Allarme ONU: Nel 2050 il 66% della popolazione mondiale vivrà in città

Il rapporto annuale ONU sulla popolazione mondiale ha sottolineato un problema del prossimo futuro: un sovraffollamento delle grandi città entro il 2050, che rischierebbero così il collasso. La popolazione rurale entro quella data si sarà trasferita quasi completamente nelle grandi città secondo lo studio; sarà il massimo picco di crescita della popolazione. Le megalopoli sono destinate ad aumentare in numero e quasi tutte quelle dei paesi asiatici, con Cina e soprattutto India in testa, saranno talmente popolate da essere pressoché invivibili. Si estenderanno fino ad oltre un terzo in più della loro attuale dimensione. Solo alcune città dell’est Europa manterranno una costante parabola discendente della popolazione, iniziata mezzo secolo fa.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Greenpeace: dimezzare il consumo di carne e prodotti caseari per salvare il pianeta

Il rapporto Greenpeace “Meno è meglio” sottolinea l’importanza di concentrare le politiche agricole europee sulla transizione ad agricoltura ed allevamento ecologici. In particolare evidenzia come il consumo ridotto di carne e prodotti di origine animale possa aiutare nella lotta al cambiamento climatico. Il sostegno agli allevamenti intensivi di animali è un danno perché questi ultimi sono grandi produttori della dannosa CO2 (il 70% di gas serra in agricoltura/allevamento è dovuta agli allevamenti intensivi), e anziché favorirli, bisognerebbe fare un passo deciso verso l’agricoltura sostenibile. Tutto questo anche per favorire il maggiore benessere degli animali stessi, spesso chiusi in stanze o gabbie affollate in pessime condizioni. Inoltre gli allevamenti contribuiscono fortemente all’inquinamento di acqua (azoto e fosforo) e aria (ammoniaca e polveri sottili). I danni sulla salute certo non si faranno attendere, e ce lo dice un rapporto dell’Oms e delle maggiori organizzazioni per la salute e la sicurezza alimentare: la resistenza dei batteri presenti negli animali agli antibiotici è una minaccia concreta per la salute umana. Dunque non sono solo le organizzazioni ecologiste a premere nella direzione di un minore consumo di prodotti di origine animale, ma anche gli scienziati e medici delle organizzazioni internazionali.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

 

L’inquinamento provoca malattie e modifica il DNA

Un complesso studio canadese apparso su Nature Communication, ci rivela una realtà sconcertante sull’inquinamento: sapevamo già che quest’ultimo causasse malattie ma non sapevamo che potesse cambiare il nostro DNA. A quanto pare la nostra stessa discendenza genetica sarebbe meno importante dell’ambiente in cui viviamo per ciò che riguarda la nostra salute, conta più dove si vive e cosa si respira che non la storia genetica dei propri avi. Genetica e ambiente interagiscono in un puzzle complesso di fattori, come rivela lo studio: l’incidenza di asma e malattie cardiorespiratorie in un campione di canadesi con la medesima discendenza genetica, si trova maggiormente nelle persone che abitavano in centri metropolitani molto inquinati. Il particolato fine inoltre, secondo studi europei, è estremamente dannoso anche se presente in concentrazioni minori rispetto alla soglia stabilita dalla legge.

 

DA  “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

I vantaggi della E-mobility

La rinuncia a petrolio e derivati nel settore dei trasporti potrebbe migliorare significativamente la qualità della vita in Europa, secondo uno studio della European Climate Foundation, intitolato”Fuelling Europe’s Future: How the transition from oil strengthens the economy”. I vantaggi spaziano dalla diminuzione dell’inquinamento (puntando a meno 88% di emissioni dovute alle auto entro il 2050) e conseguentemente delle morti ad esso correlate direttamente o indirettamente (ci sarebbe un calo di 500.000 unità l’anno) e una crescita dell’occupazione con la creazione di circa 200.000 posti di lavoro nel 2030. Inoltre la bolletta energetica dell’Europa sarebbe tagliata di circa 50 miliardi di euro. Tuttavia, per realizzare questi obiettivi, sono necessari forti investimenti nelle infrastrutture, in particolare le stazioni di ricarica dei veicoli elettrici (23 miliardi entro il 2030).

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Detergenti e vernici inquinanti quanto il traffico

L’agenzia statunitense NOAA ha recentemente condotto uno studio sui livelli di particolato e ozono nella trafficatissima Los Angeles, ma nel tentativo di attribuire al traffico dei mezzi di trasporto  tutta la colpa dell’inquinamento nella metropoli, ha fatto un’inquietante scoperta sull’inquinamento domestico. Effettuando analisi sull’attività delle aziende chimiche e la produzione di VOC (i cosiddetti “composti organici volatili”), ne risulta che la quantità di questi ultimi sia due o tre volte superiore al livello di guardia, mentre le emissioni nocive attribuibili al traffico sono inferiori di un quarto rispetto alle stime. Eppure il consumo medio pro capite di carburante è circa 15 volte superiore a quello di lozioni e detergenti vari! I VOC sono idrocarburi gassosi che si trovano in sgrassatori, deodoranti e smalti; il loro effetto sulla salute è potenzialmente negativo, si passa da una lieve sensazione di disagio sensoriale a vere e proprie patologie respiratorie e al cancro (il benzene è una componente potenzialmente cancerogena).

Dunque all’interno delle nostre case vi è un importante livello di ristagno di queste sostanze tossiche volatili; non è il caso di creare allarmismi, ma è necessario che si mettano al più presto al bando le sostanze nocive alla salute umana per poter continuare ad utilizzare in tutta serenità i prodotti dell’igiene quotidiana delle nostre case e della persona.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.