L’energia pulita cresce sempre di più negli USA nonostante Trump

Se da un lato il presidente Trump ed il suo staff hanno ritirato gli USA dagli accordi di Parigi ed isolato il paese, formalmente non più impegnato nella lotta al cambiamento climatico, dall’altro i singoli stati e persino le singole città americane stanno lavorando sempre più nella direzione della “green economy”. Mentre il presidente rispolvera la più antica accusa alle energie pulite, ovvero quella di essere troppo costose, le alternative energetiche “green” come ad esempio i pannelli fotovoltaici, stanno diventando rapidamente l’opzione più economica (il prezzo è sceso del 70% dal 2010 secondo l’International Energy Agency). Inoltre le agevolazioni fiscali sulle rinnovabili, risalenti all’era pre-Trump, sono sopravvissute. La tecnologia digitale rende sempre più efficiente, pulito ed avanzato il mercato dell’energia elettrica e delle batterie (ed anche in questo caso si registra una diminuzione dei prezzi). Nonostante i tentativi fatti da Trump per rilanciare l’industria del carbone, più della metà delle centrali negli USA sono chiuse dal 2010 e, secondo Carbon Tracker (think tank con base in Inghilterra), nel futuro non converrà più continuare a mantenere le rimanenti centrali a carbone, ma sarà meno costoso installare nuove centrali di gas naturale e rinnovabili. Stessa situazione in Europa, Cina e Australia, con crolli di utilizzo del carbone dal 40% al 2% nel settore dell’energia elettrica in UK. Il crollo verticale del carbone fossile sembra essere davvero inesorabile, mentre le energie rinnovabili hanno registrato un boom straordinario. Non si tratta di un trend temporaneo, ma di una vera e propria ascesa che sostituirà completamente negli anni a venire il carbone fossile, “catturando” tre quarti degli investimenti a livello globale.  Il cambiamento sta seguendo un ritmo molto più serrato del previsto grazie alle tecnologie digitali nel campo del solare ed eolico (ad esempio), ed entro il 2040 l’utilizzo di energie alternative raggiungerà un’ampia diffusione. I dati provenienti da più fonti autorevoli, sia governative che indipendenti, non fanno altro che ribadire come non sia possibile far tornare indietro le lancette del progresso, nemmeno se a volerlo è il presidente degli USA.

 

DA “INSIDECLIMATENEWS.ORG”

A cura di M.B.

La Cina pronta al mercato delle emissioni di carbonio

La Cina ha svelato il suo piano per contrastare l’inquinamento ed il cambiamento climatico: darà vita ad un mercato nazionale delle emissioni di carbonio, che supererà quello europeo per grandezza. In una prima fase l’esperimento interesserà 1700 impianti di produzione elettrica, che producono 3 miliardi di tonnellate di CO2 all’anno: ad ogni impresa verrà assegnata una quota di emissioni e se la supererà dovrà decidere se comprare quote dalle aziende più virtuose, che avranno inquinato meno del previsto, oppure abbassare le emissioni fino al livello consentito. La sperimentazione si è svolta dal 2013 a Pechino e altre sei città pilota, ma ora il governo ha intenzione di estendere il mercato delle emissioni a tutto il paese.

DA “ANSA.IT”

A cura di M.B.

Macron: sul clima stiamo perdendo la battaglia

Al vertice del One Planet Summit di Parigi, il presidente Macron, padrone di casa e organizzatore della riunione informale sui finanziamenti per il clima, ha sottolineato come la battaglia per rimanere entro gli accordi siglati nel 2015 sia sempre più dura e come, con gli USA fuori (Macron si dice convinto che Trump ritornerà sui suoi passi, ma rinegoziare gli accordi sarà impossibile), si rischi di fallire. La guerra contro i combustibili fossili è ancora ostacolata da finanziamenti massicci in questo settore e non nelle energie rinnovabili; tuttavia la Banca Mondiale ha annunciato attraverso i suoi rappresentanti al summit, l’intenzione di tagliare del tutto i fondi per l’estrazione degli idrocarburi a partire dal 2019 e la compagnia assicurativa AXA lo stanziamento di 12 miliardi di euro in energie verdi entro il 2020. Il presidente francese ha inoltre annunciato che il suo governo stanzierà centinaia di migliaia di dollari in ben 12 progetti volti a contrastare il cambiamento climatico, dallo sviluppo delle auto elettriche ai fondi per aiutare le popolazioni caraibiche nella gestione del fenomeno degli uragani. Nel corso del summit sono emerse molte proposte ed iniziative secondo CAN (Climate Action Network), che comprende 1200 ong impegnate nel contrastare il cambiamento climatico, ma non sufficienti per restare entro 1,5 gradi previsti dall’accordo del 2015. Intanto il ministro italiano Galletti ha affermato che l’Italia è uno dei paesi più virtuosi, in quanto ha elaborato una strategia energetica nazionale che porterà, se tutto va come previsto, alla decarbonizzazione completa nel 2025. La giornata del One Planet Summit è stata scandita da tavole rotonde sui finanziamenti pubblici e privati, locali e regionali, incontri dei leader e ministri con ong, ricercatori e persino star impegnate nella causa del cambiamento climatico come Leonardo di Caprio e Marion Cotillard.

 

DA “ANSA.IT”

A cura di M.B.

 

Piano Juncker per l’energia

Dal 2021 al 2030 serviranno ogni anno 379 miliardi di euro per il piano Marshall ideato dall’Europa per l’ambiente, per poter rispettare gli obiettivi sulle emissioni e sulle rinnovabili. Per recuperare quella cifra da capogiro non basterebbero tutti i fondi pubblici del mondo, come osserva il presidente del parlamento europeo Tajani, quindi è necessario attirare investimenti privati attraverso incentivi finanziari. Mentre su eolico e solare sono stati fatti grandi passi avanti nella riduzione dei costi, nell’edilizia la situazione è definita “frustrante”, ed è proprio questo settore responsabile del 40% delle emissioni in Europa. La Commissione europea si è data molto da fare per creare strumenti legislativi per spianare la strada al raggiungimento degli obiettivi climatici e il Fondo europeo per gli investimenti strategici ha finora convogliato il 25% delle risorse per l’ambiente e l’innovazione ma non basta: si dovrebbe arrivare al 40% per raggiungere gli obiettivi. Ma se c’è un problema che l’Europa non si è posta è il ruolo del gas naturale, che dovrebbe far da ponte per la transizione da combustibili fossili ad energie pulite, che rischia di mandare gambe all’aria l’accordo di Parigi, a causa del già annunciato aumento di CO2 nell’aria. L’impatto dell’anidride carbonica e del metano è stato sottovalutato e ora gli accordi di Parigi sono molto vicini al fallimento a causa anche di questa “svista”.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Casa Bianca: OK al rapporto che vede cambiamento climatico causato dall’uomo

Un rapporto scientifico redatto da 13 agenzie federali USA afferma che la Terra sta vivendo uno dei periodi più caldi mai registrati e che le attività umane siano responsabili dell’aumento della temperatura nel Ventesimo secolo. Questo rapporto ha ricevuto a sorpresa l’ok della Casa Bianca e presto sarà pubblicato; il rapporto contraddice completamente le tesi finora sostenute dall’amministrazione Trump, che ha smantellato le politiche verdi di Obama, promuove il ritorno all’utilizzo del carbone e nega ostinatamente il ruolo dell’uomo nel cambiamento climatico. Il rapporto osserva come negli ultimi 115 anni la temperatura media globale sia aumentata di un grado Celsius e che quest’aumento brusco è dovuto alle attività umane, specialmente dalla seconda metà del Ventesimo secolo in poi. Contiene anche dettagliate analisi sull’aumento del livello dei mari, che entro il 2100 potrebbe innalzarsi di 30 cm e fino a 2,4 m (nell’ipotesi peggiore).

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.