In California l’incendio più devastante della sua storia: 31 morti e 228 dispersi

Tempeste di fiamme che lambiscono le abitazioni, celebrità e gente comune in fuga, case ridotte a detriti carbonizzati e 300.000 sfollati: la California sta fronteggiando l’incendio più grave della sua storia, con molteplici roghi (in tutto sei) difficili da spegnere e molto estesi. Le fiamme hanno distrutto la cittadina di Paradise e la famosa Malibu, dove si trovano molte strutture turistiche e case di vip è accerchiata. Gli sfollati hanno dovuto guidare attraverso fumo e fiamme per salvarsi la vita e l’entità della distruzione è qualcosa di “davvero incredibile”, come ha detto il capo dei servizi di emergenza in California.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Il maltempo uccide e devasta i boschi

Sono il nord con il Veneto e il sud con la Sicilia a pagare il prezzo più caro delle ultime incessanti piogge e venti fino a 180 km orari che hanno provocato frane e distrutto i boschi sulle Dolomiti. In Sicilia i morti sono 12: la tragedia si è consumata in una località nei pressi di un fiume, dove era stata costruita una casa abusiva, che, invasa dall’acqua, è diventata una trappola fatale per un’intera famiglia. In Veneto e Trentino Alto Adige le foreste sono ormai distese di alberi caduti, detriti e fango che si sono trascinati fino nelle case e nei centri abitati, dove la corrente elettrica non ha funzionato per ore o giorni e le persone sono rimaste isolate, anche a causa della condizione delle strade. Il fango delle frane è perfino entrato nei laghi (Garda e Auronzo) dove le acque azzurre si sono trasformate in distese marroni. Il Veneto conta danni enormi nel Bellunese e in tutto ammontano ad un miliardo; Federforeste parla di 14 milioni di alberi abbattuti dal maltempo, tra cui molti nelle foreste di abeti rossi, da cui si ricava il legno per i violini Stradivari. Anche la Sicilia ha sofferto disagi specialmente per il dissesto idrogeologico e gli allagamenti, specie a Palermo e nell’Agrigentino. La situazione rimarrà critica ancora per giorni, in quanto il maltempo continuerà a colpire sia il nord che il sud.

A cura di M.B.

Aree costiere a rischio in Italia

Sette aree costiere sono state classificate a rischio per l’innalzamento delle acque, di cui quattro sul versante adriatico e le altre tre su Tirreno e Mediterraneo: si tratta di Pescara, Martinsicuro, Fossacesia (Chieti), Lesina (Foggia), Granelli (Siracusa), Valledoria (Sassari) e Marina di Campo (Isola d’Elba). Queste aree di criticità sono state segnalate all’ultimo vertice a Roma organizzato da ENEA sui cambiamenti climatici e che ha coinvolto esperti provenienti da tutto il mondo del CMCC, CNR, ISPRA e del MIT di Boston. I modelli dell’IPCC hanno finora indicato una prospettiva di innalzamento delle acque dei mari di 1 metro entro il 2100, ma la previsione non tiene conto delle particolarità geologiche regionali e dunque anche la documentazione sul fenomeno che si osserverà sulle coste italiane è lacunoso e va rielaborato tenendo presente le caratteristiche del nostro territorio, che oltretutto è ad alta attività sismica. Bisogna considerare il travaso di acque che avviene nel Mediterraneo, alimentato attraverso lo Stretto dei Dardanelli e quello di Gibilterra, che è più basso dell’Atlantico di 20 cm e del Mar Morto di ben 50 cm. Il Mediterraneo è più simile ad un lago, un invaso chiuso, che rischia di inondare una parte importante del territorio italiano nei prossimi decenni. Le aree più a rischio si trovano sulla costa adriatica da Trieste alla Puglia, sulla costa tirrenica dalla Versilia alla Campania, mentre nel Mediterraneo sono a rischio le coste siciliane e le isole Eolie.

DA www.enea.it

A cura di M.B.

Le microplastiche nel nostro corpo

Una ricerca condotta dall’Agenzia per l’Ambiente austriaca ha appurato la presenza di polimeri delle microplastiche nelle feci umane; dopo i gabbiani, i pesci e il sale marino, la conclusione scientifica inevitabile è arrivata, ovvero che anche noi siamo contaminati. Forse addirittura il 50% degli esseri umani porterebbe nel proprio corpo tracce di microplastiche. Le particelle rinvenute vanno dai 5 ai 500 micrometri e sono state trovate in un campione di 8 persone provenienti da Europa, Russia e Giappone, non vegetariane. Su 10 varietà di microplastiche ne sono state attestate 9 nei corpi dei partecipanti e le tipologie più comuni sono polipropilene e polietilene tereftalato. 20 particelle ogni 10 grammi di feci in media. Le microplastiche sono capaci di inserirsi nel flusso sanguigno e linfatico, raggiungendo l’apparato intestinale causando potenzialmente malattie. Ridurre l’utilizzo della plastica è necessario, e le grandi responsabili sono le multinazionali soprattutto del settore alimentare e cosmetico, le quali devono impegnarsi a non utilizzare più imballaggi non riciclabili. Aziende quali Coca Cola, Unilever, Mondelez, Pepsico, Kraft Heinz, Procter & Gamble, Mars, Nestlè, Danone e Colgate Palmolive, secondo un sondaggio di Greenpeace, non condividono oppure non conoscono la quantità di imballaggi prodotti e la fine del loro ciclo di vita. Sebbene abbiano tra le loro politiche la riciclabilità degli imballaggi, nessuno sforzo economico a monte è stato fatto per incrementare questo aspetto e nessuno studio su sistemi alternativi di consegna e distribuzione.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.