Overshoot day 2017

L’Overshoot Day 2017 è arrivato il 2 agosto, data in cui il pianeta ha esaurito le risorse naturali a disposizione per un anno. L’Overshoot Day viene regolarmente registrato dal 1986, e ogni anno si registra un anticipo di questa data, ogni anno un record negativo: nel 2000 si esaurirono le risorse a fine settembre, negli ultimi due anni il 13 e l’8 agosto. Il Global Footprint Network segnala il fatto che servirebbero le risorse di 1,7 pianeti analoghi alla Terra per soddisfare le esigenze di un’umanità in costante crescita (bisogna però far notare che ci si riferisce ad un valore medio di consumo mondiale; se tutti consumassero come gli italiani servirebbero 2,6 pianeti, e non siamo nemmeno i peggiori). L’Overshoot Day riguarda l’impronta ecologica globale e la capacità dell’ambiente di produrre risorse e assorbire i nostri rifiuti. Il 60% si riferisce alle capacità di assorbimento dei rifiuti e il 26 % all’indice dei consumi globali. In Italia sappiamo che il 35% degli alimenti freschi viene sprecato, il 19 % di pane e 16 % di verdura. Se dimezzassimo gli sprechi, mangiassimo cibi a basso contenuto proteico e controllassimo le calorie assunte si potrebbe spostare in avanti l’Overshoot Day di ben 42 giorni l’anno prossimo. Lo spreco di cibo è pari a 1226 metri cubi l’anno di acqua e responsabile dell’immissione di 24,5 milioni di tonnellate di anidride carbonica all’anno. Inoltre il 70% dell’acqua dolce disponibile sul pianeta è utilizzata per attività agricole.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

La carestia in Africa e gli appelli ONU

In Somalia i casi di colera causati dall’acqua sporca stanno aggravando la carestia terribile che ormai si sta trascinando da tempo, e il bilancio è di circa 300 nuovi casi di malattia al giorno, che si traducono in decine di vittime per colpa dell’assenza di assistenza, ostacolata dalla condizione di insicurezza delle strade. Si era vista un’analoga situazione con la carestia del 2011, ma ora si rischiano ancora più vittime nel sud del paese, in quanto il gruppo terroristico di al Shabab ha preso il controllo, e dunque per le associazioni umanitarie questo territorio è diventato inaccessibile. La carestia si sta rivelando estesa e persistente, e si calcola che in tutto siano 6 milioni le persone che hanno necessità di aiuto, di cui 185,000 bambini denutriti (sono raddoppiati in soli quattro mesi).

L’UNHCR ha inoltre stimato che in Niger, Nigeria, Sud Sudan e Yemen, ci sia un alto rischio di morti in massa per fame, e sono tutti paesi in cui infuria non solo la carestia ma sanguinose guerre civili, in cui le opposte fazioni fanno terra bruciata di tutto ciò che potrebbe dare sostentamento alla popolazione e impedendo di fatto aiuti esterni. Per salvare le circa 20 milioni di persone in difficoltà in queste zone, l’ONU aveva chiesto a fine aprile 4,4 miliardi di dollari, ma ad oggi ne sono pervenuti 984 milioni, e molte missioni umanitarie in programma non sono potute partire nei tempi previsti. Tutto ciò significa che se si arrivasse presto alla cifra richiesta forse si potrà arginare il fenomeno, altrimenti il disastro sarà inevitabile.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

In Africa è allarme fame

Il Sud Sudan, il bacino del lago Chad e il Corno d’Africa rischiano presto di rivivere la carestia del Biafra, di cui quest’anno è il 50esimo anniversario: purtroppo ancora una volta un numero spaventoso di persone, ben 30 milioni, non hanno sufficienti risorse d’acqua e cibo per sopravvivere, tra cui 1,5 milioni di bambini, che rischiano una morte imminente per denutrizione. Ecco cosa accade nelle varie zone:

Corno d’Africa: La siccità ha provocato la morte dell’80 % del bestiame e il suolo non produce più alcuna fonte di sostentamento, tanto che uomini, donne e bambini, stremati dalla fame, sono costretti a cercare acqua e aiuto camminando per molti km.

Somalia: In Somalia si rischia di rivivere la carestia del 2011, che ha causato 260,000 vittime. Oggi 6,2 milioni di persone hanno necessità di essere aiutate, non solo con cibo e acqua, ma anche con cure mediche, in quanto il colera sta dilagando e ha già colpito 18,000 persone.

Kenya: Il governo ha già dichiarato lo stato di emergenza per siccità. La situazione è critica per la parte meridionale e orientale del paese e 5,6 milioni di persone hanno bisogno di aiuto.

Sud Sudan: Dal 2013 vi è una guerra civile, esacerbata dalla siccità e dalla carestia, che colpisce più di 4 milioni di persone e 250,000 bambini sono a rischio di morte per denutrizione.

Lago Chad: Comprende Camerun, Nigeria, Chad e Niger. Qui le azioni violente di Boko Haram si uniscono alla povertà, al colera e alla fame. Inoltre il Lago Chad stesso soffre per i cambiamenti climatici e la sua superficie si è ridotta di molto, impedendo l’attività tradizionale della pesca. In tutto sono 10,6 milioni di persone in difficoltà in questi paesi.

La coordinatrice del progetto AGIRE, Alessandra Fantuzi, avverte che nel continente africano e nelle zone da cui da cui provengono la maggior parte dei profughi che si recano in Europa, una catastrofe umanitaria è imminente, ed è necessario aiutare queste persone in difficoltà nei loro paesi prima che sia troppo tardi.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

2020 senza cacao

I meteorologi dell’Istituto Nazionale di Meteorologia e Idrologia dell’Ecuador lanciano l’allarme per le conseguenze della tempesta El Niño che colpirà il paese con piogge due volte superiori alla media durante tutto il primo trimestre del 2016, in particolare tra febbraio e marzo. Il cambiamento climatico e il fatto che il 2015 sia stato uno degli anni più caldi della storia è causa dell’intensità di questo fenomeno, per cui sono previste inondazioni nelle coltivazioni. Un tipo di coltivazione che sarà duramente colpita è quella del cacao, che perderà fino a 40.000 tonnellate del prodotto secondo le stime di Anecacao.

A cura di M.B.

DA “LA REPUBBLICA”