Il nostro cervello subisce gli effetti dell’inquinamento

L’inquinamento dell’aria non è solo un problema per i polmoni, ma anche per il cervello: studi scientifici pubblicati di recente hanno messo in relazione diretta la qualità dell’aria con malattie cerebrovascolari e neurodegenerative. Per questo motivo il “World Brain Day” del 2018 è dedicato alla riflessione sull’inquinamento dell’aria, che ha un impatto sulla salute della nostra mente. Il responsabile della sezione di medicina ambientale della World Federation of Neurology spiega come il contenuto dell’aria, composto di un mix di pollini, spore e sostanze tossiche prodotte dall’uomo, possa nuocere al cervello. Ben 9 esseri umani su 10 respirano quotidianamente aria inquinata, che causa il 10% delle morti ogni anno nel mondo (si parla di circa 9 milioni di persone). Secondo il Global Burden of Disease il 30% degli ictus è riconducibile a sostanze inquinanti nell’aria. Assimiliamo gli inquinanti attraverso le vie respiratorie e quelle alimentari: così si scatenano risposte infiammatorie che raggiungono il cervello attraverso il flusso sanguigno e il tratto respiratorio superiore. In tale modo si innescano potenziali patologie neurodegenerative; persino il microbiota intestinale, se danneggiato da inquinanti, può influire negativamente sulla salute del cervello. L’elenco di possibili problemi legati all’inquinamento è lungo: aterosclerosi, stress ossidativo, aumento della pressione, problemi cardiaci, ecc. A livello delle cellule gli inquinanti interagiscono con i mitocondri e il DNA stesso. Di questo dovranno iniziare ad essere consapevoli politici e amministratori, oltre che i cittadini.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

Temperature record in Scandinavia

La Scandinavia è interessata in questi giorni da un’ondata di calore più unica che rara, con picchi di 35 gradi registrati ad Uppsala ed Helsinki. Un meteo impressionante, che crea non solo occasioni di svago, ma anche problemi: nelle case non vi è mai stato il bisogno di climatizzatori e dunque molti anziani sono stati colti di sorpresa dalla calura e molti sono deceduti. Oltre a ciò vi sono gli incendi boschivi, purtroppo sempre più estesi per l’aridità. Ben 80 sono i roghi segnalati nelle foreste svedesi, mentre 4 cittadine sono state evacuate; sono arrivati soccorsi dalla Norvegia e dall’Italia. Le temperature sono di dieci gradi sopra la media, mentre le precipitazioni sono sette volte inferiori alla media stagionale. Studi recenti hanno sottolineato come le zone temperate del globo stiano in generale subendo estati molto calde ed inverni molto rigidi, con un rallentamento della circolazione atlantica meridionale a causa del cambiamento climatico, un circolo vizioso in cui l’effetto serra è protagonista.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Siccità in Arizona

E’ emergenza siccità nello stato americano conosciuto anche per i suoi cavalli selvaggi che corrono da sempre liberi sui pendii delle Grey Mountains; gli splendidi quadrupedi soffrono per la mancanza di risorse idriche e si presentano deboli e disidratati. Non manca solo l’acqua però, manca anche il cibo per la scarsa presenza di vegetazione. Così Glenda e Paul, due abitanti della zona, hanno deciso di allestire un abbeveratoio di fortuna, una grande vasca perché i cavalli potessero bere, e presto, dopo la pubblicazione di una foto su Facebook, la notizia si è diffusa. Grazie a tutto ciò ora molti vicini si sono attrezzati allo stesso modo, e alla porta della coppia si sono presentati numerosi volontari per dare una mano. La stessa associazione no profit Wild Horse Ranch Rescue si è interessata al coordinamento dei volontari. I poveri cavalli sono ridotti a scheletri viventi per mancanza di acqua e cibo, ma grazie al sostegno di molti volontari, stanno ricominciando a recuperare la salute. Solo dopo aver bevuto ininterrottamente per settimane le povere bestie hanno iniziato a reagire agli stimoli e a mangiare.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

Consumo del suolo in Italia

Il consumo del suolo in Italia aumenta nel 2017, mentre si perde sempre più superficie naturale: l’equivalente di due piazze Navona viene costruito ogni due ore, mentre ogni secondo vengono cementificati due metri quadrati di territorio. Il consumo del suolo è particolarmente intensificato nel Nord-Est del paese, a danno di aree protette, coste e corsi d’acqua. Il costo della cementificazione selvaggia è di due miliardi all’anno e comprende perdita di ecosistemi, perdita di produzione agricola e di legna: sono questi i dati del rapporto ISPRA 2018. Quasi un quarto del consumo di suolo avviene in aree paesaggisticamente protette e il 64% si deve alla presenza di cantieri e terra battuta pronta ad ospitare nuove infrastrutture ed edifici-non necessariamente abusivi. I nuovi edifici rappresentano il 13% ca. del territorio vincolato perduto nel 2018. Decine di migliaia di ettari nei Monti Sibillini e nel Parco del Gran Sasso sono stati impermeabilizzati per costruzioni progettate a seguito dei fenomeni sismici degli ultimi anni e preoccupa il fatto che nel 6% dei casi, nel 2017 le trasformazioni siano avvenute in aree a pericolo frana, e nell’oltre 15% dei casi in aree a rischio idrico medio/alto. Il consumo di suolo è più intenso nelle aree al di sotto dei 300 m (nell’81,7% dei casi), nelle aree costiere, quelle a rischio idraulico e in quelle a vincolo paesaggistico. Tra queste il Parco nazionale del Vesuvio, della Maddalena e del Circeo. A livello provinciale è però il centro-nord ad avere il record negativo 2017, con il comune parmense di Sissa Trecasali in testa, a causa del cantiere dell’autostrada Tirreno-Brennero. Molti piccoli e medi comuni si trovano con percentuali di territorio cementificato di oltre il 50-60% (in provincia di Napoli si arriva anche a oltre il 90%). La Lombardia e il Veneto sono in testa per incremento di aree edificate, insieme alle altre regioni del nord fino all’Emilia Romagna. Le regioni meno interessate da questo fenomeno quest’anno sono state la Valle d’Aosta insieme alla Basilicata e al Molise. Il WWF commenta a ragione che dopo aver rovinato la fascia costiera e reso irriconoscibile l’interno, ora la cementificazione selvaggia inizia ad accanirsi contro le aree vincolate più preziose per il nostro paese.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Groenlandia: si stacca iceberg grande 1/3 di Manhattan

Alcuni scienziati della NY University hanno filmato il momento in cui un iceberg ampio sei km si è staccato da un ghiacciaio in Groelandia. Questo fenomeno, chiamato “calving” è causa dell’aumento del livello dell’acqua. Gli scienziati stanno studiando da una decina d’anni i cambiamenti di temperatura e di livello dell’acqua in Groenlandia, e questo video riassume in 90 secondi l’esito di un processo di distacco partito solo circa un mese fa.

DA “IL CORRIERE DELLA SERA”

A cura di M.B.