Misurazioni satellitari: il mare s’innalza più del previsto

Uno studio effettuato dall’Università del Colorado in collaborazione con la NOAA, la NASA e l’Università della Florida, pubblicato sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences of the United States of America, ha rivelato che tra il 2005 e il 2100 il livello dei mari potrebbe aumentare di ben 65 cm. I dati sono stati raccolti attraverso l’analisi degli altimetri, collocati su quattro satelliti artificiali a partire dal 1992. La misurazione del livello del mare attraverso gli altimetri è considerata scientificamente più precisa rispetto a quella fornita dai mareografi, che si basano sui dati delle maree in corrispondenza delle coste (dunque non considerano il livello del mare al largo e i dati delle maree hanno ampio margine di errore). Lo scioglimento dei ghiacci sta portando ad una forte accelerazione del ritmo annuale di crescita del livello delle acque e se il mare in 25 anni si è innalzato al ritmo di 3 mm l’anno, non è detto che fra qualche anno il ritmo non divenga più sostenuto (passando dunque dalla previsione di 30 cm a molto più di 60 cm entro fine secolo). Ammettendo che i dati fossero corretti, probabilmente verso la fine del secolo molte città costiere rischieranno di finire sommerse.

DA “IL CORRIERE DELLA SERA”

A cura di M.B.

Quasi tutti gli uccelli marini mangeranno plastica nel 2050

Nel 2050, la quasi totalità degli uccelli marini si ciberà di plastica, a causa degli 8 milioni di tonnellate di plastica che gettiamo ogni anno negli oceani. Nel 2015 abbiamo gettato in mare l’equivalente di 900 grattacieli alti come l’Empire State Building. La catena alimentare così viene disturbata da questi elementi tossici, che vengono ingeriti dai pesci che poi mettiamo sulle nostre tavole, completando il ciclo. La plastica soffoca tartarughe e delfini e le microplastiche contenute in detergenti e cosmetici stanno avvelenando le acque del nostro pianeta. Molti paesi, dalla Francia, all’Inghilterra e all’Italia, passando per Canada e alcuni stati africani, si sono mobilitati per proibire shopper in plastica, posate, bicchieri e piatti non compostabili e microplastiche, eppure c’è ancora molto da fare per mitigare questa tragica situazione per il mare, per gli animali e per noi stessi.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Strage di oranghi: 100.000 uccisi in 16 anni

La popolazione degli oranghi del sudest asiatico, secondo una ricerca compiuta dal Max Planck Institute e pubblicata su Current Biology, è stata letteralmente decimata a partire dal 1999: varie cause, quali la deforestazione, le piantagioni di olio di palma e la caccia indiscriminata, sono alla base di questo scempio causato dagli esseri umani. Ben 100.000 esemplari sono stati uccisi a causa delle attività umane, che si trovano sempre più spesso a ridosso degli habitat delle scimmie, che vengono fatte oggetto di veri e propri raid dei cacciatori. Il WWF si è mobilitato per creare dei “ponti” per ricollegare gli esemplari sfollati ad altri punti della foresta lontani dalle piantagioni, ma è una soluzione a breve termine, difficile da portare avanti: la verità è che l’uomo dovrebbe smettere di depredare e depauperare l’habitat di queste creature, mettendo fine alla deforestazione.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Detergenti e vernici inquinanti quanto il traffico

L’agenzia statunitense NOAA ha recentemente condotto uno studio sui livelli di particolato e ozono nella trafficatissima Los Angeles, ma nel tentativo di attribuire al traffico dei mezzi di trasporto  tutta la colpa dell’inquinamento nella metropoli, ha fatto un’inquietante scoperta sull’inquinamento domestico. Effettuando analisi sull’attività delle aziende chimiche e la produzione di VOC (i cosiddetti “composti organici volatili”), ne risulta che la quantità di questi ultimi sia due o tre volte superiore al livello di guardia, mentre le emissioni nocive attribuibili al traffico sono inferiori di un quarto rispetto alle stime. Eppure il consumo medio pro capite di carburante è circa 15 volte superiore a quello di lozioni e detergenti vari! I VOC sono idrocarburi gassosi che si trovano in sgrassatori, deodoranti e smalti; il loro effetto sulla salute è potenzialmente negativo, si passa da una lieve sensazione di disagio sensoriale a vere e proprie patologie respiratorie e al cancro (il benzene è una componente potenzialmente cancerogena).

Dunque all’interno delle nostre case vi è un importante livello di ristagno di queste sostanze tossiche volatili; non è il caso di creare allarmismi, ma è necessario che si mettano al più presto al bando le sostanze nocive alla salute umana per poter continuare ad utilizzare in tutta serenità i prodotti dell’igiene quotidiana delle nostre case e della persona.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Mais OGM: nessun rischio per la salute secondo uno studio italiano

La Scuola Superiore Sant’Anna e l’Università di Pisa hanno collaborato nel mettere a punto una ricerca sulle colture di mais OGM in tutti i continenti del mondo dal 1996 ad oggi, e il risultato, pubblicato su Scientific Reports, sostiene che non vi sia alcun rischio per la salute umana. Il mais OGM sarebbe invece molto resistente ad attacchi di insetti e altre sostanze contaminanti, ed avrebbe una resa migliore di quello tradizionale. Eppure dalle analisi della Coldiretti emerge che gli italiani (in buona compagnia della maggior parte degli europei), sono contrari alle coltivazioni OGM e la quasi totalità della popolazione non mangerebbe mai carne o latticini OGM. Alcuni agricoltori e imprenditori si sono battuti per poter seminare mais OGM (nonostante dal 2015 lo Stato italiano abbia impedito la semina OGM che a livello UE è invece permessa) tra cui Giorgio Fidenato, al quale la Corte Europea ha dato ragione nel contenzioso con lo Stato italiano, in quanto quest’ultimo non poteva impedire la semina di mais OGM se non per comprovati fattori di rischio per la salute umana. I nuovi studi sembrano confermare che non vi siano rischi, eppure Greenpeace commenta i risultati della ricerca tiepidamente: le colture OGM potrebbero comunque essere un danno per la biodiversità ed il made in Italy, perciò sarebbe meglio concentrarsi sulla selezione di specie resilienti dal punto di vista climatico che sugli OGM nell’agricoltura del futuro.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.