel 2017, mentre si perde sempre più superficie naturale: l’equivalente di due piazze Navona viene costruito ogni due ore, mentre ogni secondo vengono cementificati due metri quadrati di territorio. Il consumo del suolo è particolarmente intensificato nel Nord-Est del paese, a danno di aree protette, coste e corsi d’acqua. Il costo della cementificazione selvaggia è di due miliardi all’anno e comprende perdita di ecosistemi, perdita di produzione agricola e di legna: sono questi i dati del rapporto ISPRA 2018. Quasi un quarto del consumo di suolo avviene in aree paesaggisticamente protette e il 64% si deve alla presenza di cantieri e terra battuta pronta ad ospitare nuove infrastrutture ed edifici-non necessariamente abusivi. I nuovi edifici rappresentano il 13% ca. del territorio vincolato perduto nel 2018. Decine di migliaia di ettari nei Monti Sibillini e nel Parco del Gran Sasso sono stati impermeabilizzati per costruzioni progettate a seguito dei fenomeni sismici degli ultimi anni e preoccupa il fatto che nel 6% dei casi, nel 2017 le trasformazioni siano avvenute in aree a pericolo frana, e nell’oltre 15% dei casi in aree a rischio idrico medio/alto. Il consumo di suolo è più intenso nelle aree al di sotto dei 300 m (nell’81,7% dei casi), nelle aree costiere, quelle a rischio idraulico e in quelle a vincolo paesaggistico. Tra queste il Parco nazionale del Vesuvio, della Maddalena e del Circeo. A livello provinciale è però il centro-nord ad avere il record negativo 2017, con il comune parmense di Sissa Trecasali in testa, a causa del cantiere dell’autostrada Tirreno-Brennero. Molti piccoli e medi comuni si trovano con percentuali di territorio cementificato di oltre il 50-60% (in provincia di Napoli si arriva anche a oltre il 90%). La Lombardia e il Veneto sono in testa per incremento di aree edificate, insieme alle altre regioni del nord fino all’Emilia Romagna. Le regioni meno interessate da questo fenomeno quest’anno sono state la Valle d’Aosta insieme alla Basilicata e al Molise. Il WWF commenta a ragione che dopo aver rovinato la fascia costiera e reso irriconoscibile l’interno, ora la cementificazione selvaggia inizia ad accanirsi contro le aree vincolate più preziose per il nostro paese.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Il Congo autorizza triivellazioni per il petrolio in aree protette

Il momento temuto è arrivato: purtroppo il governo congolese ha dato il via libera alle compagnie petrolifere per la trivellazione nei parchi nazionali di Virunga e Salonga (quest’ultima è la seconda maggiore foresta pluviale nel mondo). I parchi sono abitati da numerose specie vegetali ed animali protette, come elefanti, pavoni e il famoso gorilla di montagna, che oltretutto è a rischio estinzione. Il parco Virunga sarà in parte “declassato” dal governo ad area non protetta, tutto ciò a beneficio delle multinazionali e a danno dell’ecosistema, per il quale gli ambientalisti si sono battuti senza risultato. Un quinto del Virunga sarà dunque aperto alle trivellazioni. La decisione ha suscitato la generale riprovazione della comunità scientifica, ambientalista e non solo su tutti i social. Purtroppo, secondo il biologo Daniel Schneider, c’erano già delle avvisaglie di ciò che sarebbe successo: infatti poco prima il parco Virunga era stato chiuso al pubblico fino al 2019 a causa di un rapimento e un attacco ai rangers. Ma a posteriori tutto questo suona come una scusa per sottrarre il parco all’attenzione generale. Il pericolo delle trivellazioni non interessa solamente la fauna, ma anche noi esseri umani, in quanto l’anidride carbonica liberata durante i lavori contribuirà ulteriormente al surriscaldamento globale. Il governo congolese cerca maldestramente di rassicurare sul fatto che la fauna e l’ecosistema saranno protetti, ma già si vedono bracconieri col fucile in mano aggirarsi per le foreste pronti a depredarle dei loro abitanti.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

Inquinamento: possibile concausa del diabete?

Un recente studio della Washington University school of Medicine ha sottolineato come il diabete possa essere correlato anche all’inquinamento dell’aria. Nel mondo sono 420 milioni le persone a soffrire di diabete, di cui 30 milioni negli USA  e poco più di 3 milioni in Italia: le cause conosciute sono una dieta scorretta, la sedentarietà e l’obesità. Tuttavia a queste oggi si aggiunge quella dell’inquinamento atmosferico; mai erano stati fatti studi approfonditi su questa connessione, ma ora gli scienziati la confermano con decisione. Si potrebbe diminuire l’incidenza del diabete con una riduzione dell’inquinamento, non solo nei paesi con la qualità dell’aria peggiore, ma anche in quelli con basso tasso di contaminazione. Ragione in più per non ridiscutere, come si sta tentando di fare in alcuni Stati americani, i parametri delle sostanze inquinanti. Dal lato strettamente scientifico pare che l’inquinamento agisca riducendo l’insulina e aumentando l’infiammazione, impedendo al corpo di trasformare il glucosio ematico in energia (cosa che garantisce la salute). Nel 2016 ci sono stati 3,2 milioni di nuovi casi di diabete nel mondo dovuti anche all’inquinamento atmosferico, ovvero il 14% di tutti i nuovi casi. I casi si concentrano in particolare nei paesi in via di sviluppo e nelle grandi città, dove lo smog e la vita sedentaria ma allo stesso tempo frenetica impediscono il mantenimento di un equilibrio salutare per evitare le malattie.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.