Il più vasto incendio della storia della California

L’incendio più terribile della storia della California ha già un nome: Medoncino Complex, perché originato il 27 luglio nei pressi di Medoncino, nel nord dello Stato, ed è composto da ben due fronti iniziali che si sono incontrati generando un inferno di fuoco che ha distrutto 114.850 ettari di terreno (estensione pari alla città di Los Angeles). Gli stessi vigili del fuoco della Cal Fire sono rimasti sconcertati dalla potenza dell’incendio, che non ha accennato a diminuire nemmeno nelle ore notturne, in cui di solito le fiamme si placano. L’alta pressione con conseguente clima caldo e arido ha creato le condizioni perfette per la propagazione del fuoco, insieme a forti venti. L’aridità e le scarse precipitazioni sono ormai una costante dal 2012, tanto che quattro dei cinque incendi più devastanti della storia dello Stato sono avvenuti appunto dopo questa data. Trump è intervenuto con un tweet per commentare la situazione, sostenendo che il piano ambientale della California fosse carente in quanto la legge non consente di utilizzare le risorse d’acqua prontamente disponibili per combattere l’incendio. La risposta dalla California non si è fatta attendere: l’acqua c’è e in buone quantità, ma la colpa di questi eventi è il cambiamento climatico, che va affrontato e non negato.

DA “La Repubblica”

A cura di M.B.

La siccità nel Lago Maggiore

La carenza di piogge e il caldo hanno fatto sì che il Lago Maggiore inizi a perdere 3 cm al giorno di acqua, ovvero 6 miliardi di litri al giorno. Il livello è poco oltre lo zero idrometrico e tutto ciò si ripercuote sui trasporti da e per le isole in mezzo al lago. I temporali sparsi previsti su Lombardia e Piemonte nei prossimi giorni però non basteranno a riempirlo. Il grido d’allarme è lanciato dall’Associazione nazionale dei consorzi per la tutela dell’ambiente e del territorio, che ha osservato crisi idriche ormai in tutte le regioni del nord, comprese Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia. Ad aggravare la situazione dei laghi c’è anche la cementificazione a ridosso di essi e lo sversamento di rifiuti.

DA “Il Corriere della sera”

A cura di M.B.

In Norvegia l’economia della pesca sostituirà quella del petrolio?

La ricchissima Norvegia, massima produttrice di gas e petrolio (20 volte più dell’Italia), ha fondato sull’estrazione di quest’ultimo il proprio welfare insuperato: il fondo sovrano norvegese, che vale 886 miliardi di dollari, paga le pensioni ai propri anziani, la scuola ai propri giovani e assicura un elevato stile di vita alla popolazione intera. Nel 2015 però gli investimenti nel settore sono calati del 23%, bruciando circa 40.000 posti di lavoro. Tuttavia i norvegesi non si sono persi d’animo e hanno deciso di puntare sulla pesca, business già fiorente, ma ora più che mai in ascesa. Nel 2016 la Norvegia ha prodotto il 54% del salmone proveniente dalle acque atlantiche e ne ha esportate 1,1 milioni di tonnellate per l’equivalente di 6,5 miliardi di euro. Il salmone, ricco di Omega 3 e dall’alto valore nutrizionale, è arrivato a costare più di un barile di petrolio. Il mercato registra un’impennata netta di richiesta di questo pesce sulle tavole di tutta Europa, tra cui l’Italia dove dal 2010 la richiesta registra un eclatante + 257%. Il salmone, una volta visto come prodotto pregiato da concedersi solo in occasioni speciali, è diventato molto più accessibile grazie anche alla moda dei ristoranti di sushi. Le importazioni dalla Norvegia costituiscono l’80% anche se è in aumento anche l’importazione dalla Cina. Marine Harvest, colosso norvegese della produzione di salmone e trota affumicata, ha in programma l’apertura di una catena di ristoranti in Cina per far scoprire al mondo asiatico la prelibatezza dei prodotti ittici norvegesi (in Cina il salmone è ancora poco diffuso come cibo). La Norvegia in sostanza sta promuovendo la moda dei ristoranti orientali in Europa vendendo al contempo i propri prodotti in Cina, Taiwan e Giappone. Sono passati decenni prima che il salmone norvegese facesse breccia nelle tavole giapponesi, in quanto vi erano radicati preconcetti verso il salmone a causa di una confusione tra quello del Pacifico (poco amato dai nipponici) e quello dell’Atlantico. La Norvegia ha dovuto inoltre fronteggiare le accuse sul metodo di approvvigionamento del salmone: gli allevamenti intensivi, l’uso di antibiotici e pesticidi. In questo la Norvegia ha fatto grandi passi avanti negli ultimi anni, promuovendo la crescita sostenibile e il rispetto per la materia prima (vaccini biologici somministrati singolarmente ai pesci per evitare l’uso di medicinali, prevenzione di “fughe” dei pesci d’allevamento, ricambio d’acqua costante). Le autorità assicurano che il paese sottopone le aziende a controlli molto severi di sostenibilità ambientale prima di permettere l’allevamento dei salmoni. Col nuovo governo conservatore le isole Lofoten rimarranno non trivellabili, dopo la presentazione di una petizione largamente appoggiata nel paese e nel 2030 si è posto l’obiettivo di essere carbon free: che la Norvegia stia puntando il suo futuro sull’allevamento di salmone per non dipendere più dal petrolio? Molto probabile.

DA “businessinsider.com”

A cura di M.B.

Tempesta di sabbia su Phoenix

La città principale dell’Arizona, Phoenix, ha vissuto il passaggio di due tempeste di sabbia che hanno interrotto il servizio elettrico e quello dei trasporti. La popolazione, costretta in casa, ha assistito allo scurirsi del cielo e la tempesta di sabbia seguita da piogge torrenziali e fulmini. Dopo un paio di giorni la situazione è rientrata, ma inizia la conta dei danni agli edifici.

DA “La Stampa”

A cura di M.B.

Nel 2017 record di gas serra nell’atmosfera

La NOAA e la American Society of Meteorologists fa sapere che da uno studio condotto da 450 scienziati di tutto il mondo, viene fuori che nel 2017 c’è stata un’impennata del riscaldamento globale, generato dalla combustione di energie fossili e vari gas che hanno stabilito un nuovo record mondiale per concentrazione nell’atmosfera. L’anno in cui Donald Trump ha annunciato il ritiro dall’accordo di Parigi.

DA “La Repubblica”

A cura di M.B.