Mais OGM: nessun rischio per la salute secondo uno studio italiano

La Scuola Superiore Sant’Anna e l’Università di Pisa hanno collaborato nel mettere a punto una ricerca sulle colture di mais OGM in tutti i continenti del mondo dal 1996 ad oggi, e il risultato, pubblicato su Scientific Reports, sostiene che non vi sia alcun rischio per la salute umana. Il mais OGM sarebbe invece molto resistente ad attacchi di insetti e altre sostanze contaminanti, ed avrebbe una resa migliore di quello tradizionale. Eppure dalle analisi della Coldiretti emerge che gli italiani (in buona compagnia della maggior parte degli europei), sono contrari alle coltivazioni OGM e la quasi totalità della popolazione non mangerebbe mai carne o latticini OGM. Alcuni agricoltori e imprenditori si sono battuti per poter seminare mais OGM (nonostante dal 2015 lo Stato italiano abbia impedito la semina OGM che a livello UE è invece permessa) tra cui Giorgio Fidenato, al quale la Corte Europea ha dato ragione nel contenzioso con lo Stato italiano, in quanto quest’ultimo non poteva impedire la semina di mais OGM se non per comprovati fattori di rischio per la salute umana. I nuovi studi sembrano confermare che non vi siano rischi, eppure Greenpeace commenta i risultati della ricerca tiepidamente: le colture OGM potrebbero comunque essere un danno per la biodiversità ed il made in Italy, perciò sarebbe meglio concentrarsi sulla selezione di specie resilienti dal punto di vista climatico che sugli OGM nell’agricoltura del futuro.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Ozono: buco chiuso ai poli ma nel resto del pianeta la situazione peggiora

Nel 2016 era arrivata la buona notizia della riduzione del 20% dell’estensione del buco dell’ozono dal 2005, ma un’innovativa tecnica satellitare utilizzata da un team mondiale di scienziati ha ridimensionato l’ottimismo: infatti, mentre ai poli lo strato di ozono pare in crescita, a latitudini inferiori, ovvero le aree più popolate del pianeta (tra latitudine 60 Nord e 60 Sud), la situazione sembra molto diversa. Una serie storica di misurazioni dell’oscillazione dell’ozonosfera a partire dal 1985 ha constatato che i livelli di ozono sono diminuiti globalmente, ma peggiorati alle latitudini più popolate e colpite da raggi Uv (dunque la situazione è potenzialmente più pericolosa che il buco dell’ozono ai poli). Le cause di questo problema vanno ricercate nei cambiamenti climatici degli ultimi anni e nelle sostanze inquinanti dette VSLS (very short lived substances), che vengono prodotte in quantità crescente nelle attività umane e il cui impatto è probabilmente sottostimato (o non studiato) per quanto riguarda gli effetti sull’ozonosfera. Vanno ancora inoltre accertati i potenziali rischi per la salute umana e la sopravvivenza degli ecosistemi terrestri.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Nove milioni di morti all’anno: l’inquinamento uccide 15 volte in più delle guerre

La Lancet Commission on Pollution & Health lancia l’allarme: sono più i morti per inquinamento che non quelli causati da Aids, tubercolosi e malaria messi insieme e più delle vittime dei conflitti armati (15 volte in più per la precisione). Nel 2015 un sesto dei morti del pianeta è deceduto per cause legate all’inquinamento; le perdite non sono solo in termini di vite umane ma anche in termini economici, infatti in paesi a reddito medio e basso le malattie legate all’inquinamento pesano sul Pil fino al 2%. Combustibili fossili e combustione della biomassa nei paesi poveri, costituiscono l’85% del particolato e una quota rilevante di altri inquinanti atmosferici. La buona notizia è data dal fatto che dove sono state effettivamente messe in pratica leggi sulla salvaguardia ambientale, si è registrato un declino dei decessi per patologie cardiovascolari e respiratorie.

Nel 2050 il cambiamento climatico e la sempre crescente urbanizzazione potrebbero provocare un aumento del 50% dell’inquinamento. Cosa fare? Bisogna applicare regole stringenti che limitino l’uso di sostanze chimiche dannose, interferenti endocrini e metalli pesanti. Purtroppo in questo campo vi è una strenua opposizione attuata dalle lobby del settore industriale, che difendono i loro profitti.

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A cura di M.B.

Save the Children: 6 milioni di bambini morti per fame prima dei 5 anni

Ogni anno nel mondo muoiono sei milioni di bambini sotto i cinque anni per cause prevenibili e curabili, tra cui la malnutrizione, che provoca la metà di questi morti. 155 milioni di bambini sono cronicamente malnutriti e 52 milioni sono in immediato pericolo di vita. Save the Children denuncia la situazione di povertà, fame e disagio causato da conflitti e cambiamenti climatici nei paesi più poveri del globo; per non parlare della carenza di servizi igienici ed istruzione. In 103 paesi a basso e medio reddito sono quasi 700 milioni i bambini in situazione di povertà multidimensionale: le situazioni peggiori si registrano in India, in Etiopia, Sudan e Niger. Nel 2016 65 milioni di persone sono fuggite dalle proprie terre e 122 milioni di bambini soffrono per la fame e i conflitti che colpiscono contemporaneamente. Asia meridionale e Africa sono i luoghi in cui i bambini soffrono maggiormente per la malnutrizione cronica (ne soffre nel mondo un bambino su quattro sotto i 5 anni) e acuta, mentre 41 milioni sono i bambini obesi e in sovrappeso (di cui quattro nei paesi ad alto reddito). La malnutrizione, come fa sapere l’organizzazione umanitaria, è una condanna a vita, perché nonostante si possa sopravvivere ad essa, si è condannati a convivere con danni cognitivi ed esposizione a infezioni poiché il sistema immunitario risulta danneggiato.

Per sensibilizzare al problema della malnutrizione, Save the Children ha organizzato alla Microsoft House di Milano una mostra dedicata a questo tema, con un percorso che consente di immergersi direttamente attraverso suoni, immagini e odori nei paesi dove regna la povertà e i conflitti sono all’ordine del giorno.

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A cura di M.B.

 

Cresce l’allarme acqua in Italia

La situazione delle risorse idriche in Italia è disastroso: i consumi aumentano, i cambiamenti climatici esasperano la cattiva gestione delle nostre risorse. L’Italia è decisamente indietro sul sesto obiettivo previsto dall’Agenda 2030; i dati dell’Asvis (Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile) sono chiari e molto negativi per il nostro paese. Ogni giorno l’Italia spreca risorse idriche che basterebbero per circa 10 milioni di persone (il 38% circa dell’acqua immessa nelle reti di distribuzione) e ben 10 regioni sono in emergenza idrica (Emilia Romagna, Veneto, Toscana, Marche, Lazio, Molise, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna). La cattiva gestione impedisce alla disponibilità d’acqua teorica di coincidere con quella pratica: deflussi irregolari e carenza di infrastrutture adeguate sono i maggiori problemi. Il 70% dell’acqua è utilizzato solo per l’agricoltura.

L’UE ha aperto a carico dell’Italia procedure di infrazione delle norme comunitarie sulla depurazione delle acque, mentre in senato è in via di approvazione un disegno di legge sulla gestione delle acque. Purtroppo la situazione è nel frattempo peggiorata in quanto gli italiani bevono acqua di rubinetto di qualità bassa a causa degli inquinanti, le acque costiere sono sempre più inquinate, i ghiacciai si stanno fondendo con conseguente dispersione di acqua e il settore pubblico è sempre meno presente nelle opere di sanitizzazione delle acque.

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A cura di M.B.