L’autunno nero dei campi in Italia

In occasione dell’11 novembre la Coldiretti presenta un rapporto a proposito dell’annata 2017, che ha visto gelate primaverili seguite da grande siccità estiva ed autunnale che ha portato ad una sofferenza dei raccolti in Italia. Il miele risulta dimezzato (addirittura due barattoli su tre in vendita sono provenienti dall’estero), c’è stato un crollo del 23% del raccolto di mele (con punte del 60% in Trentino), una diminuzione dell’11% dell’olio d’oliva (già provato da anni difficili), mentre i funghi e i tartufi sono pressoché spariti dalle tavole. La vendemmia a sua volta è stata una delle peggiori dal dopoguerra, con un taglio del 26% rispetto allo scorso anno; ma l’Italia su questo fronte riesce ancora a difendersi bene per la grande varietà della produzione. Il clima capriccioso ha provocato danni a produttori e consumatori, che rischiano di vedersi spacciare prodotti stranieri per prodotti italiani e per questo motivo bisogna prestare molta attenzione alle etichette e cercare di acquistare prodotti come miele, olio e vino a chilometro zero.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Maltempo in Campania

La zona da Positano ad Aversa è flagellata dal maltempo tra piccole frane, crolli e allagamenti, con situazioni critiche nella zona della Costiera Amalfitana e la Penisola Sorrentina. Da giorni volontari e tecnici sono al lavoro per liberare le aree interessate da eventi alluvionali e dissesti idrogeologici, che hanno portato un mare di fango e detriti. Alcuni abitanti hanno anche dovuto abbandonare le proprie case a Nocera Superiore e Cava dei Tirreni a causa dei costoni che sovrastano le case che sono stati interessati da vasti incendi quest’estate, e sono stati accolti in strutture comunali. La Protezione Civile ha prorogato l’allerta sulle zone costiere con l’allerta arancione estesa all’intera Campania. Piove incessantemente e molte scuole sono rimaste chiuse a Positano, molti turisti sono rimasti bloccati a causa dei collegamenti a singhiozzo con l’isola di Capri e diverse corse della Circumvesuviana sono state chiuse con disagi enormi per studenti e pendolari.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

Piano clima: risorse e priorità

Il Piano Nazionale di Adattamento ai cambiamenti climatici elaborato dal ministero dell’Ambiente ha già scaturito delle reazioni, come quella di Legambiente, che ha già stilato una lista di problemi e criticità sul contenuto del documento. Come al solito la questione principale è la concretezza e la praticità delle soluzioni che mancano, oltre all’assenza di priorità da rispettare. Dopo tre lunghi anni di elaborazione di un Piano e una Strategia (SEN) per il clima, si rischia comunque di non vedere realizzati gli obiettivi in quanto i documenti risultano poco chiari sul fronte delle risorse da impiegare per la prevenzione del dissesto idrogeologico, l’informazione da fornire agli abitanti dei territori più a rischio e sul fronte delle priorità di intervento per mettere in sicurezza aree critiche. Il cambiamento climatico sta imponendo una sfida all’Italia, che deve ripartire dalla riqualificazione delle aree urbane degradate e interessate da abusi edilizi, dalla gestione delle acque e dalla prevenzione in caso di eventi atmosferici estremi e ondate di calore.

Purtroppo ancora non si vede nei documenti una connessione concreta e consapevole tra cambiamento climatico e politiche ambientali, e di conseguenza si rischiano pesanti ritardi nell’affrontare problematiche che richiedono interventi immediati, per salvaguardare la nostra vita, la nostra salute e il nostro meraviglioso territorio che ci dà da vivere. Gli impatti sanitari avranno un ruolo di primo piano nel cambiamento climatico e per questo motivo si dovrebbero organizzare monitoraggi epidemiologici su vasta scala, che non sono ancora previsti. Inoltre per fronteggiare il dissesto idrogeologico nelle nostre città è necessario lasciare da parte ulteriori dannose opere ingegneristiche e colate di cemento, per lasciare spazio di nuovo a boschi, parchi ed aree verdi, in grado di attutire molto meglio l’impatto di alluvioni, mareggiate ed esondazioni.

Troppo poca attenzione è data alle spiagge e le loro infrastrutture inadeguate a fronteggiare il cambiamento climatico, oltre che agli ecosistemi più fragili del nostro paese.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

L’Italia dei monumenti a rischio

n Italia molti dei nostri monumenti d’interesse storico-artistico (80.000 circa) sono esposti a rischio di frane e alluvioni e si agisce troppo tardi, a catastrofe già avvenuta. I numeri sono forniti dall’Ispra, che ha realizzato una mappa delle bellezze italiane in pericolo, nell’ambito di un programma di messa in sicurezza del territorio italiano, con 10 miliardi a disposizione e 1500 cantieri già partiti. 3000 monumenti a rischio idraulico sono localizzati nella sola Roma e 1300 a Firenze: più di 2000 monumenti romani rischiano di finire sommersi da qualche alluvione nell’arco temporale di 500 anni, mentre a Firenze la Basilica di Santa Croce, la Biblioteca Nazionale, il Battistero e la Basilica di Santa Maria del Fiore insieme a più di 1000 altri monumenti rischiano la stessa sorte entro 200 anni. Alle grandi città ovviamente si aggiungono i borghi e le zone già colpite dal dissesto geologico in Lazio, Umbria, Marche e Abruzzo. Si può dire che la metà dei monumenti italiani siano a rischio idrogeologico, tuttavia la ricerca non comprende tutti quei monumenti che sono a rischio crolli a causa di degrado, incuria e abusivismo edilizio. La lista si allungherebbe di molto pensando agli edifici storici abitati, di cui il 40% sono in condizioni precarie. Molti proprietari di edifici di pregio non hanno le capacità progettuali e/o economiche per affrontare un restauro, dunque spesso, purtroppo, si interviene solo quando è troppo tardi.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

Allarme smog misure d’emergenza al nord

Il caldo straordinario registrato in quest’ultimo mese sta portando al blocco del traffico nelle maggiori città del Nord Italia, e anche se le temperature si stanno lentamente abbassando, le piogge non sono previste fino a giovedì sulle Alpi e in ogni caso il livelli di Pm10 sono, nella maggior parte delle città della Pianura Padana, oltre la soglia consentita. Ci sono stati più giorni consecutivi di sforamento delle Pm10 con una concentrazione di più di 50 microgrammi per metro cubo: per questo motivo più di una regione ha già messo in atto o metterà in atto nelle prossime ore, delle misure emergenziali. Nei comuni di Piacenza, Reggio Emilia, Modena e Ferrara non potranno circolare veicoli diesel e il riscaldamento nelle case è stato abbassato fino ad un massimo di 19 gradi centigradi (con due gradi di tolleranza). Inoltre sono state vietate combustioni all’aperto di ogni genere e generatori di calore a biomassa. A Milano il comune ha invitato a tenere le caldaie spente, mentre a Torino non potranno circolare nemmeno i veicoli diesel Euro 5 da venerdì. In Veneto solo due città, Belluno e Verona, non hanno superato i 35 giorni consecutivi di superamento della soglia delle Pm10 e Padova detiene il record negativo: ben 58 giorni consecutivi di sforamento. L’anno scorso nessuna città aveva sforato il limite di 35 giorni.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.