Nuova Zelanda: basta giacimenti di petrolio e gas in mare

Il governo neozelandese di centrosinistra di Jacinda Arden ha fatto un passo verso la concretezza nel campo delle energie pulite, negando futuri permessi esplorativi per idrocarburi al largo delle sue coste. Il paese si è già fissato l’obiettivo di produrre solo energia da fonti rinnovabili entro il 2035 e di essere carbon neutral entro il 2050. La giovane premier sostiene che sia ora il momento per pianificare il futuro, in quanto queste misure saranno effettive solo fra 30/40 anni ( i 22 permessi di esplorazione già concessi non sono stati messi in discussione e i giacimenti di petrolio e gas potranno ancora essere sfruttati per 40 anni). Il business del petrolio non è certo un asset per la Nuova Zelanda (solo l’1,5% del PIL), ma la decisione ha colpito molto a livello simbolico, ricevendo il plauso di Greenpeace. La Nuova Zelanda si aggiunge così ai paesi che sempre di più avversano la ricerca di idrocarburi in mare, come Francia, Croazia e Canada (il problema è molto sentito per la zona dell’Artico). Solo l’Italia resta indietro, non avendo il referendum contro le trivellazioni del 2016 raggiunto il quorum e avendo il governo Gentiloni continuato a garantire concessioni per la ricerca di idrocarburi al largo delle nostre coste.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Svezia: tassa ambientale sui voli aerei

In aprile è entrata in vigore la tassa eco-friendly sui voli in partenza dagli aeroporti scandinavi, voluta dal partito dei Verdi per ridurre l’impronta di carbonio a seguito dell’aumento dei viaggi aerei: il costo è tra i 6 e i 39 euro e per ora sono esenti solo i bambini fino a due anni e gli equipaggi. Il 53% dell’opinione pubblica svedese si schiera a favore di questa manovra, ma alcune compagnie aree locali non ci stanno; SAS, BRA e Norwegian hanno protestato in quanto i benefici sarebbero minimi, e proponendo invece di investire sullo sviluppo di un carburante pulito e tecnologie per ridurre la CO2, invece di ricorrere a rincari. La SAS, i cui voli interni sono considerati tra i più economici, ha anche minacciato di trasferire le sue basi per voli a lunga percorrenza su Oslo e Copenhagen. Ma il governo è irremovibile: la Svezia deve essere la prima nazione fossil-free al mondo. Se dunque gli svedesi pagano di più per avere un pianeta sano, anche i viaggiatori europei presto dovranno farlo; in particolare si tratterà di un aumento legato proporzionalmente alle distanze da percorrere, dunque 6 euro circa per voli sotto i 6000 km e oltre fino a 40 euro.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Il Perù costruirà una superstrada nel mezzo della foresta amazzonica

L’appello del Papa durante il suo viaggio in Perù contro la deforestazione selvaggia e i minatori illegali è rimasto inascoltato: il governo peruviano ha approvato un progetto per tagliare in due il polmone verde della Terra, con una superstrada a due corsie, lunga 227 km, che collegherà Brasile e Perù. Tutto questo per ovvi vantaggi economici dei due paesi, che hanno ceduto alle lobby industriali e del legno pur di facilitare affari e commerci; ciò è apertamente in conflitto con gli interessi delle comunità locali indigene, che vivono uno stile di vita tradizionale in un isolamento volontario. La deforestazione per la realizzazione del progetto sarà massiccia, il mogano, legno pregiato, sarà commerciato in tutto il mondo e ciò avverrà in spregio della conservazione degli habitat naturali di ben cinque parchi nazionali e a danno degli indigeni stessi.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

L’Europa dichiara guerra a sacchetti di plastica e microplastiche

L’esecutivo UE ha preparato una guerra totale a sacchetti, imballaggi, stoviglie in plastica e microplastiche in detersivi e cosmetici: il prossimo 16 gennaio alla riunione dell’Europarlamento, saranno presentate delle misure “ad hoc” per contrastare questi inquinanti. I cittadini dell’Unione Europea, secondo un sondaggio (Eurobarometro), sono particolarmente sensibili alla tematica, tanto che le stime prevedono nel 2019 ad un calo dell’80% di utilizzo di sacchetti di plastica rispetto al 2010. Il primo obiettivo delle misure sarebbe quello di rendere riutilizzabile entro il 2030 la maggior parte degli imballaggi in plastica, poi ci sarebbe quello di dichiarare guerra ai prodotti monouso quali stoviglie in plastica. I materiali da utilizzare saranno quelli biodegradabili e per la salute del mare arriva un pacchetto di norme stringenti sulle microplastiche nei detersivi e cosmetici, oltre ad un controllo più serrato dei rifiuti prodotti da navi ed imbarcazioni da diporto.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

Trivellazioni nell’Artico: respinto il ricorso degli ecologisti in Norvegia

Le Ong ecologiste e Greenpeace, le quali si erano appellate alla giustizia norvegese contro le trivellazioni nel mare Artico, hanno subito una pesante sconfitta contro le compagnie petrolifere, che potranno continuare indisturbate le loro attività, appoggiate dal governo populista conservatore di Erna Solberg. La giustizia norvegese ha ritenuto le trivellazioni legittime e non in contrasto con l’accordo di Parigi; ora le ong ecologiste si troveranno a dover pagare 60 mila euro di spese legali, il prezzo per essersi messe contro le potenti compagnie petrolifere Statoil (norvegese), Chevron e ConocoPhillips (americane) e Lukoil (russa). La Norvegia si crede immune da critiche in quanto sostiene, attraverso la giustizia e i ministri del governo, di fare già abbastanza per la lotta all’inquinamento e alle emissioni (guardando il loro orticello avrebbero certo ragione, ma non è quello il senso dell’accordo di Parigi), in quanto il loro petrolio (di cui sono i primi produttori in Europa) in realtà verrebbe consumato e bruciato in altri paesi. A noi i soldi (nel 2016 hanno guadagnato 37 miliardi e 400 milioni), a voi la colpa del cambiamento climatico, questo è l’atteggiamento del paese più ricco d’Europa; la Norvegia non è poi così virtuosa come vorrebbe far credere e gli ecologisti hanno giustamente annunciato battaglia in appello.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.