La microplastica nei molluschi

Uno studio di Greenpeace ha appurato che le microplastiche non si trovano solo nello stomaco dei pesci più grandi, ma anche nei molluschi: ebbene anche il più piccolo organismo marino ormai è infettato dalle velenose microplastiche, che costituiscono la “zuppa” in cui si muovono i pesci. Si tratta di polimeri da pochi millimetri di spessore, quelli che si trovano, per intenderci, in scrub per il corpo o dentifrici. Il polietilene è l’elemento più diffuso nello stomaco dei pesci quali acciughe, triglie, merluzzi e scorfani (ma anche cozze e gamberi) ed è utilizzato per il packaging industriale. La situazione più critica resta l’Isola del Giglio, ma si sono registrati miglioramenti dal momento della rimozione del relitto della Costa Concordia. Purtroppo il Tirreno (come il Mediterraneo) è invaso dalla plastica, ma non dobbiamo considerare solo la plastica che possiamo osservare ad occhio nudo: la plastica si riduce a pezzi infinitesimali, tanto da rendere il mare una “zuppa” di microplastiche quasi invisibili, che rischiano di diventare nanoplastiche. A quel punto se ingerite da i pesci e assimilate nei tessuti potrebbero trasferirsi all’uomo direttamente, e non vi sono studi che possano prevedere cosa accadrebbe a quel punto.

Per questo motivo non basta riciclare la plastica, bisognerebbe non utilizzare del tutto ciò che viene detto “usa e getta”; il sindaco delle Isole Tremiti ha già preso provvedimenti in questo senso, con un’ordinanza che vieta stoviglie monouso.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

L’anidride carbonica e il cibo

L’inquinamento da anidride carbonica, come indicano studi americani pubblicati su Nature Climate Change rischia in futuro di impoverire sempre di più i raccolti in termini nutrizionali, con inevitabile impatto negativo sulla salute umana. Si prevede che entro il 2050, 175 milioni di persone in più soffriranno di carenza di zinco e 122 milioni di carenza di proteine. Il NOAA ha calcolato nel 2017 405 parti per milione di CO2 nell’atmosfera, ovvero livelli raggiunti 800.000 anni fa. Se non invertiamo presto questa tendenza, potremo ritrovarci nel 2100 con 800 parti per milione di CO2 nell’atmosfera e un aumento catastrofico di 4 gradi centigradi. I livelli, se si mantiene lo status quo, saranno fra 30-50 anni di 550 parti per milione e ciò significa una riduzione dal 3 al 17% del contenuto di proteine, zinco e ferro in 225 alimenti consumati oggi in 151 paesi del mondo (tenendo conto di disposizione demografica e di disponibilità alimentare dei paesi stessi). Si calcola anche un aumento dell’anemia del 4%. Chiaramente i primi a farne le spese saranno i paesi in cui già imperversa la malnutrizione, ovvero l’Africa subsahariana e il Sudest asiatico.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

I ghiacci si rompono e si aprono nuove rotte nell’Artico

Le navi cargo utilizzate come rompighiaccio dai colossi della navigazione come Maersk Line stanno sempre di più addentrandosi nell’Artico, dove ormai lo strato di ghiaccio è sempre più sottile o assente. Il rialzo fino a 30 gradi delle temperature del circolo polare artico ha portato la compagnia danese ad annunciare una nuova rotta a nord della Russia, una potenziale rotta “rivale” per il Canale di Suez attraverso il quale tradizionalmente avvengono i commerci marittimi tra Asia ed Europa. Tuttavia la riduzione di una o due settimane dei tempi di viaggio tra i due continenti ha un costo più elevato. Il passaggio sarebbe consentito solo nei mesi estivi, ma le temperature calde e i ghiacci sempre più radi stanno rendendo l’estate ben più lunga di una volta in quelle zone. I passaggi a nord est (costeggiando la Siberia) e a nord ovest (costeggiando l’Alaska) rendono di 10-12 giorni più breve la navigazione Asia-Europa rispetto a Suez, ma sinora queste soluzioni erano praticabili per non più di 2-3 mesi l’anno: ora, col cambiamento climatico, potrebbe non essere più così, e le compagnie si preparano. La risposta della Cina a questa situazione sarebbe invece un rivoluzionario passaggio marittimo che dallo stretto di Bering punta direttamente in Islanda, una sorta di “transpolare”, che ridurrebbe i tempi di addirittura due terzi rispetto a Suez. Nell’ambito dei commerci equivarrebbe ad una nuova scoperta dell’America, ma non si sa quanto ciò possa far bene all’ambiente invece.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

India: oltre 370 morti nelle inondazioni

Lo Stato del Kerala nel sud-ovest dell’India è flagellato da giorni da piogge incessanti che hanno causato centinaia di decessi, oltre a circa 220 mila sfollati, 10 km di strade distrutte e centinaia di case spazzate via. Tutti i mezzi militari disponibili, dell’aviazione, della marina e dei vigili del fuoco sono stati impiegati nel salvataggio delle persone intrappolate nelle case allagate, a volte insieme ad animali domestici dai quali giustamente non si vogliono separare (eclatante il salvataggio di una signora e dei suoi 25 (!) cani da parte della Humane Society International, ente che tutela gli animali). Medici, vigili ed esercito sono affiancati da pescherecci locali nelle operazioni di ricerca e salvataggio, mentre sui social si scatenano appelli (anche in forma video) di persone disperate. Il servizio di elettricità e le comunicazioni sono interrotte, l’aeroporto chiuso fino al 26 agosto. Le autorità temono chiaramente un protrarsi della situazione e invitano la popolazione a tenersi pronta ad evacuare le proprie abitazioni.

DA “Il Corriere della sera”

A cura di M.B.