Piove il 53% in meno e l’Italia brucia

Con le precipitazioni in calo del 53% e una temperatura superiore di 3,2 gradi rispetto alla media (riferita a giugno), in Italia si creano le condizioni per il propagarsi di incendi devastanti, spesso causati da piromani e criminali senza scrupoli. La Coldiretti lancia l’allarme per le regioni del Sud in particolare, che devono far fronte alla distruzione di migliaia di ettari di boschi e campi coltivati, la morte di animali, abbandono delle stalle e delle abitazioni. Così vengono annientati i polmoni verdi del paese, in grado di assorbire l’anidride carbonica inquinante, viene minacciata la biodiversità (ogni ettaro di macchia mediterranea ospita 400 specie di vertebrati tra mammiferi, uccelli e rettili) e le attività umane (la pastorizia e l’agricoltura in primis, poi le attività come la raccolta dei funghi, dei tartufi, della legna e dei frutti di bosco). Per questo motivo la Coldiretti ha elaborato un decalogo per la prevenzione e la gestione degli incendi, che comprende degli accorgimenti che possono salvare l’ambiente e noi stessi: non accendere fuochi in aree boschive se non in aree consentite e comunque controllare sempre che la fiamma sia spenta e che le braci siano fredde prima di andarsene, non lanciare mozziconi di sigaretta e non lasciare rifiuti o bombolette a pressione che potrebbero esplodere nei pressi del verde. In caso si avvistasse un incendio è invece necessario mantenersi a favore di vento per non essere accerchiati dalle fiamme e chiamare immediatamente le autorità.

A cura di M.B.

DA “LA REPUBBLICA”

Se non agiremo entro 2100 le città italiane saranno un inferno d’estate

Il Climate Center in collaborazione col WMO, autorevole agenzia meteorologica delle Nazioni Unite, ha effettuato una simulazione sulla calura estiva in 300 città di tutto il mondo nel 2100, col risultato sconcertante che prevede le città italiane più calde di ben sette gradi centigradi in media se non vi sarà a breve una riduzione nelle emissioni dei gas serra. Sostanzialmente si avrebbe una temperatura media estiva pari a quella che c’è oggi in Egitto o in Turchia, ovvero attorno ai 32-33 gradi. Il paragone delle temperature odierne e quelle future è impressionante: Milano avrebbe la stessa temperatura che oggi ha Port Said in Egitto, Napoli diventerebbe calda come Il Cairo e Torino come Valencia. Altri paragoni analoghi sono stati fatti per altre città del mondo e sono altrettanto catastrofici, in quanto ci si troverebbe di fronte a temperature anomale e fasce climatiche completamente sconvolte. Si tratta ovviamente dello scenario peggiore in assoluto, scongiurabile in parte da tagli moderati alle emissioni di gas climalteranti nei prossimi anni (in tal caso in Italia si passerebbe “solo” alla temperatura media estiva di 30 gradi), ma bisogna accelerare i tempi il più possibile, altrimenti in pericolo ci sarà la salute pubblica (specie dei più deboli) a causa di tempeste e cicloni che saranno sempre più frequenti, carenze energetiche e di acqua e peggioramento della qualità dell’aria.

A cura di M.B.

DA “LA STAMPA”

Giugno caldo record quasi come nel 2003

In Italia l’estate più rovente dall’inizio della misurazione delle temperature è stata registrata nel 2003, quando il monsone africano era perdurato tre mesi, da maggio a luglio. Tuttavia pare che al secondo posto, secondo dati dell’ Isac-Cnr, ci sia il giugno del 2017, in cui il caldo torrido è stato spezzato solo da una perturbazione atlantica giunta sulla penisola a fine mese. In questi giorni il caldo ha di nuovo colpito con temperature percepite fino a 40 gradi in alcune città, ma già da giovedì o venerdì la temperatura cambierà per il passaggio di temporali prima a Nord e poi a Sud.

A cura di M.B.

DA “ANSA.IT”

Siccità: in molte regioni manca l’acqua

L’emergenza caldo e siccità si aggrava sempre di più da Nord a Sud in Italia, dovendo far fronte ai giorni più caldi dell’ultimo anticiclone nordafricano, che sta portando siccità nei campi, sofferenza del bestiame e carenza di risorse idriche. Ecco la situazione delle varie regioni:

SARDEGNA: Stato di emergenza per calamità naturale. Il quadriennio più caldo dal 1922. Nel 2015-2016 la pioggia è diminuita del 30-40% rispetto alla media. Negli ultimi tre mesi fino a meno 70-90% rispetto alla media.

VENETO: Stato di crisi idrica da maggio, con situazione di particolare gravità per l’Adige con conseguenze sugli acquedotti.

SICILIA: Negli ultimi 12 mesi le riserve idriche sono calate del 15 %. Perdite registrate fino a 18 milioni di metri cubi nell’invaso dell’Ogliastro.

FRIULI VENEZIA GIULIA: Emergenza idrica e precipitazioni ridotte fino al 40-50 % nel bacino montano del fiume Tagliamento.

A Parma e Piacenza è stato proclamato lo stato d’emergenza per la siccità e la stagione turistica si preannuncia difficile; inoltre Coldiretti lancia l’allarme sulle perdite nel mercato ortofrutticolo, nel settore caseario e vinicolo. Non è solo l’assenza d’acqua a preoccupare, ma anche gli incendi, soprattutto dal momento che Molise, Basilicata, Umbria, Abruzzo e Marche hanno dichiarato di non disporre di elicotteri per far fronte a questo tipo di emergenza. Purtroppo l’Italia risente del mutamento climatico che ha portato la temperatura a livello planetario di 0,29 gradi superiore rispetto al secolo scorso e l’acqua, risorsa imprescindibile per la vita, scarseggia in molte zone insieme al cibo, e porta con sé le tragedie delle migrazioni.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Cinquemila metri zero termico

Le montagne europee fanno sempre di più i conti con l’assenza di ghiaccio; nemmeno sulla sommità della vetta più alta d’Europa, il Monte Bianco, si riescono ad osservare i ghiacci questo mese. L’agonia è iniziata vent’anni fa, ma è dall’estate 2003 che l’inclemenza del tempo non ha più nulla a che fare con le bufere, ma solo con la febbre di una calura estrema. La Valle d’Aosta, terra con l’altitudine più alta d’Europa (2000 metri), continua a perdere ghiaccio, ha perso l’1% dei suoi ghiacci in 7 anni, dal 2005 al 2012, 30 chilometri quadrati su 120, un’estensione che equivale a 6000 campi di calcio. Studiosi del clima e geologi, guide alpine, tutti confermano come il gigante di neve, il Monte Bianco, si sia trasformato in gigante febbricitante, sul quale si può passeggiare tranquillamente in t-shirt, e la cui escursione termica tra giorno e notte è quasi sparita. L’Arpa ha osservato che più volte negli ultimi 15 giorni la sommità del Monte Bianco ha subito temperature superiori allo zero (e fino a 12º a mezzogiorno) e ciò vuol dire che molti ghiacciai, sia sul fronte italiano che francese sono in pericolo di crolli e valanghe e molti percorsi degli alpinisti dovranno essere modificati poiché resi pericolosi e irriconoscibili dalla mancanza di neve e ghiacci.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.