UNEP: stiamo fallendo obiettivi climatici

A Bonn l’UNEP si fa sentire con un monito a non sottovalutare il fattore tempo negli obiettivi cliamtici: la CO2 continua a crescere, eventi atmosferici estremi diventano sempre più frequenti, intere aree del pianeta stanno diventando inospitali e i governi stanno dando ancora troppo spazio ai combustibili fossili. Se il divario che ci separa dagli obiettivi non sarà colmato entro il 2030 attraverso le tecnologie innovative (su cui bisogna investire in modo massiccio), è estremamente improbabile che gli accordi di Parigi vengano rispettati. L’alt alla deforestazione e la riqualificazione verde nell’edilizia sono ancora tasti dolenti perché non messi in atto, la riduzione del consumo di carne e la riduzione delle emissioni causate dalla filiera dell’agricoltura sono parimenti ad uno stallo. E pensare che se tutte le superfici dovessero essere messe a coltura biologica, le emissioni si ridurrebbero del 23% in Europa e del 36% negli USA.

Gli obiettivi da attuare subito sono i seguenti: chiudere le centrali a carbone e introdurre una forma di carbon tax, sostiene Edo Ronchi, presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, e concentrarsi sulla riduzione delle emissioni in aree urbane attraverso mobilità green e riqualificazione edilizia.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Temperature record colpa dell’uomo: rapporto di 13 agenzie americane teme la censura di Trump

Un rapporto federale preliminare, frutto del National Climate Assessment richiesto dal congresso ogni quattro anni, firmato da 13 agenzie e in attesa dell’approvazione da parte dell’amministrazione americana, afferma che le temperature medie negli USA sono le più alte da 1500 anni. Una copia riservata del rapporto è stata consegnata dagli scienziati al New York Times, che ne ha fatto trapelare i contenuti in quanto vi è il pericolo concreto che l’amministrazione Trump non l’approvi, mettendone a tacere le conclusioni. Il documento non fa che ribadire con decisione che le prove del cambiamento climatico sono evidenti “dall’alto dell’atmosfera alla profondità degli oceani” e che l’uomo ha avuto un ruolo chiave nell’acuire la situazione, specialmente dal 1980 in poi con l’emissione di gas a effetto serra. Dal 1880 al 2015 la temperatura globale è aumentata di 0,9 gradi centigradi, e non c’è ciclo naturale che spieghi un aumento così repentino. Purtroppo gli scienziati temono che le ricerche vengano bloccate da Trump e dall’attuale direttore dell’Epa, Scott Pruitt, la cui posizione di scetticismo sul cambiamento climatico è nota. Si registra addirittura da parte di questa amministrazione un cambio del linguaggio da utilizzare, pur di mistificare la realtà: il ministero dell’agricoltura ha chiesto ai propri funzionari di non utilizzare le parole “cambiamento climatico” bensì “situazioni meteorologiche estreme”.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Il Centro euro-mediterraneo sui cambiamenti climatici

Il CMCC è un ente no profit fondato nel 2005 con il supporto del MIUR e di altri ministeri tra cui quello dell’Ambiente, delle Politiche Agricole e delle Finanze nell’ambito del Programma strategico nazionale della ricerca. Dal 2015 il Centro è diventato Fondazione, per dare veste giuridica ai suoi contenuti, finalità e modalità operative. La mission della Fondazione è quella di realizzare studi e modelli del cambiamento climatico e l’interazione di quest’ultimo con la società e l’ambiente, al fine di indirizzare al meglio politiche di mitigazione e adattamento. CMCC ha sedi a Venezia, Milano, Bologna, Lecce, Viterbo e Capua e si avvale della collaborazione di centri di ricerca prestigiosi quali l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, il Politecnico di Milano, l’Università di Ca’ Foscari, l’Università di Sassari e il Centro Italiano di Ricerche Aerospaziali, solo per citarne alcune. Il CMCC è diviso in otto sezioni di ricerca che dialogano tra loro integrando le diverse conoscenze nell’ambito dello studio dei cambiamenti climatici.

L’accordo di Parigi? La Terra ha 5% di possibilità di rientrare nei 2 gradi

Ormai le speranze di fermare l’aumento del riscaldamento globale si sono affievolite quasi del tutto; uno studio dell’università di Washington pubblicato su Nature Climate Change, è giunto alla conclusione che il probabile aumento della temperatura globale sarà di 3,2 gradi, e non 1,5 come si prefigge l’accordo di Parigi del 2015. C’è infatti solo il 5% di possibilità, secondo gli studiosi, di rimanere entro i 2 gradi e ancora più irrisoria è la probabilità che rimanga entro 1,5: solo l’1%. Lo studio ha persino esplorato l’improbabile scenario di un’interruzione completa delle emissioni dei gas serra da oggi; il risultato purtroppo rimarrebbe anche in quel caso un aumento di 1,3 gradi entro il 2100, per effetto inerziale termico degli oceani e la tendenza alla permanenza di gas nocivi nell’aria per secoli. Con l’attuale consumo di anidride carbonica l’aumento di 1,3 gradi verrebbe raggiunto in appena 15 anni. Gli obiettivi di Parigi paiono poco realistici ormai, quasi cancellate le ambizioni iniziali; purtroppo il prezzo da pagare saranno molte morti premature causate da caldo e inquinamento, 60,000 entro il 2030 per la precisione (secondo uno studio dell’università della Carolina del sud). Il Cnr inoltre ha di recente studiato, assieme ad altri enti di ricerca, la salute del Mare Nostrum e le notizie non sono buone: il grado di salinità è sempre più alto, assieme alla temperatura del mare, e l’evaporazione supera le precipitazioni e l’apporto dei fiumi. La parte orientale del Mediterraneo in particolare ha raggiunto livelli record di siccità e temperature alte da 500 anni a questa parte.

A cura di M.B.

DA “LA REPUBBLICA”

El Niño: Gli accordi di Parigi non potranno fermare i suoi effetti

Gli accordi di Parigi, che mirano a contenere l’aumento delle temperature entro 1,5 gradi centigradi, potrebbero non servire a contenere o fermare gli effetti di eventi atmosferici come El Nino, che nel 2015-2016 ha portato alluvioni in Sudamerica e siccità e carestie terribili nel Corno d’Africa e in Indonesia. Eventi del genere potrebbero addirittura aumentare in intensità e frequenza.

DA “IL METEO”

A cura di M.B.