2018 L’ANNO PIU’ CALDO IN ITALIA

Alcuni giornali ancora si ostinano a confondere meteo e clima, presentando le nevicate degli ultimi giorni come rassicurazione rispetto al cambiamento climatico. Niente di più fuorviante: infatti l’Istituto di Scienze dell’Atmosfera e del Clima del Cnr ha ribadito come il 2018 sia stato uno degli anni più caldi in assoluto dall’anno 1800. E’ significativo inoltre che dei 30 anni più caldi dal 1800, 25 sono dopo il 1990, ed è un trend osservato non solo in Italia ma anche in altri paesi. A parte i mesi di febbraio e marzo, tutti i mesi del 2018 hanno visto temperature sopra la media in Italia, perfino di oltre tre gradi nel mese di aprile.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Il convegno dei negazionisti a “La Sapienza”

C’è da chiedersi come sia possibile che l’università pubblica più prestigiosa di Roma possa aver concesso i propri spazi a cosiddetti “esperti” che nel 2018 pensano di negare il cambiamento climatico e la responsabilità umana nel riscaldamento climatico, eppure è accaduto. La buona notizia è che i negazionisti sono stati accolti principalmente da un pubblico particolare: i contestatori, studenti e ricercatori consapevoli che non abbiamo un “pianeta B”, come recitava il loro striscione. Franco Battaglia è un chimico, che ha recentemente pubblicato un libro con prefazione di Silvio Berlusconi: è lui il relatore alla conferenza, assieme ad altri autori della sua più recente opera, professori ed ex rettori, di cui nessun esperto della materia. Ospitare una conferenza di tenore antiscientifico è molto grave, oltre al fatto che negare la responsabilità umana nel cambiamento climatico disincentiva attivamente le politiche anti inquinamento. Fortunatamente, forse a seguito delle dure contestazioni, la stessa conferenza che doveva avere luogo più tardi al Senato (organizzatore il pentastellato Ortolani), è stata cancellata. Il negazionismo climatico nella comunità scientifica è una realtà marginale che costituisce solo lo 0,057% delle pubblicazioni scientifiche, eppure a “La Sapienza” i nostri climatologi, apprezzati in tutto il mondo, sono stati trascurati a favore di alcuni outsider negazionisti, le cui idee sono lontane dall’essere innocue.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Il maltempo uccide e devasta i boschi

Sono il nord con il Veneto e il sud con la Sicilia a pagare il prezzo più caro delle ultime incessanti piogge e venti fino a 180 km orari che hanno provocato frane e distrutto i boschi sulle Dolomiti. In Sicilia i morti sono 12: la tragedia si è consumata in una località nei pressi di un fiume, dove era stata costruita una casa abusiva, che, invasa dall’acqua, è diventata una trappola fatale per un’intera famiglia. In Veneto e Trentino Alto Adige le foreste sono ormai distese di alberi caduti, detriti e fango che si sono trascinati fino nelle case e nei centri abitati, dove la corrente elettrica non ha funzionato per ore o giorni e le persone sono rimaste isolate, anche a causa della condizione delle strade. Il fango delle frane è perfino entrato nei laghi (Garda e Auronzo) dove le acque azzurre si sono trasformate in distese marroni. Il Veneto conta danni enormi nel Bellunese e in tutto ammontano ad un miliardo; Federforeste parla di 14 milioni di alberi abbattuti dal maltempo, tra cui molti nelle foreste di abeti rossi, da cui si ricava il legno per i violini Stradivari. Anche la Sicilia ha sofferto disagi specialmente per il dissesto idrogeologico e gli allagamenti, specie a Palermo e nell’Agrigentino. La situazione rimarrà critica ancora per giorni, in quanto il maltempo continuerà a colpire sia il nord che il sud.

A cura di M.B.

Aree costiere a rischio in Italia

Sette aree costiere sono state classificate a rischio per l’innalzamento delle acque, di cui quattro sul versante adriatico e le altre tre su Tirreno e Mediterraneo: si tratta di Pescara, Martinsicuro, Fossacesia (Chieti), Lesina (Foggia), Granelli (Siracusa), Valledoria (Sassari) e Marina di Campo (Isola d’Elba). Queste aree di criticità sono state segnalate all’ultimo vertice a Roma organizzato da ENEA sui cambiamenti climatici e che ha coinvolto esperti provenienti da tutto il mondo del CMCC, CNR, ISPRA e del MIT di Boston. I modelli dell’IPCC hanno finora indicato una prospettiva di innalzamento delle acque dei mari di 1 metro entro il 2100, ma la previsione non tiene conto delle particolarità geologiche regionali e dunque anche la documentazione sul fenomeno che si osserverà sulle coste italiane è lacunoso e va rielaborato tenendo presente le caratteristiche del nostro territorio, che oltretutto è ad alta attività sismica. Bisogna considerare il travaso di acque che avviene nel Mediterraneo, alimentato attraverso lo Stretto dei Dardanelli e quello di Gibilterra, che è più basso dell’Atlantico di 20 cm e del Mar Morto di ben 50 cm. Il Mediterraneo è più simile ad un lago, un invaso chiuso, che rischia di inondare una parte importante del territorio italiano nei prossimi decenni. Le aree più a rischio si trovano sulla costa adriatica da Trieste alla Puglia, sulla costa tirrenica dalla Versilia alla Campania, mentre nel Mediterraneo sono a rischio le coste siciliane e le isole Eolie.

DA www.enea.it

A cura di M.B.

Fotovoltaico domestico in crescita in Italia

Il numero di impianti rinnovabili in Italia non raggiunge lontanamente gli obiettivi UE sulla CO2, ma in compenso, nonostante la frenata dell’eolico e del fotovoltaico in generale (in agricoltura, industria e terziario), si registra un aumento di impianti di autoproduzione energetica in case private. Sono piccoli impianti, la cui diffusione è in controtendenza rispetto al resto del fotovoltaico: nel 2017 è stata infatti registrata una crescita del 10% (89 megawatt). Nel 2017, dei 774.014 impianti fotovoltaici installati in Italia, ben l’81% è stato installato nelle case, mentre la maggior potenza è relativa al settore industriale. I 24,4 terawatt ora che l’Italia ha prodotto nel 2017 nel fotovoltaico, sono ancora insufficienti per sostituire gli impianti produttivi a combustibili fossili, ma l’autoconsumo è decisamente la nuova frontiera, costituendo il 58% della nuova potenza installata nel 2018.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.