Siccità: in molte regioni manca l’acqua

L’emergenza caldo e siccità si aggrava sempre di più da Nord a Sud in Italia, dovendo far fronte ai giorni più caldi dell’ultimo anticiclone nordafricano, che sta portando siccità nei campi, sofferenza del bestiame e carenza di risorse idriche. Ecco la situazione delle varie regioni:

SARDEGNA: Stato di emergenza per calamità naturale. Il quadriennio più caldo dal 1922. Nel 2015-2016 la pioggia è diminuita del 30-40% rispetto alla media. Negli ultimi tre mesi fino a meno 70-90% rispetto alla media.

VENETO: Stato di crisi idrica da maggio, con situazione di particolare gravità per l’Adige con conseguenze sugli acquedotti.

SICILIA: Negli ultimi 12 mesi le riserve idriche sono calate del 15 %. Perdite registrate fino a 18 milioni di metri cubi nell’invaso dell’Ogliastro.

FRIULI VENEZIA GIULIA: Emergenza idrica e precipitazioni ridotte fino al 40-50 % nel bacino montano del fiume Tagliamento.

A Parma e Piacenza è stato proclamato lo stato d’emergenza per la siccità e la stagione turistica si preannuncia difficile; inoltre Coldiretti lancia l’allarme sulle perdite nel mercato ortofrutticolo, nel settore caseario e vinicolo. Non è solo l’assenza d’acqua a preoccupare, ma anche gli incendi, soprattutto dal momento che Molise, Basilicata, Umbria, Abruzzo e Marche hanno dichiarato di non disporre di elicotteri per far fronte a questo tipo di emergenza. Purtroppo l’Italia risente del mutamento climatico che ha portato la temperatura a livello planetario di 0,29 gradi superiore rispetto al secolo scorso e l’acqua, risorsa imprescindibile per la vita, scarseggia in molte zone insieme al cibo, e porta con sé le tragedie delle migrazioni.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Portogallo: incendio devasta boschi intorno a Pedrogao Grande. 43 vittime

Da sabato la cittadina di Pedrogão Grande, a 150 km da Lisbona, è devastata da un incendio di portata spaventosa, innescato da un fulmine abbattutosi sulla vegetazione boschiva; 43 sono le vittime accertate secondo il ministero dell’interno, e la maggior parte di esse sono state trovate carbonizzate nelle loro automobili sulla strada tra Figueiro dos Vinhos e Castanheira de Pera.

Non si sa se stessero fuggendo dalle fiamme oppure se l’incendio li abbia colti di sorpresa alla guida. Il fuoco ha distrutto anche delle abitazioni nella zona. Si tratta dell’incendio più grave avvenuto in Portogallo e in Europa negli ultimi anni; Protezione civile e Canadair sono in azione per spegnere i 4 fronti dell’incendio, con l’aiuto di mezzi provenienti da Francia, Spagna e Italia. Il caldo estremo degli ultimi giorni, con punte di 40º, ha scatenato questo inferno di fuoco.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Cinquemila metri zero termico

Le montagne europee fanno sempre di più i conti con l’assenza di ghiaccio; nemmeno sulla sommità della vetta più alta d’Europa, il Monte Bianco, si riescono ad osservare i ghiacci questo mese. L’agonia è iniziata vent’anni fa, ma è dall’estate 2003 che l’inclemenza del tempo non ha più nulla a che fare con le bufere, ma solo con la febbre di una calura estrema. La Valle d’Aosta, terra con l’altitudine più alta d’Europa (2000 metri), continua a perdere ghiaccio, ha perso l’1% dei suoi ghiacci in 7 anni, dal 2005 al 2012, 30 chilometri quadrati su 120, un’estensione che equivale a 6000 campi di calcio. Studiosi del clima e geologi, guide alpine, tutti confermano come il gigante di neve, il Monte Bianco, si sia trasformato in gigante febbricitante, sul quale si può passeggiare tranquillamente in t-shirt, e la cui escursione termica tra giorno e notte è quasi sparita. L’Arpa ha osservato che più volte negli ultimi 15 giorni la sommità del Monte Bianco ha subito temperature superiori allo zero (e fino a 12º a mezzogiorno) e ciò vuol dire che molti ghiacciai, sia sul fronte italiano che francese sono in pericolo di crolli e valanghe e molti percorsi degli alpinisti dovranno essere modificati poiché resi pericolosi e irriconoscibili dalla mancanza di neve e ghiacci.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

Il clima è già cambiato e in Emilia Romagna un po’ di più

In Emilia Romagna le carenze idriche hanno interessato tutto il territorio fatta salva l’area costiera, e sono dell’ordine del 20-40%, cifre destinate ad aumentare dato che non sono previste variazioni meteorologiche significative nei prossimi 15 giorni. Rileva meteoparma.com che il record della media generale per la terza decade resisteva da ben 95 anni e viene quindi aggiornato: 2017: 24,1°; 1922: 23,9°. Con la temperatura di 33,7° del giorno 30 non è caduto il record mensile sull’estrema massima (che rimane di 35,7° del 2009); a cadere è stato il record della media massime relativamente alla terza decade: 30,6° (scarto sulla norma di ben 4,5°); superato il 30,1° degli anni 2009 e 2005. Stabilita anche la minima mensile cittadina più alta, il giorno 31 con 22,0°; valore che ha ritoccato il precedente record di 21,8° del 26 maggio 2009. Nel complesso una primavera decisamente molto calda (la seconda più calda), come molte volte è successo negli anni duemila, e la cui media è stata superiore alla norma di 2,1°, che per un periodo di tre mesi è veramente tanto:2007: 16,5°; 2017: 16,3°; 2011: 16,1°. La media delle massime di 21,9° (+2,6°) è stata la terza più alta della serie dopo il 1945 e il 2007; la media delle minime di 10,8° (+1,5°), la quarta più alta dopo il 2007, 1934, 2005. A Parma il deficit delle piogge è del 46% ed è la quarta più secca mai registrata. La gestione degli invasi d’acqua sta diventando una priorità economica ed ambientale in queste zone. L’Emilia Romagna è una regione preziosa per la sua produzione agricola ma non solo: è anche la regione più verde d’Italia, con 611 mila ettari (pari ad un terzo del territorio) coperti da boschi, i cui alberi, come sappiamo, assorbono e riducono la CO nell’aria.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Siccità e danni all’agricoltura per un miliardo di euro

Dopo la seconda primavera più calda dalla fine dell’ottocento, con due gradi in più rispetto all’era preindustriale, l’agricoltura italiana è in ginocchio: fiumi in secca (il Po è asciutto), ortaggi, frutta e cereali dimezzati, animali con scarso foraggio e produzione di prodotti caseari come la mozzarella di bufala in crisi. La Coldiretti lancia l’allarme per le condizioni molto difficili della produzione agricola, causate da un calo del 52% delle precipitazioni, che ha portato ad una crisi idrica a livello nazionale. Le perdite dei primi sei mesi del 2017 ammontano a circa un miliardo di euro. La Sardegna, l’Emilia Romagna e il Veneto sono già in stato di emergenza in tutti i settori agricoli, con perdite fino al 40% della produzione. Anche il centro e il sud stanno subendo una grave crisi agricola, come ad esempio in Puglia, dove il “granaio d’Italia” ha perso 50% della sua produzione. Questa situazione ha obbligato gli agricoltori ad anticipare la stagione irrigua, con costi notevoli.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.