L’aumento di anidride carbonica impoverirà i raccolti di proteine e ferro

Entro il 2050, secondo uno studio di Harvard, alimenti come il grano e il riso vedranno una drastica diminuzione del loro valore nutritivo a causa dei livelli di anidride carbonica. Lo studio è stato pubblicato su Environmental Health Perspectives, e sappiamo che a soffrirne maggiormente saranno i paesi sviluppati, i cui abitanti perderanno il 5 % del loro fabbisogno proteico. La rivista Geohealth che si è espressa sullo stesso tema ha invece sottolineato la riduzione dell’apporto di ferro, con conseguenze negative sulla salute umana come i disturbi legati alla carenza di sali minerali.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Overshoot day 2017

L’Overshoot Day 2017 è arrivato il 2 agosto, data in cui il pianeta ha esaurito le risorse naturali a disposizione per un anno. L’Overshoot Day viene regolarmente registrato dal 1986, e ogni anno si registra un anticipo di questa data, ogni anno un record negativo: nel 2000 si esaurirono le risorse a fine settembre, negli ultimi due anni il 13 e l’8 agosto. Il Global Footprint Network segnala il fatto che servirebbero le risorse di 1,7 pianeti analoghi alla Terra per soddisfare le esigenze di un’umanità in costante crescita (bisogna però far notare che ci si riferisce ad un valore medio di consumo mondiale; se tutti consumassero come gli italiani servirebbero 2,6 pianeti, e non siamo nemmeno i peggiori). L’Overshoot Day riguarda l’impronta ecologica globale e la capacità dell’ambiente di produrre risorse e assorbire i nostri rifiuti. Il 60% si riferisce alle capacità di assorbimento dei rifiuti e il 26 % all’indice dei consumi globali. In Italia sappiamo che il 35% degli alimenti freschi viene sprecato, il 19 % di pane e 16 % di verdura. Se dimezzassimo gli sprechi, mangiassimo cibi a basso contenuto proteico e controllassimo le calorie assunte si potrebbe spostare in avanti l’Overshoot Day di ben 42 giorni l’anno prossimo. Lo spreco di cibo è pari a 1226 metri cubi l’anno di acqua e responsabile dell’immissione di 24,5 milioni di tonnellate di anidride carbonica all’anno. Inoltre il 70% dell’acqua dolce disponibile sul pianeta è utilizzata per attività agricole.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

Allarme siccità: 11 laghi a rischio

A causa di alte temperature e scarse precipitazioni, molti laghi sono a rischio: il Lago di Bracciano, Maggiore (meno 5,4 cm sotto l’altezza idrometrica media), d’Iseo (con riempimento del 56,4%), di Vico, di Garda (la situazione peggiore con riempimento solo del 35%), Trasimeno e di Como (57,6%), solo per citarne alcuni. La loro secchezza è data però anche da eccessiva captazione e sovrasfruttamento, e tutto ciò ce lo comunica Legambiente, nell’ambito della campagna “Goletta dei laghi”, il cui report finale, “Laghi a rischio”, ne comprende tra nord e centro Italia ben 14. C’è anche il problema della cattiva depurazione, riscontrato a partire dal 2006 e che non ha mai cessato di essere un problema, tanto che alcuni laghi subiscono un inquinamento cronico per la presenza di scarichi abusivi. Legambiente chiede che le situazioni in questione vengano esaminate, poiché in esse si configurerebbero i presupposti per l’ecoreato, punibile dal 2015 con la legge 68.

A cura di M.B.

DA SITO “www.libero.it”

Australia: è guerra alle formiche di fuoco

L’Australia ha dichiarato che ci sarà una lotta senza quartiere ad uno degli insetti “alieni” (ovvero una specie invasiva) tra i più temuti e aggressivi: la formica di fuoco. Essa è una vera e propria piaga per l’ecosistema autoctono, tanto che il governo ha stanziato quasi mezzo miliardo di dollari per debellarla, in quanto in grado di causare all’uomo, agli animali e alle piante danni di gran lunga maggiori di quelli che potrebbero causare altre specie invasive presenti nel continente.

A cura di M.B.

DA “IL METEO”

L’accordo di Parigi? La Terra ha 5% di possibilità di rientrare nei 2 gradi

Ormai le speranze di fermare l’aumento del riscaldamento globale si sono affievolite quasi del tutto; uno studio dell’università di Washington pubblicato su Nature Climate Change, è giunto alla conclusione che il probabile aumento della temperatura globale sarà di 3,2 gradi, e non 1,5 come si prefigge l’accordo di Parigi del 2015. C’è infatti solo il 5% di possibilità, secondo gli studiosi, di rimanere entro i 2 gradi e ancora più irrisoria è la probabilità che rimanga entro 1,5: solo l’1%. Lo studio ha persino esplorato l’improbabile scenario di un’interruzione completa delle emissioni dei gas serra da oggi; il risultato purtroppo rimarrebbe anche in quel caso un aumento di 1,3 gradi entro il 2100, per effetto inerziale termico degli oceani e la tendenza alla permanenza di gas nocivi nell’aria per secoli. Con l’attuale consumo di anidride carbonica l’aumento di 1,3 gradi verrebbe raggiunto in appena 15 anni. Gli obiettivi di Parigi paiono poco realistici ormai, quasi cancellate le ambizioni iniziali; purtroppo il prezzo da pagare saranno molte morti premature causate da caldo e inquinamento, 60,000 entro il 2030 per la precisione (secondo uno studio dell’università della Carolina del sud). Il Cnr inoltre ha di recente studiato, assieme ad altri enti di ricerca, la salute del Mare Nostrum e le notizie non sono buone: il grado di salinità è sempre più alto, assieme alla temperatura del mare, e l’evaporazione supera le precipitazioni e l’apporto dei fiumi. La parte orientale del Mediterraneo in particolare ha raggiunto livelli record di siccità e temperature alte da 500 anni a questa parte.

A cura di M.B.

DA “LA REPUBBLICA”