Galileo. Le opere e i giorni di una mente inquieta

Galileo. Le opere e i giorni di una mente inquieta

Di Enrico Bellone

Edito da Le Scienze

Presentazione

Nella cultura diffusa, esistono diverse immagini di Galileo. La più nota è quella secondo la quale egli fu il padre del metodo sperimentale: eppure, prima di Galileo, generazioni di astronomi o di anatomisti avevano fatto buon uso di un sapere fondato proprio sulla sperimentazione. Una seconda immagine ci invita a vedere un galileo che contribuisce alla nascita della scienza moderna non sulla base di esperimenti che sarebbero stati irrealizzabili nella prima metà del Seicento, ma sulla base di una filosofia che raffigurava un mondo scritto in linguaggio matematico: eppure, prima di Galileo, moltissimi intellettuali si erano ispirati a Platone senza tuttavia scoprire le nuove leggi della meccanica o i primi satelliti di Giove. Queste due immagini sono troppo unilaterali. Vero è che prima di Galileo la conoscenza scientifica era spesso ancorata all’esperienza e alla misura, ma è anche vero che Galileo seppe trovare rapporti originali tra osservazione e teoria. Vero è che certi esperimenti galileiani, pur apparendoci semplici, sono difficili da realizzare con le tecniche del Seicento, ma è altrettanto vero che lo scienziato pisano era un eccellente uomo di laboratorio il quale sapeva, di volta in volta, superare le difficoltà pratiche con accorgimenti la cui genialità non finisce di stupirci. Si tratta, allora, di rileggere l’opera galileiana senza eccedere nel privilegiarne la componente sperimentale a scapito di quella teorica, e senza dimenticare che la struttura della teoria di Galileo era meno potente di quanto spesso si immagina.

Molte nature

Molte nature

Saggio sull’evoluzione culturale

Di Enrico Bellone

Edito da Raffaello Cortina Editore

Presentazione

Che cosa intendiamo parlando di evoluzione della cultura? Le risposte tradizionali muovono dal presupposto che l’uomo abbia una mente immateriale dove albergano idee altrettanto immateriali. Queste si svilupperebbero grazie al mondo spirituale di Homo sapiens, un essere radicalmente diverso dagli altri viventi poiché lui solo cercherebbe la verità e sarebbe misura di tutte le cose.

Qui si suggerisce però un’immagine differente: si rifiuta il “mentalismo”, ricorrendo a una rete di relazioni tra discipline diverse: evoluzionismo e neuroscienze, concezione naturalistica della conoscenza e sviluppo dei generi letterari e delle arti figurative, basi biologiche della matematica e “linguaggi” degli animali. Cadono non pochi miti: la scienza odierna non è più figlia di una rivoluzione meramente scientifica avvenuta nel Seicento, la crescita della conoscenza coinvolge insieme arte e scienza, le nostre immagini della natura non evolvono secondo un progetto predefinito. Infine, tutti gli organismi viventi cercano di adattarsi alle loro nicchie e quindi molte sono le nature percepite. Perché solo la nostra dovrebbe essere quella vera?

Enrico Bellone, storico della scienza, dirige le riviste Le Scienze e Mente&Cervello. Nel 2008 ha ricevuto, con George Lakoff, il premio Preti per i rapporti tra scienza e cultura. Tra le sue molte pubblicazioni, Il mondo di carta (Milano 1976), La stella nuova (Torino 2003), L’origine delle teorie (Torino 2006).