I parassiti dei raccolti

Uno studio dell’Università di Washington ha evidenziato la voracità e il gran numero in costante aumento dei parassiti delle coltivazioni di cereali come riso, mais e grano nelle zone temperate del pianeta. E’ una condizione che si aggrava con l’aumento delle temperature, come è dimostrato dallo studio: per ogni grado in più si perderà dal 10 al 25% del raccolto a causa di insetti e parassiti, specialmente in USA, Francia e Cina. 213 milioni di tonnellate di cereali saranno perduti con l’aumento di due gradi: il 46% del grano, il 31% del mais e il 19% del riso. Gli insetti vedono aumentare il loro metabolismo e il loro tasso di riproduzione col caldo, dunque sarebbe opportuno affrontare il problema pesticidi prima possibile per affrontare anche questo lato dell’emergenza clima.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Il nostro cervello subisce gli effetti dell’inquinamento

L’inquinamento dell’aria non è solo un problema per i polmoni, ma anche per il cervello: studi scientifici pubblicati di recente hanno messo in relazione diretta la qualità dell’aria con malattie cerebrovascolari e neurodegenerative. Per questo motivo il “World Brain Day” del 2018 è dedicato alla riflessione sull’inquinamento dell’aria, che ha un impatto sulla salute della nostra mente. Il responsabile della sezione di medicina ambientale della World Federation of Neurology spiega come il contenuto dell’aria, composto di un mix di pollini, spore e sostanze tossiche prodotte dall’uomo, possa nuocere al cervello. Ben 9 esseri umani su 10 respirano quotidianamente aria inquinata, che causa il 10% delle morti ogni anno nel mondo (si parla di circa 9 milioni di persone). Secondo il Global Burden of Disease il 30% degli ictus è riconducibile a sostanze inquinanti nell’aria. Assimiliamo gli inquinanti attraverso le vie respiratorie e quelle alimentari: così si scatenano risposte infiammatorie che raggiungono il cervello attraverso il flusso sanguigno e il tratto respiratorio superiore. In tale modo si innescano potenziali patologie neurodegenerative; persino il microbiota intestinale, se danneggiato da inquinanti, può influire negativamente sulla salute del cervello. L’elenco di possibili problemi legati all’inquinamento è lungo: aterosclerosi, stress ossidativo, aumento della pressione, problemi cardiaci, ecc. A livello delle cellule gli inquinanti interagiscono con i mitocondri e il DNA stesso. Di questo dovranno iniziare ad essere consapevoli politici e amministratori, oltre che i cittadini.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

Inquinamento: possibile concausa del diabete?

Un recente studio della Washington University school of Medicine ha sottolineato come il diabete possa essere correlato anche all’inquinamento dell’aria. Nel mondo sono 420 milioni le persone a soffrire di diabete, di cui 30 milioni negli USA  e poco più di 3 milioni in Italia: le cause conosciute sono una dieta scorretta, la sedentarietà e l’obesità. Tuttavia a queste oggi si aggiunge quella dell’inquinamento atmosferico; mai erano stati fatti studi approfonditi su questa connessione, ma ora gli scienziati la confermano con decisione. Si potrebbe diminuire l’incidenza del diabete con una riduzione dell’inquinamento, non solo nei paesi con la qualità dell’aria peggiore, ma anche in quelli con basso tasso di contaminazione. Ragione in più per non ridiscutere, come si sta tentando di fare in alcuni Stati americani, i parametri delle sostanze inquinanti. Dal lato strettamente scientifico pare che l’inquinamento agisca riducendo l’insulina e aumentando l’infiammazione, impedendo al corpo di trasformare il glucosio ematico in energia (cosa che garantisce la salute). Nel 2016 ci sono stati 3,2 milioni di nuovi casi di diabete nel mondo dovuti anche all’inquinamento atmosferico, ovvero il 14% di tutti i nuovi casi. I casi si concentrano in particolare nei paesi in via di sviluppo e nelle grandi città, dove lo smog e la vita sedentaria ma allo stesso tempo frenetica impediscono il mantenimento di un equilibrio salutare per evitare le malattie.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Onu suggerisce coalizione per ridurre decessi da fattori ambientali

Onu, Oms e Omm hanno formato una coalizione su salute, ambiente e cambiamenti climatici, partendo dal dato di sette milioni di persone morte prematuramente ogni anno nel mondo a causa di rischi ambientali collegati all’inquinamento dell’aria e dell’acqua, oltre che del cibo. La prevenzione è la chiave per ridurre queste morti, dovute a cancro, ictus e patologie respiratorie, tutte malattie collegate all’inquinamento atmosferico, che purtroppo, nonostante l’Accordo di Parigi, continua ad aumentare. L’anidride carbonica è il nemico numero uno da combattere, in quanto la sua immissione nell’atmosfera causa il riscaldamento degli oceani e i disastri naturali come i cicloni e gli uragani, permanendo per migliaia di anni nell’aria e nell’acqua. Altre fonti di inquinamento come macchine a diesel, stufe ed inceneritori sono sì pericolose ma la loro permanenza in atmosfera è più breve.

L’investimento nelle rinnovabili potrebbe salvare molte vite nei prossimi anni, se il mondo coglierà l’opportunità di ridurre l’impronta del carbonio agendo di comune accordo. Inoltre oggi abbiamo tutti gli strumenti per mappare l’inquinamento atmosferico zona per zona, con la possibilità di prevedere tutto dai disastri naturali alle ondate di calore che possono essere letali per i soggetti più deboli. L’appuntamento è a Ginevra il prossimo 30 ottobre alla conferenza globale su inquinamento e salute.

DA Asvis: Alleanza per lo sviluppo sostenibile

A cura di M.B.

Una pianta che brucia la pelle: avvistamenti negli USA (ma c’è anche in Italia)

Il panace di Mantegazza è una pianta molto invasiva e pericolosa, potenzialmente causa di ustioni e cecità; è stato registrato un aumento nella presenza di quest’ultima negli USA secondo gli esperti del Massey Herbarium della Virginia Tech University, facendo della Virginia il nono stato “colonizzato” dalla pericolosa pianta. Essa è originaria del Caucaso, ma si è espansa in tutta Europa per il suo uso come pianta ornamentale. Il panace fa parte delle piante ombrellifere e può raggiungere un’altezza di cinque metri; ha fiori bianchi e foglie di grandi dimensioni. La sua linfa contiene le furanocumarine, delle sostanze velenose che a contatto con la luce si attivano, e se si tocca la pianta si possono sviluppare infiammazioni bollose gravi sulla pelle e si rischia anche di rimanere ciechi temporaneamente o permanentemente se si toccano gli occhi. E’ presente anche in Italia, e benché non ci sia da preoccuparsi, è necessario fare attenzione nelle zone alpine e subalpine, in particolare Veneto, Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta. Fa parte delle 49 specie invasive più pericolose in Europa, avendo causato 10.000 ospedalizzazioni nel nord Europa. Ovviamente qualora ci si dovesse imbattere in un esemplare di panace non bisogna toccarlo per nessun motivo, e fotografare se possibile la pianta e avvertire il comune che procederà all’eventuale eradicazione.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.