L’Artico si scalda più del resto del pianeta

L’effetto del riscaldamento globale si fa sentire più di ogni altro luogo sulla Terra nell’Artico, e più ghiaccio si scioglie e più accumula calore. Un circolo vizioso che colpisce anche il permafrost siberiano, che sciogliendosi dopo decine di migliaia di anni libera i gas che potrebbero fare da detonatore in una situazione climatica già compromessa. Sui fiordi presso le isole Svalbard i centri di ricerca registrano un aumento di temperatura delle acque pari a 4,3 gradi centigradi ogni dieci anni (dati CNR) e l’aumento della temperatura dell’aria di 3 gradi. L’ecosistema dei fiordi è minacciato dall’infiltrazione delle acque atlantiche e la diminuzione del ghiaccio marino: alghe, organismi e animali subiscono uno shock incalcolabile, specialmente in inverno. L’inquinamento delle zone antropizzate della terra crea un circolo vizioso tra ghiacci riflettenti che si sciolgono e radiazioni di calore che s’infiltrano nel blu scuro del mare, riscaldandolo sempre di più. Il permafrost è il “gigante dormiente” della situazione, costituito da biomassa delle antiche foreste e quindi riserva potentissima di gas serra come il metano e l’anidride carbonica, una vera e propria capsula del tempo pronta ad esplodere. Nessuno studio ha ancora quantificato i potenziali effetti di un totale scioglimento del permafrost a fine secolo.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Le microplastiche in Italia: guai anche alle Tremiti

I dati CNR-Ismar in collaborazione con Greenpeace hanno attestato una situazione preoccupante nei nostri mari a causa delle microplastiche che galleggiano abbondantemente in ben 19 siti sul mare da Genova ad Ancona. Il problema delle isole di plastica nel Pacifico, percepito fino ad oggi come distante, in realtà è ben più vicino di quanto pensiamo. Siamo messi male, perché nessun’area del Mediterraneo è esente dal problema, che sia protetta come le Tremiti o antropizzata come Portici. E lo studio si è limitato alle microplastiche in superficie, non si parla di quelle finite sui fondali.  La realtà è triste e sconcertante, le correnti trasportano ovunque la plastica che finisce poi per essere mangiata dalle specie animali marine. Imballaggi e resti di prodotti cosmetici e usa e getta sono gli oggetti più riscontrati, scaricati a tonnellate ogni anno nel nostro mare; preoccupa il fatto che il Mediterraneo sia un bacino chiuso e fortemente antropizzato, cosa che aggrava il problema, non essendoci maggior circolazione e ricambio di acqua, che impedirebbero un accumulo. La biodiversità nel Mare Nostrum rischia a breve un crollo del 50% se non si corre subito ai ripari con l’abbandono dell’utilizzo della plastica usa e getta.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

 

40% delle specie di uccelli in declino

La popolazione di uccelli come la pulcinella di mare, la civetta delle nevi e la tortora sono ad alto rischio a causa dell’agricoltura intensiva, la deforestazione e i pesticidi, denuncia l’associazione BirdLife, che sottolinea come questi siano i problemi principali del declino che si può attestare in natura. Una specie su otto è minacciata di estinzione globale a causa del cambiamento climatico. Quasi superfluo sottolineare come siano stati stravolti habitat e cicli migratori per la maggior parte delle specie. Il fatto che il 40% delle specie di uccelli (tre quarti di quelli volanti) siano in pericolo è un campanello d’allarme non solo per coloro che sono interessati alla conservazione delle specie ma per tutti noi, perché gli uccelli sono sentinelle della salute dell’ambiente. Potrebbe rivelarsi un “armageddon” ecologico se non si corresse subito ai ripari, prendendo contromisure sui pesticidi neurotossici e la deforestazione, oltre che sulle le specie invasive. Le soluzioni ci sono, 25 specie sono state salvate dall’estinzione negli ultimi dieci anni ad esempio, bisogna solo metterle in atto con determinazione.

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A cura di M.B.

Addio a investimenti su combustibili fossili per Caritas International

Nel corso della Giornata internazionale della Terra, 35 istituzioni cattoliche tra cui la Caritas International hanno annunciato uno stop definitivo agli investimenti sui combustibili fossili a favore di nuovi investimenti sulle energie pulite. La Caritas è un’istituzione molto potente della Città del Vaticano, in grado anche di condizionare le future decisioni su tali investimenti da parte della stessa Banca Vaticana, lo IOR. Molte banche, cattoliche e non, società e fondi internazionali hanno da tempo scelto la strada dell’investimento nelle fonti rinnovabili, essendo queste ultime il futuro per la sopravvivenza sul nostro pianeta. La sensibilità sul tema del riscaldamento globale si sta diffondendo ampiamente nel mondo cattolico grazie all’enciclica Laudato Si e alle numerose esternazioni su questo tema nei discorsi di Papa Francesco; sempre più fondazioni cattoliche disinvestono nei combustibili fossili per rispondere concretamente agli appelli del pontefice, dagli USA alla Francia, dalla Germania all’Italia. Per ora sono piccole somme nel mare grande della finanza mondiale, ma cariche di significato e speranza.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Earth Day 2018

La Giornata mondiale della Terra 2018 è stavolta dedicata alla sensibilizzazione sul tema dell’inquinamento causato dalla plastica nei mari: in questo momento navigano ben 165 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica nei mari di tutto il mondo e ogni secondo si aggiungono a questa cifra 250 kg. Se non vogliamo che nel 2050 ci siano più pezzi di plastica che pesci nei mari dobbiamo imparare a riciclare nel modo corretto e non sprecare. Un esempio di comportamento virtuoso delle aziende in questo senso è dato dall’utilizzo delle capsule di caffè compostabili prodotte da Caffè Vergnano, che possono semplicemente essere gettate nel cestino dell’umido.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.