Fibrosi polmonare idiopatica e traffico

Le aree ad alti livelli di biossido di azoto sono strettamente correlate all’insorgenza di un’insidiosa malattia che riduce la funzionalità polmonare con formazione di tessuto cicatriziale al posto di quello sano: è la fibrosi polmonare idiopatica. Questo è il risultato di uno studio recente condotto da un team di ricercatori italiani e americani che sarà presentato ufficialmente al Congresso annuale della European Respiratory Society a Milano nel mese di settembre.

Incrociando i dati che si riferiscono ai malati di fibrosi polmonare (15 mila in tutto il paese, con un aumento pari a 4500 unità l’anno, perlopiù ex fumatori) e i dati che si riferiscono alla concentrazione di biossido di azoto in varie zone della Lombardia (la prima regione esaminata), i ricercatori hanno osservato un’incidenza maggiore di malati nei luoghi dove l’inquinante da traffico si attestava a livelli alti, spesso al di sopra del livello consentito dalla normativa europea (le quantità nell’aria variavano dai 40 ai 60 microgrammi) nel periodo tra il 2005-2010.

Purtroppo si tratta di una malattia dalla prognosi decisamente infausta, in quanto dopo 3 anni solo il 50 % dei malati risulta ancora in vita; è per questo che lo studio è particolarmente importante (nonostante il biossido di azoto non sia l’unica causa ma probabilmente un’importante concausa) per un lavoro di prevenzione.

A cura di M.B.

DA “LA STAMPA”

 

Catastrofi naturali: entro fine secolo doppio dei morti degli anni ’80

I fenomeni atmosferici di natura catastrofica sono destinati ad aumentare di molto a causa dei cambiamenti climatici: alluvioni, valanghe e allagamenti sono solo alcuni degli eventi che possono mettere in pericolo l’essere umano. L’Ue inizia a fare calcoli e le stime sulle morti causate da disastri naturali entro il 2100 non sono buone se non si procede ad attuare misure di adattamento e prevenzione: esse sono destinate ad aumentare fino a 152.000 all’anno, una cifra spaventosa. Finora, dal 1981 al 2015 le stime ci parlano di 3000 cittadini europei all’anno morti a causa di catastrofi naturali. Oggi nemmeno un cittadino europeo su dieci è esposto al pericolo di morte per disastri naturali, nel 2100 potrebbero invece essere interessati due su tre. A seconda del nostro agire (o non agire) le previsioni cambiano, e anche di molto: si può andare da 10.000 morti entro il 2040 a 60.000 morti entro la stessa data. La cifra di 152.000 morti all’anno entro il 2100 è solo un valore medio, ma nello scenario peggiore in assoluto potrebbero essercene 240.000. Entro pochi decenni più della metà (per la precisione il 66%) degli europei sarà esposto al rischio di morte per eventi atmosferici (e le conseguenze di essi). Nel 2010 questo dato era fermo al 5 %.

DA “LA STAMPA”

A cura di M.B.

L’aumento di anidride carbonica impoverirà i raccolti di proteine e ferro

Entro il 2050, secondo uno studio di Harvard, alimenti come il grano e il riso vedranno una drastica diminuzione del loro valore nutritivo a causa dei livelli di anidride carbonica. Lo studio è stato pubblicato su Environmental Health Perspectives, e sappiamo che a soffrirne maggiormente saranno i paesi sviluppati, i cui abitanti perderanno il 5 % del loro fabbisogno proteico. La rivista Geohealth che si è espressa sullo stesso tema ha invece sottolineato la riduzione dell’apporto di ferro, con conseguenze negative sulla salute umana come i disturbi legati alla carenza di sali minerali.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.

Heatwave Hazard Index

Il Cnr, con la collaborazione di un gruppo di strutture di ricerca fiorentine, ha elaborato un sistema chiamato Heat Wave Hazard Index, che analizza contemporaneamente tutte le voci specifiche dell’impatto delle ondate di calore: la durata in giorni e le singole ondate a partire dalla prima registrata. Il risultato delle prime analisi sul periodo 1998-2015 indica chiaramente che nel 60% delle capitali europee le ondate di calore sono aumentate (in alcuni casi raddoppiate e altri triplicate) in durata e intensità rispetto al ventennio precedente. A Roma l’indice è raddoppiato e si è passati dal 5 al 13% della frequenza dei giorni di ondate. Se non si prenderanno contromisure attraverso politiche contro i gas serra e l’impermeabilizzazione del suolo, per l’aumento delle aree verdi e cool-roof in materiali riflettenti, si andrà in contro a sempre più morti a causa del calore (70,000 in più calcolati in Europa nell’estate 2003).

A cura di M.B.

DA “www.rainews.it

Le ondate di calore si moltiplicano

Dalla devastante estate 2003, in cui si sono registrate in Europa 70.000 morti per il caldo, i picchi di calore estivi non si sono mai interrotti, con conseguenze tragiche per ambiente ed esseri umani in tutto il nostro continente dalla Russia alla Grecia alla Spagna. Nature in un recente studio, ha previsto che entro fine secolo tre quarti della popolazione mondiale dovrà convivere abitualmente con ondate di calore in grado di mettere a repentaglio la salute umana. Ben 11 miliardi di persone saranno presenti sulla terra e avranno bisogno di acqua e cibo; cosa che difficilmente potrà essere garantita, visti gli sviluppi del mutamento climatico.

DA “LA REPUBBLICA”

A cura di M.B.