Crolla il carbone, il futuro è delle rinnovabili

Le rinnovabili costeranno meno dei gas naturali e saranno il futuro del settore energetico, in quanto il carbone è destinato alla scomparsa definitiva secondo gli accordi sul clima. La domanda di petrolio è destinata a crescere esclusivamente nei paesi emergenti e la produzione di gas e petrolio estratto dalle rocce, invece di essere colpito dal calo dei prezzi sta raggiungendo un massimo. L’Agenzia Internazionale per l’Energia, punto di riferimento per l’energia degli idrocarburi, ha dovuto ammettere che esiste una transizione in corso, che niente e nessuno potrà fermare, trainata dall’energia elettrica in primis. Il rapporto dell’Agenzia rivela uno scenario rivoluzionario dei prossimi 20 anni: la domanda di energia calerà, il carbone conoscerà un costante ribasso e grazie alle innovazioni tecnologiche le rinnovabili compiranno un vero e proprio balzo. Si pensi che entro il 2040 le energie verdi copriranno il 40% del fabbisogno globale. Il rapporto inoltre sottolinea il sorpasso che la Cina effettuerà sugli USA nel campo delle rinnovabili e del nucleare.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Piano Juncker per l’energia

Dal 2021 al 2030 serviranno ogni anno 379 miliardi di euro per il piano Marshall ideato dall’Europa per l’ambiente, per poter rispettare gli obiettivi sulle emissioni e sulle rinnovabili. Per recuperare quella cifra da capogiro non basterebbero tutti i fondi pubblici del mondo, come osserva il presidente del parlamento europeo Tajani, quindi è necessario attirare investimenti privati attraverso incentivi finanziari. Mentre su eolico e solare sono stati fatti grandi passi avanti nella riduzione dei costi, nell’edilizia la situazione è definita “frustrante”, ed è proprio questo settore responsabile del 40% delle emissioni in Europa. La Commissione europea si è data molto da fare per creare strumenti legislativi per spianare la strada al raggiungimento degli obiettivi climatici e il Fondo europeo per gli investimenti strategici ha finora convogliato il 25% delle risorse per l’ambiente e l’innovazione ma non basta: si dovrebbe arrivare al 40% per raggiungere gli obiettivi. Ma se c’è un problema che l’Europa non si è posta è il ruolo del gas naturale, che dovrebbe far da ponte per la transizione da combustibili fossili ad energie pulite, che rischia di mandare gambe all’aria l’accordo di Parigi, a causa del già annunciato aumento di CO2 nell’aria. L’impatto dell’anidride carbonica e del metano è stato sottovalutato e ora gli accordi di Parigi sono molto vicini al fallimento a causa anche di questa “svista”.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Il conto degli uragani

La società di assicurazione Swiss Re ha quantificato in 95 miliardi di dollari i danni complessivi causati dal passaggio degli uragani Harvey, Irma e Maria. Tra i 25 e i 35 miliardi di dollari sono andati in fumo a causa di Harvey ed Irma, mentre tra i 10 e i 20 per Maria. Un danno tremendo per gli USA, con un presidente che considera il cambiamento climatico una banale truffa.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Stiamo perdendo il Lago Baikal a causa della siccità e dell’inquinamento

Il lago Baikal, nella remota Siberia, era noto per essere uno dei laghi più puri ed incontaminati del mondo; lago profondissimo, custodiva un quinto dell’acqua dolce a livello mondiale e ospitava una straordinaria biodiversità con oltre 3700 specie animali e vegetali attestate nell’intera area. Tuttavia oggi sta soffrendo molto: l’inquinamento è ai massimi livelli mai raggiunti a causa delle industrie operanti nella regione, i pesci sono sempre meno presenti e il turismo sta devastando con il suo carico di sporcizia e inciviltà un patrimonio meraviglioso. Le alghe invasive inoltre stanno ricoprendo i fondali, soffocando e uccidendo le spugne fondamentali per la biofiltrazione (si è ipotizzato che una concausa della morte delle spugne sia la presenza di metano nelle acque). Vladimir Putin stesso si era occupato della questione, facendo ripulire le coste del lago dagli inquinanti, cosa che purtroppo non è bastata in quanto essi sono presenti nello specchio d’acqua stesso, che è lungo 650 km, largo tra i 20 e gli 80 e profondo uno e mezzo. Il lago è protetto dal 1996 dall’Unesco e ad ottobre il governo ha vietato la pesca dell’omul, un salmone pregiato presente solo nel Baikal, che negli ultimi anni ha visto un declino impressionante nel numero di esemplari. Tutto ciò è indubbiamente causato da inquinamento e siccità, che ha causato forte stress negli animali e nell’intero equilibrio del lago. La popolazione locale basa il proprio sostentamento sulla pesca e le cose stanno andando di male in peggio. Le acque reflue sono un problema fuori controllo in Siberia in quanto vengono sversati detersivi con fosfati nelle acque del Baikal, che favoriscono la proliferazione delle alghe killer, sinonimo di sterminio per molte specie lacustri. Bisogna agire in fretta, prima che sia tardi.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

 

Greenpeace: la foresta boreale si sta esaurendo per colpa dei fazzoletti

Il documento presentato da Greenpeace “Wiping out the boreal”, parla di come la foresta boreale sia in serio pericolo a causa delle deforestazioni attuate per soddisfare le ordinazioni sempre maggiori della Essity, ovvero la più grande azienda europea produttrice di fazzoletti di carta, asciugatutto, tovaglioli e carta igienica (se ne consumano nove chili pro capite l’anno in Italia). Per produrre materiale usa e getta si stanno abbattendo foreste millenarie, foreste vergini che hanno un valore inestimabile di bellezza e biodiversità. Le grandi foreste del Nord costituiscono un terzo delle foreste rimaste sulla Terra, eppure solo il 3 % di esse è area protetta; con le loro torbiere e permafrost (ghiaccio perenne) sono il più grande deposito di carbonio tra gli ecosistemi del nostro pianeta, fondamentali dunque per poter fronteggiare il cambiamento climatico. Essity, il leader nelle produzioni di “tissue”, si procura la polpa di cellulosa delle foreste boreali dalla Sca, che lavora nel settore forestale ma che fa parte dello stesso gruppo di Essity. La Sca sostituisce gli alberi tagliati per piantare dei pini non autoctoni, che alterano l’ecosistema e minacciano la sopravvivenza delle renne, che fanno fatica a cibarsi. Le renne a loro volta sono alla base della sussistenza del popolo Sami, che come attività principale alleva questi animali. I Sami si sono già mobilitati in Svezia per protestare contro lo sfruttamento del loro territorio, e a sua volta Greenpeace chiede a Essity di eliminare dalla propria filiera coloro che distruggono il patrimonio delle foreste boreali, un danno terribile operato anche a beneficio di coloro che operano prospezioni minerarie.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.