Mutamento climatico

La prima e più autorevole testimonianza ci viene dall’International Panel on Climatic Change (IPCC) delle Nazioni Unite, organismo intergovernativo in cui lavorano scienziati di tutto il mondo:

“La questione non è se in futuro il clima continuerà a cambiare a causa delle attività antropiche, ma, piuttosto, quanto (entità della variazione), dove (regolarità regionali) e quando (tasso di variazione) cambierà. È evidente anche che i cambiamenti climatici in molte parti del mondo, influenzeranno negativamente settori socioeconomici quali le risorse idriche, l’agricoltura, l’industria della pesca, gli insediamenti umani, i sistemi ecologici (in particolare le barriere coralline), la salute umana (in particolare le malattie trasmesse da insetti). In effetti, il terzo rapporto valutativo dell’IPCC ha concluso che gran parte della popolazione sarà danneggiata dal cambiamento climatico”.

Ecosistema planetario in profonda crisi

Una grande testimonianza: Laudato si’, di papa Francesco

    23. Il clima è un bene comune, di tutti e per tutti. Esso, a livello globale, è un   sistema  complesso in relazione con molte condizioni essenziali per la vita umana. Esiste un consenso scientifico molto consistente che indica che siamo in presenza di un preoccupante riscaldamento del sistema climatico. Negli ultimi decenni, tale riscaldamento è stato accompagnato dal costante innalzamento del livello del mare, e inoltre è difficile non metterlo in relazione con l’aumento degli eventi meteorologici estremi, a prescindere dal fatto che non si possa attribuire una causa scientificamente determinabile ad ogni fenomeno particolare. L’umanità è chiamata a prendere coscienza della necessità di cambiamenti di stili di vita,di produzione e di consumo, per combattere questo riscaldamento o, almeno, le cause umane che lo producono o lo accentuano. E’ vero che ci sono altri fattori (quali il vulcanismo, le variazioni dell’orbita e dell’asse terrestre, il ciclo solare), ma numerosi studi scientifici indicano che la maggior parte del riscaldamento globale degli ultimi decenni è dovuta alla grande concentrazione di gas serra (anidride carbonica, metano, ossido di azoto ed altri) emessi soprattutto a causa dell’attività umana. La loro concentrazione nell’atmosfera impedisce che il calore dei raggi solari riflessi dalla terra si disperda nello spazio. Ciò viene potenziato specialmente dal modello di sviluppo basato sull’uso intensivo di combustibili fossili, che sta al centro del sistema energetico mondiale. Ha inciso anche l’aumento della pratica del cambiamento d’uso del suolo, principalmente la deforestazione per finalità agricola.

 

  1. A sua volta, il riscaldamento ha effetti sul ciclo del carbonio. Crea un circolo vizioso che aggrava ancora di più la situazione e che inciderà sulla disponibilità di risorse essenziali come l’acqua potabile, l’energia e la produzione agricola delle zone più calde, e provocherà l’estinzione di parte della biodiversità del pianeta. Lo scioglimento dei ghiacci polari e di quelli d’alta quota minaccia la fuoriuscita ad alto rischio di gas metano, e la decomposizione della materia organica congelata potrebbe accentuare ancora di più l’emissione di anidride carbonica. A sua volta, la perdita di foreste tropicali peggiora le cose, giacché esse aiutano a mitigare il cambiamento climatico. L’inquinamento prodotto dall’anidride carbonica aumenta l’acidità degli oceani e compromette la catena alimentare marina. Se la tendenza attuale continua, questo secolo potrebbe essere testimone di cambiamenti climatici inauditi e di una distruzione senza precedenti degli ecosistemi, con gravi conseguenze per tutti noi. L’innalzamento del livello del mare, ad esempio, può creare situazioni di estrema gravità se si tiene conto che un quarto della popolazione mondiale vive in riva al mare o molto vicino ad esso, e la maggior parte delle megalopoli sono situate in zone costiere.
  2.  I cambiamenti climatici sono un problema globale con gravi implicazioni ambientali, sociali, economiche, distributive e politiche, e costituiscono una delle principali sfide attuali per l’umanità. Gli impatti più pesanti probabilmente ricadranno nei prossimi decenni sui Paesi in via di sviluppo. Molti poveri vivono in luoghi particolarmente colpiti da fenomeni connessi al riscaldamento, e i loro mezzi di sostentamento dipendono fortemente dalle riserve naturali e dai cosiddetti servizi dell’ecosistema,come l’agricoltura, la pesca e le risorse forestali. Non hanno altre disponibilità economiche e altre risorse che permettano loro di adattarsi agli impatti climatici o di far fronte a situazioni catastrofiche, e hanno poco accesso a servizi sociali e di tutela. Per esempio, i cambiamenti climatici danno origine a migrazioni di animali e vegetali che non sempre possono adattarsi, e questo a sua volta intacca le risorse produttive dei più poveri, i quali pure si vedono obbligati a migrare con grande incertezza sul futuro della loro vita e dei loro figli. E’ tragico l’aumento dei migranti che fuggono la miseria aggravata dal degrado ambientale, i quali non sono riconosciuti come rifugiati nelle convenzioni internazionali e portano il peso della propria vita abbandonata senza alcuna tutela normativa. Purtroppo c’è una generale indifferenza di fronte a queste tragedie, che accadono tuttora in diverse parti del mondo. La mancanza di reazioni di fronte a questi drammi dei nostri fratelli e sorelle è un segno della perdita di quel senso di responsabilità per i nostri simili su cui si fonda ogni società civile.

Rapporto Stern

(-Stern (Presidente della Grantham Research Institute on Climate Change and the Environment, presso la London School of Economics; dal 2000 al 2007 Cheif economist e senior president della Banca Mondiale; Dal 2003 al 2007 consulente del primo ministro inglese. Nel 2006 ha ricevuto l’incarico del governo laburista di un’ampia indagine sugli effetti economici dei cambiamenti climatici, nota come Rapporto Stern)

“Le prime cose a colpirmi sono state le dimensioni del rischio e gli effetti potenzialmente devastanti per la vita delle persone in ogni parte del mondo: stavamo giocando d’azzardo con il nostro pianeta…Tanto per essere chiari: i rischi che corriamo sono di dimensioni tali da causare non solo distruzioni e sofferenze, ma anche migrazioni di massa e quindi conflitti su scala globale. Siamo tutti coinvolti, poveri e ricchi”.

”Dobbiamo trovare unità non solo sugli obiettivi, ma anche sui dettagli del piano d’azione; la tabella di marcia è veramente stretta e rispettarla non sarà facile, ma il successo dell’iniziativa è vitale per il futuro della Terra”.

“Dobbiamo saper guardare alle questioni dello sviluppo economico e dei cambiamenti climatici come a un problema solo”.

UNA TRASFORMAZIONE SILENZIOSA IN UN QUADRO SISTEMICO

La “ragione” occidentale, imbarcata com’è nelle sue proprie scelte, del Soggetto, dell’azione e innanzitutto dell’invisibile metafisicamente promosso a intellegibile, appare di colpo sorpresa, e come ingenuamente in difetto, davanti ai grandi richiami all’ordine della natura. Non è di questo tipo – tema del giorno – il riscaldamento climatico? Ora, che cos’è il riscaldamento climatico se non anch’esso, per eccellenza, tipicamente, una “trasformazione silenziosa”? Siccome non abbiamo saputo prestare sufficiente attenzione a quel discreto delle influenze, che si opera per gradi, ecco che all’improvviso ci arriva, anch’esso, e stavolta collettivamente, dritto in faccia. O, piuttosto, è perché non disponevamo a sufficienza di categorie ad hoc per pensarlo che non abbiamo saputo prestarvi finora maggiore attenzione. In effetti, dato che un riscaldamento del genere si produce in modo infinitesimale, col passare dei giorni e dei secondi, e dipende da una correlazione indefinita di fattori, e non può nemmeno essere distinto come un fenomeno a parte e riguarda “tutto” sulla terra, non vediamo la terra riscaldarsi più di quanto non si vedano i fiumi scavare il loro letto, i ghiacciai sciogliersi o il mare erodere la riva; eppure è proprio questo che abbiamo costantemente sotto gli occhi: eccolo lì che forma, usura, leviga tutte le pieghe del rilievo e disegna davanti a noi, giorno dopo giorno, il paesaggio. E infatti tornando più tardi in quei luoghi constatiamo che i ghiacciai si sono sciolti da qui a là e che il deserto continua silenziosamente ad avanzare.

Francois Jullien

 

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