La carestia in Africa e gli appelli ONU

In Somalia i casi di colera causati dall’acqua sporca stanno aggravando la carestia terribile che ormai si sta trascinando da tempo, e il bilancio è di circa 300 nuovi casi di malattia al giorno, che si traducono in decine di vittime per colpa dell’assenza di assistenza, ostacolata dalla condizione di insicurezza delle strade. Si era vista un’analoga situazione con la carestia del 2011, ma ora si rischiano ancora più vittime nel sud del paese, in quanto il gruppo terroristico di al Shabab ha preso il controllo, e dunque per le associazioni umanitarie questo territorio è diventato inaccessibile. La carestia si sta rivelando estesa e persistente, e si calcola che in tutto siano 6 milioni le persone che hanno necessità di aiuto, di cui 185,000 bambini denutriti (sono raddoppiati in soli quattro mesi).

L’UNHCR ha inoltre stimato che in Niger, Nigeria, Sud Sudan e Yemen, ci sia un alto rischio di morti in massa per fame, e sono tutti paesi in cui infuria non solo la carestia ma sanguinose guerre civili, in cui le opposte fazioni fanno terra bruciata di tutto ciò che potrebbe dare sostentamento alla popolazione e impedendo di fatto aiuti esterni. Per salvare le circa 20 milioni di persone in difficoltà in queste zone, l’ONU aveva chiesto a fine aprile 4,4 miliardi di dollari, ma ad oggi ne sono pervenuti 984 milioni, e molte missioni umanitarie in programma non sono potute partire nei tempi previsti. Tutto ciò significa che se si arrivasse presto alla cifra richiesta forse si potrà arginare il fenomeno, altrimenti il disastro sarà inevitabile.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

Tiffany e il cambiamento climatico

Che la posizione del presidente americano Trump sul cambiamento climatico abbia suscitato disapprovazione e sconforto nell’ambiente scientifico e politico è cosa nota, ma oggi si aggiunge al coro perfino una nota casa di produzione di gioielli: Tiffany. La direzione del brand si è rivolta, attraverso una lettera sul New York Times, direttamente al presidente, chiedendogli di non cancellare l’impegno americano sull’Accordo di Parigi, in quanto il cambiamento climatico è una minaccia molto concreta per il pianeta e le future generazioni. Tiffany, un’azienda rinomata in tutto il mondo, è oggi impegnata in una produzione ecologicamente sostenibile e, sorprendentemente, ha deciso di prendere pubblicamente una posizione decisa contro il negazionismo climatico di Trump.

DA “ELLE.IT”

A cura di M.B.

Il Trentino chiude i rubinetti al Veneto

L’acqua, in quota, in Trentino e Alto Adige sta scarseggiando, i laghi di montagna si stanno prosciugando per la scarsità di piogge e dunque la regione ha “chiuso i rubinetti” al Veneto, a sua volta assetato dall’assenza di precipitazioni. Il Veneto aveva chiesto aiuto alla regione Trentino a monte per implementare il corso dei fiumi fino a valle, ma nonostante gli iniziali sforzi fatti da quest’ultima con turbine elettriche poste sul fondale del lago di Santa Giustina in Val di Non, l’acqua che scorreva a valle risultava ancora insufficiente. Ora purtroppo il lago di Santa Giustina è ai livelli minimi, l’acqua è scarsa, limacciosa e torbida, tanto che i pescatori locali, abituati a un bottino di carpe, anguille e trote argentate in primavera, non ricordano una situazione simile. Il Trentino dunque non può più permettersi la solidarietà.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

In Africa è allarme fame

Il Sud Sudan, il bacino del lago Chad e il Corno d’Africa rischiano presto di rivivere la carestia del Biafra, di cui quest’anno è il 50esimo anniversario: purtroppo ancora una volta un numero spaventoso di persone, ben 30 milioni, non hanno sufficienti risorse d’acqua e cibo per sopravvivere, tra cui 1,5 milioni di bambini, che rischiano una morte imminente per denutrizione. Ecco cosa accade nelle varie zone:

Corno d’Africa: La siccità ha provocato la morte dell’80 % del bestiame e il suolo non produce più alcuna fonte di sostentamento, tanto che uomini, donne e bambini, stremati dalla fame, sono costretti a cercare acqua e aiuto camminando per molti km.

Somalia: In Somalia si rischia di rivivere la carestia del 2011, che ha causato 260,000 vittime. Oggi 6,2 milioni di persone hanno necessità di essere aiutate, non solo con cibo e acqua, ma anche con cure mediche, in quanto il colera sta dilagando e ha già colpito 18,000 persone.

Kenya: Il governo ha già dichiarato lo stato di emergenza per siccità. La situazione è critica per la parte meridionale e orientale del paese e 5,6 milioni di persone hanno bisogno di aiuto.

Sud Sudan: Dal 2013 vi è una guerra civile, esacerbata dalla siccità e dalla carestia, che colpisce più di 4 milioni di persone e 250,000 bambini sono a rischio di morte per denutrizione.

Lago Chad: Comprende Camerun, Nigeria, Chad e Niger. Qui le azioni violente di Boko Haram si uniscono alla povertà, al colera e alla fame. Inoltre il Lago Chad stesso soffre per i cambiamenti climatici e la sua superficie si è ridotta di molto, impedendo l’attività tradizionale della pesca. In tutto sono 10,6 milioni di persone in difficoltà in questi paesi.

La coordinatrice del progetto AGIRE, Alessandra Fantuzi, avverte che nel continente africano e nelle zone da cui da cui provengono la maggior parte dei profughi che si recano in Europa, una catastrofe umanitaria è imminente, ed è necessario aiutare queste persone in difficoltà nei loro paesi prima che sia troppo tardi.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.