Cultura Scientifica

 LA SCIENZA DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI PLANETARI

Qualsiasi forma di vita biologica, compresa quella umana, si è adattata all’esistenza entro limiti biologici piuttosto ristretti; ciò vale in particolare per i limiti di temperatura. I cambiamenti di clima, e perfino le piccole variazioni di temperatura, possono quindi avere sull’uomo e sulla società ripercussioni importanti, alterando le condizioni necessarie per la produzione alimentare ed esercitando un’influenza diretta sul benessere dell’uomo e sugli agi che egli richiede. Il ciclo idrologico, mediante processi di evaporazione e precipitazione, opera un continuo riciclo delle risorse di acqua del pianeta, che interessa sia l’atmosfera terrestre sia gli oceani, il suolo e la vegetazione. Nel corso di questo processo di riciclo, forze gigantesche si raccolgono e si disperdono, si spostano e si consolidano, dando origine al clima planetario, con le conseguenti variazioni continue delle condizioni meteorologiche. Malgrado la quantità enorme di energia che interviene in questi fenomeni, il loro equilibrio è spesso così precario che a perturbarlo bastano forze relativamente piccole. L’uomo conosce veramente troppo poco le leggi che presiedono al sistema climatico.

Umberto Colombo – Dennis Gabor(1)

1) Guida del gruppo di lavoro per l’elaborazione del rapporto Oltre l’età dello spreco, Mondadori, 1976.

IL TEMPO DELL’EVOLUZIONE

Darwin così sottolineava la difficoltà a concepire l’evoluzione e i mutamenti delle specie:

Però la causa fondamentale della nostra spontanea ripugnanza ad ammettere che una specie abbia generato un’altra specie distinta deriva dal fatto che siamo sempre lenti nel riconoscere qualsiasi cambiamento del quale non vediamo i gradi intermedi. E la stessa difficoltà con la quale si sono scontrati tanti geologi quando Lyell ha affermato per la prima volta che le rupi dell’entroterra e le grandi vallate si sono formate in seguito alla lenta azione delle ondate sulle coste. L’intelletto non riesce ad afferrare bene un valore come cento milioni di anni; non riesce a sommare e a concepire tutti gli effetti conseguenti a molto leggere variazioni accumulate nel corso di un numero pressoché infinito di generazioni.

Charles Darwin (2)

2) Da “L’origine delle specie

I CONDIZIONAMENTI VITALI

I condizionamenti legati alla biodiversità

Noi esseri umani per la nostra sopravvivenza abbiamo bisogno (ancora) di una varietà di altre forme di vita di una certa parte dei 10 milioni di specie o più con cui condividiamo la Terra. Oggi la nostra dipendenza da queste comunità di esseri viventi è in qualche modo diversa da quella dei nostri antenati […] ma non è meno completa. Come tutti gli organismi, dobbiamo scambiare con l’ambiente materiali ed energia e quindi siamo noi stessi elementi degli ecosistemi – cioè delle comunità di specie e degli ambienti fisici con cui queste interagiscono. Respiriamo l’ossigeno che è stato aggiunto all’atmosfera terrestre dall’attività fotosintetica di una moltitudine di piante e di microrganismi, passati e presenti. Beviamo l’acqua messa in circolazione e purificata da un ciclo che dipende dalla capacità delle piante di estrarla sotto la superficie terrestre e liberarla nell’atmosfera e di ancorare il suolo che sta tra i flussi d’acqua superficiali e quelli sotterranei. Viviamo in alcuni climi resi stabili da questo ecosistema naturale, una stabilità essenziale per la riuscita dell’agricoltura. Mangiamo cibi derivati direttamente da numerose specie in natura o prodotti da un sottoinsieme di queste specie che sono state addomesticate – e tutte queste per vivere dipendono esse stesse da altre specie. Ecco perché la diversità di altre forme di vita – spesso chiamata biodiversità – è un fattore cruciale per la sopravvivenza e il futuro dell’umanità e perché il suo attuale declino su scala globale è così preoccupante.

Paul Ehrlich (3)

3) Da “Le nature umane”

Polipetti contro le onde dell’oceano

“E’ impossibile osservare queste onde (dell’oceano…) senza sentirsi convinti che un’isola, anche se costruita di rocce durissime, quali il porfido, il granito o il quarzo, finirebbe col cedere e con l’essere demolita da tali forze irresistibili. Eppure queste isolette coralline basse e insignificanti, resistono vittoriose; perché un’altra forza antagonista interviene nella lotta: le forze organiche separano a uno a uno gli atomi di carbonato di calcio dagli spumeggianti frangenti e li fissano in  una struttura ordinata. Strappi pure l’uragano i suoi mille frammenti, ma cosa potrà fare contro la somma di lavoro compiuto da miriadi di architetti all’opera notte e giorno, mese dopo mese? E così noi vediamo il corpo molle e gelatinoso di un polipo vincere, grazie alla leggi della vita, la grande forza meccanica delle onde di un oceano, contro il quale né l’arte dell’uomo, né le opere inanimate della natura potrebbero resistere con successo”.

“Sono contento di avere visitato gli atolli: sono certamente tra le meraviglie di questo mondo. Il capitano FitzRoy a soli duemila metri dalle rive con una sonda lunga duemiladuecento metri non toccò il fondo; sicché quest’isola è un’alta montagna sottomarina con pendici ancora più ripide di quelle del più scosceso cono vulcanico. La sommità a forma di catino ha quasi diciotto chilometri di raggio e ogni atomo di questa grande massa – e si badi bene che quest’isola è piccola a confronto di molti altri atolli – , dalla particella più minuta sino al frammento di roccia più grosso, porta l’evidente marchio della lavorazione da parte di organismi viventi. Noi ci meravigliamo quando i viaggiatori ci narrano delle gigantesche dimensioni delle piramidi e di altre rovine, ma le più grandi fra di esse sono proprio insignificanti a paragone delle montagne pietrose accumulate dall’attività di tanti minutissimi e delicati animali ! Questa meraviglia però non colpisce subito gli occhi del corpo, ma solo gli occhi della mente e dopo una matura riflessione”.

Darwin  (da Viaggio di un naturalista intorno al mondo .Cap.XIX)

SARA’ TROPPO TARDI?

Quando diverrà evidente la necessità di creare una coscienza di specie e una cittadinanza planetaria per tutti gli esseri umani senza distinzione, sarà troppo tardi?..La specie umana ha bisogno di ritrovare una prospettiva evoluzionistica profonda, uno sfondamento all’indietro che cambi radicalmente la percezione del futuro mettendo seriamente in discussione alcuni presupposti antropocentrici e progressionisti sopravvissuti alla rivoluzione darwiniana”.

Telmo Pievani (Homo sapiens e altre catastrofi. Pag 27. Universale Meltemi )

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