I pipistrelli soffrono il caldo in Australia, le iguane il freddo negli USA

Mentre iguane e altri animali si “ibernano” sembrando morti per il freddo negli USA, in Australia il caldo torrido, mai così caldo dal 1939, sta mettendo a dura prova molte specie. Opossum che si scottano le zampe sul cemento, i koala disidratati, i volatili pigri che non volano e pipistrelli che cadono al suolo “bolliti” poiché non sopportano temperature superiori ai 40 gradi, sono alcune delle problematiche registrate presso la fauna. I pipistrelli soffrono molto il caldo e il loro numero è decisamente diminuito in Australia a causa delle ondate di calore che negli anni passati hanno flagellato la comunità di volpi volanti, tanto che ora sono considerate una specie “vulnerabile”.

DA “LA STAMPA”

A  cura di M.B.

In Italia temperature invernali record

Le temperature all’alba registrate in più città italiane hanno battuto il record con massime mai così alte da 40 anni: Milano, Roma, Napoli, Verona e Palermo (solo alcuni esempi) si sono svegliate con temperature pressoché primaverili, proprio nei giorni di gennaio in cui il clima dovrebbe essere più inclemente. Precipitazioni ed aria fredda però dovrebbero presentarsi nei prossimi giorni ad interrompere l’eccezionale sequenza di giornate miti; l’anno scorso l’Italia ha visto l’anno più secco di sempre, mentre il 2016 è stato il quarto anno più caldo della storia in Italia (dalle prime registrazioni meteo) e il 2017 il sesto.

DA www.ansa.it

A cura di M.B.

Caldo torrido in Australia: a Sydney 47,3°

E’ dal 1939 che in Australia non si registrava una giornata così calda; lo scorso 7 gennaio il caldo torrido misto ad umidità ha fatto registrare nel quartiere ovest della città di Penrith ben 47,3 gradi centigradi. Molte persone hanno chiesto soccorso in quanto colte da malore, persino dei giocatori di tennis che si allenavano per il torneo internazionale di Sydney hanno dovuto rinunciare agli allenamenti della mattina. Le autorità hanno inoltre diramato un’allerta incendi, vietando fuochi e fiamme in tutta la città.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

L’Europa dichiara guerra a sacchetti di plastica e microplastiche

L’esecutivo UE ha preparato una guerra totale a sacchetti, imballaggi, stoviglie in plastica e microplastiche in detersivi e cosmetici: il prossimo 16 gennaio alla riunione dell’Europarlamento, saranno presentate delle misure “ad hoc” per contrastare questi inquinanti. I cittadini dell’Unione Europea, secondo un sondaggio (Eurobarometro), sono particolarmente sensibili alla tematica, tanto che le stime prevedono nel 2019 ad un calo dell’80% di utilizzo di sacchetti di plastica rispetto al 2010. Il primo obiettivo delle misure sarebbe quello di rendere riutilizzabile entro il 2030 la maggior parte degli imballaggi in plastica, poi ci sarebbe quello di dichiarare guerra ai prodotti monouso quali stoviglie in plastica. I materiali da utilizzare saranno quelli biodegradabili e per la salute del mare arriva un pacchetto di norme stringenti sulle microplastiche nei detersivi e cosmetici, oltre ad un controllo più serrato dei rifiuti prodotti da navi ed imbarcazioni da diporto.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

Ozono: buco chiuso ai poli ma nel resto del pianeta la situazione peggiora

Nel 2016 era arrivata la buona notizia della riduzione del 20% dell’estensione del buco dell’ozono dal 2005, ma un’innovativa tecnica satellitare utilizzata da un team mondiale di scienziati ha ridimensionato l’ottimismo: infatti, mentre ai poli lo strato di ozono pare in crescita, a latitudini inferiori, ovvero le aree più popolate del pianeta (tra latitudine 60 Nord e 60 Sud), la situazione sembra molto diversa. Una serie storica di misurazioni dell’oscillazione dell’ozonosfera a partire dal 1985 ha constatato che i livelli di ozono sono diminuiti globalmente, ma peggiorati alle latitudini più popolate e colpite da raggi Uv (dunque la situazione è potenzialmente più pericolosa che il buco dell’ozono ai poli). Le cause di questo problema vanno ricercate nei cambiamenti climatici degli ultimi anni e nelle sostanze inquinanti dette VSLS (very short lived substances), che vengono prodotte in quantità crescente nelle attività umane e il cui impatto è probabilmente sottostimato (o non studiato) per quanto riguarda gli effetti sull’ozonosfera. Vanno ancora inoltre accertati i potenziali rischi per la salute umana e la sopravvivenza degli ecosistemi terrestri.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.